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Egitto, un’applicazione per non sparire nel nulla dopo l’arresto

La commissione egiziana sui diritti e le libertà, Ecrf, rilascia l'applicazione "I Protect". Lo strumento permette agli utenti che stanno per essere arrestati di inserire un codice sulla tastiera del telefono e inviare 3 messaggi di testo e una mail con le coordinate della loro posizione agli uffici dell’Ecrf. «Questo potrebbe essere un modo di monitorare l’operato delle forze di sicurezza e costringerle a seguire i protocolli e ridurre così i rischi di sparizione forzata», dice Mohammed Lotfy, direttore esecutivo del Ecrf. In Egitto giornalisti, attivisti e studenti sono le vittime più comuni

di Anna Spena

Nei primi otto mesi del 2015 in Egitto sono scomparse 1250. A denunciarlo è stata la commissione egiziana sui diritti e le libertà, Ecrf. Scomparire così “nel nulla” dopo essere stati prelevati delle forze di sicurezza egiziane non è qualcosa che esiste solo nei film. Lo testimonia anche la tragedia di Giulio Regeni.

Non a caso attivisti, giornalisti e studenti sono tra le vittime più comuni. Un rapporto di Amnesty International (luglio 2016) ha denunciato di come tra gli socmparsi ci siano anche bambini di 14 anni che «spariscono nelle mani dello Stato senza lasciare traccia». È la stessa commissione a lanciare un’applicazione per smartphone “I Protect” – per ora disponibile sui dispositivi android.

L’applicazione (la cui schermata sembra una calcolatrice), permette agli utenti – che sentono di essere in pericolo – di inserire un codice sulla tastiera e I Protect invierà automaticamente tre messaggi di testo e una mail con le coordinate della posizione alla uffici dell’Ecrf. Il gruppo spera così di riuscire ad intervenire nelle prime 24 ore dopo l’arresto: una volte trasferiti nelle strutture più grandi le vittime sono introvabili.

«Essere in grado di parlare o intercedere per la vittima arrestata», spiega Mohammed Lotfy, direttore esecutivo del Ecrf, «è possibile, ed è legale, solo entro le prime 24 ore. La consapevolezza che quella persona è stata arrestata fa in modo che non venga messa in isolamento e riduce i rischi delle sparizione forzata o di essere sottoposti a maltrattamenti. I Protect potrebbe essere un modo di monitorare l’operato delle forze di sicurezza e costringerle a seguire i protocolli. Tuttavia, non rappresenta una soluzione a un problema che lo stato egiziano rifiuta di riconoscere».

Lo sviluppatore dell’applicazione ha scelto di rimanere anonimo. E ha spiegato che l’interfaccia dell’applicazione è stata progettata per evitare che le forze dell’ordine la riconoscano. «Dopo aver inserito tutti i dati», spiega lo sviluppatore, «l’applicazione si trasforma in una calcolatrice ed è solo l’utente che può convertire – attraverso una parola chiave – la calcolatrice in un’applicazione».

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