Salute

Effetto lockdown: impennata di anoressia e bulimia

Tra gli adolescenti italiani crescono i disturbi alimentari. L’allarme di Never give up onlus per questo effetto collaterale della crisi da Coronavirus e isolamento sociale. «Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto dieci volte il numero di richieste d’aiuto rispetto ad altri periodi», rivela il direttore scientifico Stefania Sinesi

di Antonietta Nembri

Durante il primo lockdown della scorsa primavera gli italiani non si sono solo scoperti cuochi, pasticceri e panificatori, molti genitori hanno invece fatto un’altra scoperta: i disturbi alimentari dei propri figli, in particolare delle adolescenti. Chiusi in casa a lavorare a lanciare l’allarme sono stati in particolare i padri, come rivela Stefania Sinesi, psicologa e psicoterapeutica, direttore scientifico di Never Give Up onlus, una realtà che riunisce un gruppo di professionisti che opera in centri di eccellenza italiani e internazionali nel campo della prevenzione, del trattamento e della ricerca sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione per aiutare bambini, adolescenti e giovani a chiedere aiuto in tempo.
«Anoressia e bulimia sono solo la punta dell’iceberg di un disagio più profondo. Il nostro impegno è quello di rompere il silenzio che circonda queste tematiche, superando le barriere psicologiche che portano i ragazzi a chiudersi in se stessi. Attraverso il nostro servizio di help-mail (sos@never-give-up.it ) abbiamo un contatto diretto e in tempo reale con la situazione di crescente malessere piscologico causata dall’emergenza Coronavirus. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto dieci volte il numero di richieste d’aiuto rispetto ad altri periodi, in particolare da parte di genitori che si erano accorti di un disagio nei comportamenti alimentari dei loro figli» spiega Sinesi: «un segnale chiarissimo di quanto il Coronavirus non rappresenti solo una minaccia per la salute fisica ma abbia avuto, e continui ad avere, un impatto a volte drammatico anche sulla salute mentale, in particolare degli adolescenti».

È un grido d’allarme quello che arriva dalla direttrice scientifica della onlus che sottolinea come dopo l’exploit conseguente al primo lockdown, ora con l’Italia parzialmente riconfinata e con le scuole semi-chiuse il fenomeno si stia ripentendo «stiamo già notando un nuovo aumento delle richieste di aiuto e anche se riguardano soprattutto gli adolescenti non bisogna pensare che il problema non stia impattando sugli adulti e sui bambini più piccoli».

Nel nostro Paese sono oltre 3 milioni le persone che hanno problemi di peso, cibo e immagine corporea, il 70% di chi soffre di questi problemi è un adolescente. Ogni anno, in Italia, muoiono di anoressia e bulimia 3.240 persone, e i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione costituiscono la prima causa di morte per malattia tra i 12 e i 25 anni. Sono numeri che fanno impressione. Tuttavia, continua Sinesi «un dato positivo è che stiano arrivando richieste di aiuto: la precocità nell’affrontare il problema influenza direttamente la guarigione e i genitori hanno un ruolo importante». Una particolarità di questo periodo è che a chiamare Never Give Up sono stati soprattutto i padri, «di norma a chiamarci sono le madri, ma durante il lockdown di questa primavera molti padri a casa in smartworking hanno potuto osservare le difficoltà e il disagio emotivo vissuto in particolare dalle figlie e sono riusciti a rendersi conto che occorreva fare qualcosa».

Il confinamento domestico ha influito anche sul riacutizzarsi di situazioni che erano sotto controllo «il disagio psichiatrico o emotivo vissuto dalle persone costrette a casa ha visto in generale un aumento del 30% delle richieste di aiuto. Dal nostro punto di vista le tecnologie ci hanno aiutato perché, per esempio, abbiamo potuto fare consulti online anche via Zoom. Abbiamo ricevuto richieste d’aiuto anche da altri Paesi europei», rivela Sinesi.

I disturbi alimentari emersi in questi mesi di grande stress emotivo (ne avevamo parlato qui) sono la punta dell’iceberg. «Il fenomeno è molto sotto traccia, solo il 10% di chi soffre di questi problemi chiede aiuto. Non tutti sono consapevoli che di anoressia e bulimia si continua a morire mentre i centri che trattano questi disturbi hanno liste d’attesa pazzesche e in più per i minori di 14 anni ci sono solo due strutture in tutta Italia a fronte di un problema che è diventato sempre più precoce insorgendo tra gli 8 e i 10 anni», rivela Sinesi.

Una delle ricadute del cosiddetto emotional eating è anche il rischio obesità «sono tanti i disturbi alimentari che stanno emergendo in questo periodo in cui i ragazzi hanno visto stravolte le loro abitudini, con le scuole chiuse e le difficoltà a interagire con i pari età. Per gli adulti invece ci troviamo davanti all’eccessivo controllo sul cibo, all’eliminazione aprioristica di alcuni alimenti, ma soprattutto alla difficoltà di gestire il tempo con il frigorifero pieno. Il problema riguarda tutti, ma gli adolescenti restano i più a rischio», conclude Sinesi.

Per far fronte al crescente bisogno di supporto e trattamento psicologico per disturbi alimentari tra i giovani italiani, Never Give Up onlus ha anche attivato una raccolta fondi con i charity partner Fondazione Mediolanum Onlus e Fondazione Polli Stoppani. L’obiettivo è quello di sostenere in particolare i servizi di primo consulto gratuito per i minori e per le loro famiglie.

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