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Educazione alla cittadinanza globale: ecco perché è una responsabilità collettiva

Il 29 aprile si svolgerà a Frascati, presso l’auditorium del museo delle scuderie Aldobrandini, il Forum finale del progetto R-Educ, Regioni per l’educazione alla cittadinanza globale. «Questo evento», scrive la presidente di Concord Italia, Paola Berbeglia, «è un punto di partenza per rispondere ad un’urgenza condivisa: coltivare immaginari politici capaci di futuro, costruire alleanze tra istituzioni e società civile, rendere l’educazione uno strumento per restituire senso, giustizia e umanità alle nostre comunità»

di Paola Berbeglia

Il 29 aprile si svolgerà a Frascati, presso l’auditorium del museo delle scuderie Aldobrandini, il Forum finale del progetto R-Educ – Regioni per l’educazione alla cittadinanza globale (ecg). Il progetto ha accompagnato alla conoscenza e all’integrazione dell’ecg negli strumenti strategici e di programmazione delle Regioni e dei loro stakeholder, attraverso la definizione di modelli di coordinamento territoriale, la condivisione di buone pratiche fra territori, la formazione di decisori e funzionari pubblici, la sperimentazione di sinergie territoriali nella diffusione di strumenti e modi innovativi di attivazione e ingaggio in contesti informali.

Il Forum rappresenta l’evento finale del progetto, dove l’Emilia Romagna è il capofila di sette Regioni italiane, dell’Università di Bologna e di due enti di Terzo settore, Concord Italia (ente di secondo livello che funge da collegamento tra le ong e le organizzazioni della società civile appartenenti alle tre principali reti italiane Aoi, Cini Link2007, nonché tra individui e organizzazioni che si dedicano alle tematiche della sostenibilità ndr) e l’organizzazione umanitaria WeWorld-Gvc. R-Educ ha cercato di costruire un coordinamento fra amministrazioni e società civile per la diffusione e l’inclusione nelle politiche locali del tema dell’educazione alla cittadinanza globale. Il progetto è stato finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). E l’iniziativa è nata per sostenere lo sviluppo e il rafforzamento del concetto di “cittadinanza” come appartenenza alla comunità globale e il cambiamento in termini di consapevolezza e comportamento individuale e collettivo verso un mondo più sostenibile e giusto. Approfondendo le componenti di diritti umani, intercultura, cooperazione internazionale, pace e sostenibilità.

Sembrano termini che fino a poco tempo facevano parte della retorica, mentre ora sono quasi dei sogni visto quanto accade a Gaza, in Ucraina, in Sudan, soprattutto perché il progetto ha voluto individuare spazi normativi e finanziari per rendere concrete le traiettorie indicate in piani d’azione regionali (non sempre già definiti). Concord Italia si è occupata di realizzare quest’ultimo evento nel Lazio, restituendo alla società civile quello spazio di protagonismo che da sempre contraddistingue le iniziative di cittadinanza globale, ma che,  per trovare e garantire la necessaria sostenibilità e continuità, può appoggiarsi e rafforzarsi  proprio tramite l’attuazione dei piani regionali di Ecg.

Ma cos’è l’educazione alla cittadinanza globale?

Qualche anno fa è uscita una pubblicazione intitolata Global Citizenship Education: How much do we care? a cura di Concord Europe, la federazione europea delle ong di sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale. All’interno della pubblicazione si “facevano i conti”. Non si tratta dunque di elettrocardiogramma, ma di un qualcosa che ha comunque a che fare con stati trasformativi, emotivi, razionali e concreti, attinenti la vita di ciascuno di noi. Nel volume si diceva: “sebbene l’educazione alla cittadinanza globale sia riconosciuta da molti come un potente strumento per risolvere le attuali sfide globali che il nostro mondo sta affrontando, il livello di investimento da parte dei governi nazionali rimane limitato. Perché?”.

Provando a rispondere a questa domanda, ho iniziato una ricerca su cittadinanza globale e cripto-valute. Ho scoperto un libro che si intitola Nomad Capitalist: How to Reclaim Your Freedom with Offshore Bank Accounts, Dual Citizenship, Foreign Companies, and Overseas dove si legge: “Questo libro parla di società offshore, conti bancari offshore e cittadinanze multiple, aumentando la libertà personale, l’assistenza sanitaria, la residenza, gli investimenti. Illustra strategie di tassazione e società di consulenza sull’immigrazione internazionale, che potrebbe in futuro subire un’impennata a causa di instabilità geo-politiche, collasso finanziario o cambiamenti climatici”. Reclamizzano il loro primo evento per cittadini globali, sostenendo di “creare e implementare strategie olistiche su misura per investitori e imprenditori di successo, al fine di ridurre legalmente i loro oneri fiscali, diversificare e proteggere il loro patrimonio, diventare cittadini globali e massimizzare la loro libertà”.

Il rischio è quello di essere generici, amorfi, acritici e di svalutare il potenziale critico e trasformativo, insito nell’Ecg, almeno per come intesa e utilizzata da oltre 20 anni dalle ong.  Per noi e per il progetto R-Educ, l’idea di cittadinanza globale ha a che fare con quanto Hanna Arendt indicava nel suo “diritto ad avere diritti”; il perderla con quanto Gunter Anders scriveva in un articolo, apparso per la prima volta sulla rivista Merkur nel 1962, e ora tradotto da Donzelli col titolo L’emigrante, dove scrive: “Io non ho avuto una vita. Non ricordo. Gli emigranti non ci riescono. Di quel singolare, ‘la vita’, noi, incalzati dalla storia universale, siamo stati defraudati”. Nel ribadire la distanza tra sé e il mondo, dicendo che non si nasce una volta sola e che è necessaria un’idea di futuro, Anders ci ricorda che “l’essere umano è tale soltanto se qualcuno lo chiama in causa, se si preoccupa di lui, che la perdita della cittadinanza significa non avere un contesto umano validante”. 

Il significato che ha per noi questo evento nasce da quella “necessità di futuro” citata da Jonas e Anders, presente anche nell’Enciclica Fratelli Tutti, che, a nostro parere, viene interpretata in particolar modo dalla società civile organizzata, la quale fa la differenza tra dittature e democrazie.

Dunque questo Forum non è soltanto la tappa conclusiva del progetto R-Educ, ma è un nuovo punto di partenza per rispondere ad un’urgenza condivisa: coltivare immaginari politici capaci di futuro, costruire alleanze tra istituzioni e società civile, rendere l’educazione uno strumento per restituire senso, giustizia e umanità alle nostre comunità. Quindi sì, dell’Ecg ci importa, ci importa eccome.

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