Welfare

Egitto: Amnesty, stop alle torture sistematiche

Chiunque sia posto in stato di detenzione in Egitto è a rischio di tortura, ha denunciato oggi Amnesty International lanciando un proprio rapporto

di Redazione

Le prove raccolte negli anni da Amnesty International mostrano come la tortura ? nonostante sia vietata dalle leggi nazionali e dal diritto internazionale ? resti diffusa e sistematica nel paese. Il rapporto presenta denunce di torture o maltrattamenti provenienti da tutti i settori della società e riguardanti bambini, donne, attivisti politici, persone arrestate nell?ambito di indagini penali o trattenute senza essere accusate di uno specifico reato. Alcune vittime di tortura sono particolarmente vulnerabili, come i rifugiati e le persone detenute a causa dell?orientamento sessuale. Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, un organismo di esperti indipendenti, durante la sua 29a sessione in corso oggi e domani a Ginevra, esaminerà il rapporto periodico del governo egiziano. Ad ottobre il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani, un altro organismo di esperti indipendenti, aveva analizzato l?osservanza, da parte dell?Egitto, degli obblighi stabiliti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Il Comitato aveva notato con preoccupazione ?la persistenza di trattamenti crudeli, inumani e degradanti ad opera degli organi dello Stato incaricati dell?applicazione della legge e in particolare dei servizi di sicurezza, il cui ricorso a tali pratiche sembra essere sistematico?. Amnesty International continua a ricevere numerose denunce di tortura da persone accusate di far parte di organizzazioni politiche, compresi da un lato gli organismi non governativi e dall?altro i gruppi armati. Nella stragrande maggioranza dei casi le torture hanno avuto luogo mentre i detenuti si trovavano negli uffici dei Servizi per la sicurezza dello stato, senza poter comunicare con familiari o avvocati. Nei mesi di aprile e maggio 2002, centinaia di persone sono state arrestate per la loro presunta appartenenza al Partito della liberazione islamica, che è al bando in Egitto. Molte di esse sono state trattenute per settimane, senza poter comunicare con familiari o avvocati. Amnesty International ha appreso che alcune di esse sono state sottoposte a scariche elettriche e ad altre forme di tortura o maltrattamento. ?Le garanzie esistenti nei confronti dei detenuti sono insufficienti, vengono spesso violate e sono calpestate dalla legislazione di emergenza e dalla Legge 97 del 1992 sulla lotta al terrorismo. In pratica, non proteggono i detenuti da gravi violazioni dei diritti umani? – ha osservato Amnesty International. Tra i metodi più comuni di tortura vi sono le scariche elettriche, i pestaggi e le sospensioni per i polsi o le caviglie in posizione contorta ad una spranga orizzontale. Le vittime riferiscono dell?impiego di una varietà di attrezzature, tra cui i dispositivi elettrici, le fruste e gli strumenti usati per la falaka (percosse sulle piante dei piedi). In recenti processi a carico di agenti di polizia, sono state presentate in tribunale prove medico-legali che i segni trovati sui corpi di detenuti morti mentre erano nelle mani della polizia, erano compatibili con le tracce lasciate da scariche elettriche e da altre forme di tortura. Nonostante l?esistenza di prove schiaccianti sulla diffusione e la sistematicità della tortura e dei maltrattamenti, le autorità egiziane ammettono solo ?casi occasionali di abuso dei diritti umani?. I processi relativi a denunce di tortura sono quasi sempre limitati a casi di criminalità comune in cui la vittima è deceduta. Nella maggior parte dei casi i responsabili non vengono portati di fronte alla giustizia, poiché le autorità non conducono indagini immediate, esaurienti ed imparziali. Umm Hashim Abu al-?Izz, una giovane attrice, è stata arrestata l?8 febbraio 2002 al Cairo dopo che la polizia aveva fermato il taxi sul quale viaggiava e l?aveva trovata sprovvista di documenti. Insieme all?autista e ad un altro passeggero, è stata portata alla stazione di polizia di Agouza. È stata presa a calci e pugni e, quando ha protestato per gli insulti di un poliziotto, è stata percossa brutalmente a colpi di cintura sul viso e su altre parti del corpo. In seguito ha sporto denuncia per tortura. È stata interrogata solo tre settimane dopo, quando i lividi sul suo corpo avevano iniziato a sparire. Non le è mai stato permesso di ricorrere ad un consulto medico legale. ?Ciò che mi è successo è qualcosa che non avrei mai potuto immaginare? ? ha raccontato ad Amnesty International. L?esperienza di Umm Hashim Abu al-?Izz non è eccezionale. Nell?ultimo decennio le autorità egiziane non hanno intrapreso azioni adeguate su centinaia o migliaia di casi di tortura. Di solito, dopo aver sporto denuncia, le vittime e i loro parenti ed avvocati rimangono in attesa di sviluppi per settimane, mesi o, in molti casi, per anni. Quando le indagini vengono aperte, possono andare avanti per anni e raramente terminano con un processo. Sebbene il numero di decessi in custodia resti drammaticamente elevato, solo pochi agenti di polizia sono stati imprigionati in relazione a tali episodi. ?Il governo egiziano deve agire in maniera decisiva per porre fine alla tortura, mediante l?adozione delle misure pratiche e legali necessarie ad assicurare l?effettiva attuazione di tutte le norme dei trattati sui diritti umani, soprattutto del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione contro la tortura? – ha affermato Amnesty International. In particolare, Amnesty International chiede alle autorità egiziane di avviare indagini tempestive, esaurienti ed imparziali su tutte le denunce di tortura; assicurare che tutti i responsabili di casi di tortura o maltrattamenti siano sottoposti a giustizia; abolire la detenzione senza contatti con familiari o avvocati; rafforzare le garanzie per le persone in stato di detenzione; risarcire e riabilitare le vittime di tortura; assicurare che sia le leggi che le pratiche siano pienamente conformi agli obblighi internazionali assunti dall?Egitto in materia di diritti umani.


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