Sostenibilità

Elettrosmog: da oggi basta con antenna selvaggia

Firmato protocollo Ministero Comunicazioni, Anci e operatori telefonia

di Redazione

Il ministero delle Comunicazioni e l’Anci, l’associazione dei comuni d’Italia, hanno firmato oggi un protocollo d’intesa per disciplinare l’installazione, il monitoraggio, il controllo e la razionalizzazione degli impianti di stazioni radio base. Il documento, che contiene come parte integrante un protocollo tipo di accordo tra Comune e gestori, e’ stato sottoscritto anche dagli amministratori delegati di Tim, Vodafone, Wind e 3. In sintesi, i gestori si impegnano a concertare con i comuni i piani di sviluppo delle reti e a riqualificare gli impianti di maggior impatto ambientale. I comuni, dal canto loro, si impegnano a rispondere sollecitamente alle richieste di autorizzazione dei gestori e a mettere a disposizione, dove possibile, aree e immobili pubblici per l’installazione degli impianti ”al fine di favorirne la migliore collocazione sul territorio comunale, con particolare riferimento ala minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, nel rispetto dei valori stabiliti dalla legge”. Quanto al ministero delle Comunicazioni, si impegna a supportare iniziative di informazione al cittadino, rendendo tra l’altro disponibili tutti i risultati della rete di monitoraggio nazionale. L’Anci, infine, si impegna a dare diffusione del protocollo ai Comuni e a costituire un gruppo di supporto tecnico agli amministratori locali. ”Il protocollo – ha commentato il ministro per le Comunicazioni, Maurizio Gasparri – segna la volonta’ di collaborazione tra ministero, Anci e operatori della telefonia. L’Italia ha una normativa che consente il piu’ basso livello di emissioni elettromagnetiche, delle antenne tv e di quelle telefoniche, pari a 6 v/m. Francia, Germania e Gran Bretagna, per fare un paragone, contengono 60 v/m e non ritengono quel livello pericoloso per la salute. Noi abbiamo dunque un livello che e’ un decimo di quello del resto d’Europa e lo confermiamo. Dopo varie contese, provvedimenti e decreti abbiamo varato un Codice delle comunicazioni elettroniche che impone procedure corrette e tempestive ma soprattutto informazione, collaborazione tra autorita’ nazionale, enti locali e gli operatori telefonici, che hanno ovviamente interesse a che la telefonia mobile funzioni”. Piu’ in dettaglio, il documento prevede, tra gli impegni dei gestori, quello di fornire ai comuni la mappa dei siti operativi e il programma di sviluppo della rete del servizio di telefonia mobile; devono poi concertare con i comuni programmi adeguati di sviluppo della rete nel rispetto dei livelli di esposizione della popolazione e adottando gli accorgimenti volti a limitare l’impatto delle stazioni radio base. Inoltre devono individuare, anche su indicazione dei comuni, gli impianti esistenti piu’ ‘impattanti’ che necessitano di essere riqualificati mediante sostituzione con impianti meno impattanti o con la rilocalizzazione dei siti alternativi corrispondenti. Infine, si impegnano a verificare la possibilita’ con gli altri gestori, dove tecnicamente realizzabile, di condividere i siti. I comuni, invece, oltre a esaurire i procedimenti per il rilancio delle autorizzazioni per l’installazione di strutture di comunicazioni elettroniche, devono verificare, congiuntamente ai gestori – qualora emerga l’impossibilita’ di utilizzare i siti indicati dal programma di sviluppo della rete – le alternative di localizzazione. Si impegnano, infine, a mettere a disposizione, ove possibile, aree e immobili pubblici per l’installazione degli impianti. ”Finalmente – ha commentato Giancarlo D’Alessandro, assessore alle politiche dei lavori pubblici del Comune di Roma – il ministero delle Comunicazioni ha capito che la linea da seguire non era quella del decreto legislativo 198 bensi’ quella della concertazione con i comuni e sembra che la lezione l’abbiano capita anche i gestori, che prendono impegni importanti; la strada intrapresa gia’ un anno e mezzo fa dal comune di Roma, interrotta dal decreto legislativo 198 che prevedeva che l’installazione delle stazioni radio base fosse libera da qualunque vincolo autorizzatorio, era quella giusta: i cittadini vogliono essere garantiti e rassicurati. Sono soddisfatto e grato all’Anci di aver portato avanti fino in fondo quella linea”. ”Questo tema – ha detto dopo la firma del protocollo il ministro Gasparri – spesso suscita preoccupazioni ma va correttamente gestito. Vogliamo, con reti di monitoraggio che abbiamo gia’ realizzato, dare informazioni ai cittadini, attraverso centraline, sul livello di elettromagnetismo nelle varie zone. Tutti controlliamo sempre se c’e’ campo o meno: il campo c’e’ se ci sono le antenne e le reti. Il tema spesso esplode sul territorio con emotivita’ ma ci vuole una informazione compiuta. In materia ci sono state diverse sentenze ma alcune hanno ribadito che i limiti per la sicurezza in campo di elettromagnetismo sono di competenza nazionale e quindi che Regioni e enti locali non potevano assumere provvedimenti in merito. Gli enti locali non possono decidere livelli diversi da quelli decisi a livelli nazionali. I risultati dei monitoraggi – ha proseguito il ministro – sono rassicuranti: sono rarissimi, quasi inesistenti i casi di sforamento dei 6 v/m. Insomma, cerchiamo di governare il problema rassicurando i cittadini con norme che sono le piu’ garantiste in Europa. Tutti si arrabbiano se sul telefonino non vedono le ‘tacche’ e se non si parla si arrabbiano: ma ci vogliono le antenne per parlare. Preoccupazioni e fobie vanno governate, a meno che uno non decide di fare a meno di questi servizi, ma nessuno lo propone, nemmeno chi protesta; chi protesta generalmente ha in tasca un telefonino. Gli impianti devono, comunque, stare dove la gente deve parlare: piu’ sono limitrofi e piu’ si abbassa il livello di emissione, al contrario sono piu’ potenti ”.


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