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Efficientamento energetico, l’emendamento non risolve il problema

Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, valuta «inadeguata la soluzione individuata dal Governo». Un Fondo da 100 milioni anziché lo sconto in fattura non dà garanzie sul quanto e quanto sarà possibile avere un contributo: condizioni complicate se non impossibili per la maggior parte del Terzo settore

di Redazione

Sforzo apprezzabile, ma risultato inadeguato. Così il Forum Terzo settore valuta l’emendamento da 100 milioni del Governo per coprire – per il 2025 – la prosecuzione del Superbonus per le ristrutturazioni edilizie che migliorino dal punto di vista sismico e dell’efficientamento energetico le strutture di enti del Terzo settore e onlus: una misura che a fine 2023 il Governo aveva assicurato per tutto il 2025 e su cui invece il ministro Giorgetti aveva sorprendentemente fatto retromarcia a marzo, cambiando le carte in tavola. «Pur riconoscendo e apprezzando l’impegno a ricomprendere il Terzo settore tra i soggetti che potranno continuare a beneficiare del Superbonus, riteniamo inadeguata la soluzione individuata dal Governo. Ci spiace molto dover prevedere che d’ora in avanti molte organizzazioni saranno costrette a rinunciare a interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico, o a dover scegliere tra questi e altri importanti investimenti per la crescita delle proprie attività sociali, di interesse collettivo», afferma Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. 

Ci spiace molto dover prevedere che molte organizzazioni saranno costrette a rinunciare a interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico

Vanessa Pallucchi

L’emendamento presentato al Senato non contiene, come il Forum ha più volte chiesto, la prosecuzione della misura dello sconto in fattura o della cessione del credito «ma prevede l’istituzione di un Fondo di 100 milioni di euro per consentire agli enti di Terzo Settore e onlus di ricevere un contributo a fronte delle spese sostenute: questo vuol dire innanzitutto che le risorse andranno anticipate dagli enti, senza sapere con precisione quando e in quale percentuale sul totale speso riceveranno il contributo dello Stato», spiega Pallucchi. A queste condizioni risulta quindi «complicato se non impossibile» per la gran parte del Terzo settore, composto da realtà piccole e piccolissime, pensare ad interventi di riqualificazione di tale entitià. «Secondariamente, aver fissato un tetto a 100 milioni premierà quei soggetti che prima di altri faranno domanda, magari perché più strutturati e dotati di maggiori competenze amministrative. A nostro avviso la misura del Superbonus dovrebbe essere il più possibile aperta e resa agevole per il Terzo settore, che opera per il benessere di persone, comunità e ambiente, senza l’obiettivo del profitto» conclude Pallucchi.


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