Welfare

Educatori, in cella a fiutare l’aria

di Redazione

Sono figure fondamentali nei percorsi di reinserimento delle persone detenute, ma non si chiamano più educatori: ora sono “funzionari della professionalità giuridico-pedagogica”, un nome un po’ assurdo per un ruolo che presenta delle interessanti novità.
In una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, relativa alle Linee di indirizzo per l’anno 2011, si parla chiaro: gli “ex educatori” devono stare poco in ufficio e “respirare l’aria delle sezioni”. «Il fine rieducativo attribuito alla pena dal Costituente si concretizza nell’offerta di opportunità, affinché chi è ristretto in carcere utilizzi il tempo a sua disposizione per ricostruire se stesso e la propria identità in vista del ritorno nel mondo libero. Un’offerta differenziata e costruita attorno a singole individualità che esprimono bisogni diversi. Ecco perché occorre rifuggire dai tentativi di schematizzare e burocratizzare la proposta rieducativa, i cui contenuti, invece, devono essere definiti sul campo e messi a punto a seguito dell’osservazione scientifica della personalità.
Non esistono esperti di rieducazione che posseggano ricette valide per tutti i casi. Occorre, invece, vivere la vita delle sezioni, respirandone l’aria, trascorrere tra i detenuti il periodo di servizio, utilizzando l’ufficio solo come punto di appoggio per le indispensabili attività amministrative. Solo dopo la conoscenza sul campo delle storie dei singoli si potranno individuare le iniziative di trattamento da inserire nel piano di lavoro e i detenuti che vi debbano essere avviati, affinché nella loro esperienza penitenziaria rimanga traccia di quella partecipazione».
Di questi tempi, trascorrere più tempo nelle sezioni sovraffollate, a stretto contatto con i problemi e le attese di chi è costretto a passare 20 ore su 24 in cella, sarà una prova dura. Ma forse, almeno così, qualcuno riuscirà finalmente a intercettare e a rendersi conto del disagio crescente di tutti quei detenuti che da soli non sono neppure in grado di chiedere aiuto.

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