Formazione

Educazione: esperienze da Usa e Spagna

Alla tavola rotonda Esperienze che educano si è parlato della riforma educativa di Obama e della situazione in Spagna

di Antonietta Nembri

da Rimini

«Nessun presidente ha mai messo in atto come Obama una politica più aggressiva, più disposta ad attuare le riforme. E quando si parla di riforme educative, c’è margine per un rapporto molto ampio tra sistema scolastico americano e le scuole di matrice religiosa». Sono le parole con cui si è conclusa la vivace tavola rotonda Esperienze che educano. Sono intervenuti Joshua DuBois, direttore del White House Office of Faith-Based and Neighborhood Partnership, Timothy Scully, docente di Scienze politiche alla Notre Dame University, Lucia Figar de Lacalle, consigliere dell’educazione della Comunità di Madrid. Ha introdotto José Medina, dirigente del North Cambridge Catholic High School di Boston.

«Il problema più importante del nostro governo è l’educazione e la formazione dei nostri bambini». Ha esordito DuBois, spiegando che per il presidente Obama l’educazione non è solo un problema di giustizia sociale, ma soprattutto di natura economica, perché il tasso di disoccupazione tra le persone che non hanno frequentato un college è almeno il doppio rispetto a quelli che l’hanno frequentato. Da qui la singolare iniziativa “Race to the Top” del governo degli Stati Uniti: tentativo di innalzare il livello di competizione e del raggiungimento dei risultati del sistema educativo tutto. È qui che si inserisce la “mission” dell’ufficio di DuBois: «Il presidente Obama sa che non tutto ciò che è bisogno umano rientra nel programma di governo». Tanto più negli Usa, dove è molto ampia la realtà delle associazioni di matrice religiosa che possono compiere quello che la scuola pubblica non è in grado di garantire.

Scully è intervenuto riportando dati significativi sul sistema delle scuole cattoliche negli Usa. «Quarant’anni fa cinque milioni di studenti, nei vari ordini, frequentavano scuole cattoliche; fino al 1950, il 95% degli insegnanti erano religiosi. Oggi, a livello nazionale sono state chiuse duecento scuole cattoliche cittadine e 1.500 sono state chiuse nella scorsa decade. Il 97% degli insegnanti delle scuole cattoliche oggi sono laici». È in questa realtà che 17 anni fa, alla Notre Dame University è nato il programma Ace – Alliance for Catholic Education – una summer school di due anni per giovani che vogliano essere formati alla professione docente di una scuola cattolica. Al termine del programma il Master Degree. Oggi il 70% dei giovani che negli anni sono formati è rimasto nel mondo dell’educazione come insegnante o anche come ricercatore. «È attivo anche un secondo programma Ace per la gestione di scuole pubbliche e private – aggiunge Scully – perché abbiamo capito che gran parte del problema educativo si può affrontare anche nell’aspetto della gestione».

«L’educazione in Spagna è di fronte a sfide importanti: le rilevazioni Pisa collocano la Spagna agli ultimi posti della classifica Ocse. Questo a cause delle pessime scelte compiute a livello legislativo negli ultimi vent’anni». Figar de Lacalle ha illustrato, a partire da questa difficile situazione, quale siano i margini possibili per una gestione del sistema scolastico che mette a tema la libertà di scelta delle famiglie: pubblicità dei risultati di rendimento delle scuole, sostegno all’utilizzo delle nuove tecnologie e al bilinguismo, assegno scolastico che copre fino al 50% della spesa educativa. «Non si può capire l’educazione in Spagna senza riconoscere il ruolo delle scuole cattoliche».

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