Economia

Educazione finanziaria in Italia

L'anno che si sta chiudendo dimostra, ancora una volta, come il tema dell'alfabetizzazione finanziaria sia cruciale per combattere disuguaglianze e favorire uno sviluppo, personale e collettivo, pienamente sostenibile

di Marco Marcocci

Lo sanno anche loro, la maggior parte degli italiani valuta il proprio livello di cultura finanziaria inferiore a quello medio e questa è purtroppo la triste realtà che pone l’Italia negli ultimi posti delle classifiche mondiali.

L’ennesima sentenza di condanna emerge dall’Indagine sull’Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani (IACOFI), condotta dalla Banca d’Italia nel gennaio-febbraio 2020 su un campione di 2.000 adulti di età compresa tra i 18 ed i 79 anni.

L’indagine, precedentemente svolta nel 2017, rientra in un esercizio OCSE che ha definito un questionario armonizzato utilizzato da 26 paesi.

Seguendo la metodologia OCSE, l’indicatore di educazione finanziaria è la somma dei punteggi calcolati per tre aspetti: le conoscenze, che appunto migliorano; i comportamenti e le attitudini (o atteggiamenti), che invece restano sostanzialmente stabili.

In particolare, i tre cardini della ricerca riguardano:

  • conoscenze: la comprensione dei concetti di base utili per fare scelte finanziarie quali inflazione; tasso di interesse; differenza tra tasso di interesse semplice e composto; diversificazione del rischio;
  • comportamenti: la gestione delle risorse finanziarie nel breve e nel lungo termine come la fissazione di obiettivi finanziari, programmazione delle risorse da destinare a consumi, pagamenti di bollette, risparmi negli ultimi mesi.
  • attitudini: orientamento degli individui al risparmio, soprattutto di tipo precauzionale, in un’ottica di lungo periodo.

Dalla ricerca si apprende che l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani differisce nella popolazione a seconda del livello di istruzione – la variabile più rilevante – del genere, dell’età e della localizzazione geografica degli intervistati.

Così scopriamo che i laureati hanno un grado di alfabetizzazione più alto rispetto agli individui con livelli di istruzione più bassi e che l’alfabetizzazione finanziaria è più elevata tra le persone di età compresa tra i 35 e i 44 anni mentre è bassa tra gli under 35 probabilmente perché i giovani in Italia lasciano tardi la famiglia di origine.

L’alfabetizzazione degli uomini si conferma più elevata rispetto a quelle delle donne. Lo stesso è vero per i residenti nel Centro-Nord rispetto a quelli del Mezzogiorno.

Gli italiani, rispetto alle proprie conoscenze finanziarie, possono essere classificati in quattro categorie:

  • gli esclusi che nel 2020 costituivano il 21% della popolazione, la cui frequenza è maggiore nel Sud e nelle Isole, fra coloro che hanno più di 65 anni e coloro che non sono diplomati;
  • gli incompetenti (30%), la cui frequenza cresce nella fascia di età vicina al pensionamento (55-64 anni), fra i pensionati e fra coloro con un basso livello di istruzione;
  • i competenti (32%), che sono soprattutto tra i diplomati e tra i lavoratori autonomi e nelle fasce di età sotto i 45 anni.
  • gli esperti (17%), la cui frequenza aumenta fra i maschi e i laureati sono la maggior percentuale di individui che hanno acquistano prodotti finanziari negli ultimi 12 mesi.

La speranza è che nel 2021 cambi qualcosa.

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