Welfare
Eduradio, a Bologna il carcere va on air
Nato durante il lockdown come programma di didattica e intrattenimento, oggi il progetto ambisce a diventare un ponte tra città e carcere
A Bologna c’è un quartiere multietnico e multiculturale che conta quasi 700 persone di cui 55% straniere e 25 etnie diverse. Un quartiere che la pandemia ha isolato ancora di più- Quel quartiere è la casa circondariale “Rocco D’Amato”, alla periferia della città, che dalla scorsa primavera è protagonista di un esperimento di comunicazione nato durante i giorni del lockdown.
Si chiama “Liberi dentro – Eduradio” ed è il progetto pilota di un’esperienza che fa da ponte tra la città e il carcere. «Vogliamo che diventi un servizio pubblico che parli alla città e al carcere», spiega Caterina Bombarda, giornalista, volontaria carceraria dell’associazione Avoc e curatrice del progetto insieme a Ignazio De Francesco, che da aprile dà voce al progetto che fa di Bologna città apripista, visto che alla fine della prima stagione del programma, verso fine giugno, volontari e operatori carcerari da altre città emiliano-romagnole hanno chiesto di entrare a far parte del collettivo Eduradio con puntate autoprodotte, poi trasmesse sul canale televisivo RTR 292. Così Eduradio si è allargata a Modena, Parma, Ferrara, Faenza e Reggio Emilia. «L’intenzione – spiega Bombarda – è di farne un progetto regionale. Speriamo di farcela e creare una rete, ma a livello tecnico non è facile».
Facciamo, però, un passo indietro. “Eduradio” comincia a trasmettere il 13 aprile 2020 su Radio Fujiko, emittente radiofonica bolognese. Nasce come programma di didattica, informazione e cultura dentro e fuori il carcere, in onda dal lunedì al venerdì per trenta minuti. Meno di un mese prima, tra il 9 e il 10 marzo, il carcere di Bologna è teatro di una rivolta, come altri istituti di pena in diverse città d’Italia, a causa della pandemia. Il bilancio, come riferirà qualche tempo dopo il garante per i Diritti delle persone private della Libertà personale del Comune di Bologna Antonio Ianniello in una relazione, è stato “pesante” con un decesso a seguito dei disordini, ma «si è davvero temuto, da più parti, che la situazione, a un certo punto, potesse andare fuori controllo». Con l’emergenza sanitaria e le misure restrittive adottate dopo le rivolte, le attività educative sono sospese e così Eduradio prova a recuperare quei momenti di formazione.
«In quel contesto – ricorda Bombarda – ci siamo chiesti in quale modo “varcare” le mura di quel quartiere cittadino, il carcere, mentre dappertutto l’emergenza imponeva la chiusura di qualsiasi luogo di incontro tra le persone e la sospensione di ogni attività “non necessaria”. Eduradio nasce “come tentativo di dare una “risposta d’emergenza” a un’emergenza che, dentro al carcere, è anche profondamente umana e sociale». Un tentativo messo in piedi da Centro per l’istruzione adulti (CPIA), Associazione volontari per il carcere (A.Vo.C), Il Poggeschi per il carcere, Associazione Zikkaron, Cappellania della Casa Circondariale ‘Rocco D’Amato’ di Bologna, il Garante comunale dei detenuti Antonio Ianniello e quello regionale Marcello Marighelli e che ha ricevuto il plauso anche di papa Francesco, il quale ha incoraggiato – come scrive in una lettera del 26 maggio scorso «i volontari, i collaboratori e tutte le realtà coinvolte nel significativo progetto, a proseguire l’apprezzata opera di prossimità e di sostegno alle persone carcerate ed ai loro familiari».
Il palinsesto di quelle prime settimane alterna le lezioni, pillole di 10 minuti che permettono agli oltre 150 detenuti iscritti ai percorsi scolastici di continuare a studiare, a rubriche di cultura araba, diritto costituzionale, letteratura dal mondo, proposte di letture, sport, teatro ed anche d’informazione sui servizi sanitari e sui percorsi accessori per favorire il ritorno in libertà dei detenuti. Da settembre, però, Eduradio fa un passo avanti: è parte di Insight, associazione di promozione sociale nata a Bologna per studi, formazione e servizi al territorio nel campo interculturale e interreligioso. Oggi al progetto partecipa anche ASP Città di Bologna, che sta lavorando insieme al Comune di Bologna e alla Regione Emilia-Romagna per dare continuità al progetto. Le trasmissioni, infatti, per ora sono previste fino al 18 aprile e in questa terza nuova stagione il palinsesto si è arricchito accogliendo anche le richieste dei detenuti. Oggi tra le rubriche ci sono anche i “Laboratori di Eduradio”, per far ripartire via tv/radio le tante attività educative che non è possibile ancora svolgere in presenza. «A fine ottobre, alla fine della seconda stagione, – racconta ancora Bombarda – abbiamo fatto un sondaggio e sono stati i detenuti a chiedere delle rubriche. Ci hanno chiesto qualcosa di diverso perché ci hanno scritto che ‘i programmi che parlano di carcere fanno venire l”ansia”».
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