Lavoro sociale
Educatore professionale, sancita l’insensata separazione dei due profili
Un capitolo triste delle professioni educative: è una voce fuori dal coro quella di Francesco Crisafulli all'indomani dell'approvazione del ddl 788 che vorrebbe chiudere la questione del riconoscimento del profilo professionale dell'educatore. La scelta di confermare la separatezza fra profilo sociosanitario e socioeducativo creerà contenziosi. La strada resta il profilo unico
Ho seguito l’intera diretta della seduta del Senato, il 9 aprile, prima della votazione del ddl 788 “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali”. Ho sentito parole generose verso la pedagogia ed il ruolo dell’educazione professionale nei servizi alla persona. Mi ha colpito l’intervento del senatore Antonio Guidi, che ha richiamato la sua esperienza presso il servizio neuropsichiatrico di via dei Sabelli a Roma, posto mitico ed evocativo per noi educatori della Sapienza, amabilmente fissato nella memoria dal film Il Grande Cocomero di Francesca Archibugi.
Un capitolo triste della professione
Ho vissuto la giornata e i giorni precedenti con un senso di amarezza per un capitolo che sento triste della storia della nostra professione. La petizione lanciata il primo aprile sulla piattaforma change.org (ancora attiva), sintetizza il pensiero che ho cercato di sostenere in questi mesi. L“Appello per le Educatrici e gli Educatori Professionali” ha superato ad oggi le 1.700 firme. Ecco la sintesi della mia posizione sul ddl 788: «Questo provvedimento sancisce definitivamente l’insensata separazione del profilo dell’educatore professionale, in una sua componente socio sanitaria ed un’altra socio pedagogica (già introdotte nel nostro ordinamento dai commi dal 594, al 601 della Legge 27 dicembre 2017, n. 205 e dal comma 517 della Legge 30 dicembre 2018, n. 145). La soluzione non è dividere ulteriormente l’educatore professionale ma unificarlo, riconoscerlo e valorizzarlo in tutti i settori di lavoro: sociale, sanitario, penitenziario. Il Parlamento, invece di contribuire ulteriormente a questa frammentazione, faccia una legge in tal senso: 1) profilo unico, sociale e sanitario; 2) formazione integrata tra Medicina e Chirurgia e Scienze dell’Educazione e della Formazione». Leggendo infatti i due profili in parallelo – ed è un esercizio che suggerisco di fare – ci si accorge che ci sono molti di più i punti di sovrapposizione rispetto alle differenze. Quindi perché non pensare ad una legge ad hoc che metta insieme le parti piuttosto che dividerle?
I risultati positivi
La maggioranza quasi unanime, che il ddl 788 ha ottenuto in Senato, con tutti gli emendamenti ritirati per non ostacolare l’approvazione del provvedimento, non hanno dato ragione alla petizione e alla sua posizione. Onore a coloro che portano a casa i risultati che sono diversi e che è comunque corretto riportare: una definizione più strutturata del profilo dell’educatore professionale socio pedagogico e del pedagogista, l’iter di abilitazione all’esercizio professionale, la costituzione dei rispettivi Albi e di un nuovo Ordine professionale a due livelli intermedio e apicale.
Sul campo però…
Ma cosa succederà domani, quando il testo sarà promulgato e reso esecutivo con i decreti attuativi? Nel complesso la professione di educatore professionale ne esce rafforzata o indebolita? Qualcuno, nel dibattito sui social che ho seguito con interesse, sostiene che a parità di “forza rappresentativa” si ristabilirà un giusto equilibrio tra le parti e che questo sarà la base per iniziare un nuovo dialogo “con pari poteri” sull’ipotesi di riunificazione del profilo. Ho dei grossi dubbi. Prevedo invece alcune criticità: un incremento dei contenziosi legali; un ulteriore disorientamento dei servizi pubblici e degli Enti del Terzo Settore rispetto a quale educatore professionale dovranno scegliere senza incorrere nella possibilità di un ricorso; confusione tra i professionisti che non sapranno a quale Albo devono o possono iscriversi; la necessità, assurda, di doversi iscrivere a più Albi professionali per poter esercitare in diversi ambiti. Aggiungo inoltre un possibile contenzioso di attribuzione di funzioni tra i due livelli professionali del nascente Ordine. Ed infine prevedo, sostanzialmente, meno educazione professionale a vantaggio di altre professionalità. Credo che questi aspetti non siano stati considerati dai nostri parlamentari e perlomeno non previsti dalle colleghe e colleghi che oggi brindano al successo.
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La rivincita sulla salute
In questa operazione, iniziata con i commi inseriti nelle due Leggi di Bilancio, al netto dell’assoluta buona fede dei professionisti coinvolti e da troppo tempo trascurati dalla politica, credo che in gioco non ci sia stato un reale interesse per la professione ma piuttosto la volontà di far recuperare una posizione di primato alle Scienze dell’Educazione verso le Scienze della Salute, “colpevoli di aver occupato” (dal lontano 1984) lo spazio di formazione dell’educatore professionale. In questo senso, le facoltà universitarie, con la complicità di qualche errore di sottovalutazione degli organismi di rappresentanza professionale, hanno potuto tenere diviso un profilo che per sua natura è sociale e sanitario perché risponde a bisogni delle persone che richiedono integrazione tra le parti.
Per concludere, richiamo l’attenzione sui numeri dei professionisti EP in Italia che leggo spesso citati a caso con cifre ad effetto senza una seria e verificabile rilevazione. In un recente articolo pubblicato su Sanità24 de Il Sole 24 Ore “Educatore professionale: l’identikit dei 110 mila professionisti attivi nei settori sociale e sanitario” ho stimato tra i 115mila ed i 130mila le educatrici e gli educatori professionali italiani, che rappresentano lo 0,52% della forza lavoro nel Paese. L’ho fatto a partire da un censimento da fonti riscontrabili, che ha rilevato 30-35mila EP socio sanitari e tra 85-95mila EP socio pedagogici. Il corpo professionale ha una prevalenza di genere femminile che supera il 75%.
Una figura unica
L’intervento della senatrice Cecilia D’Elia (Pd), nelle dichiarazioni di voto di martedì, ha richiamato la necessità di ri-attivare un Tavolo ministeriale per affrontare la complessità delle figure di Educatore professionale: qualità del lavoro, questioni salariali, i costi per l’iscrizione all’Albo, condizioni precarie con retribuzioni basse (citando probabilmente un passaggio della nostra Petizione). A mio giudizio si afferma sempre più l’esigenza di vedere presto in Parlamento, perché no, anche un/una EP che presenti una proposta di legge dal titolo: “Definizione della figura unica di Educatore Professionale”… per uscire dal caos normativo!
Francesco Crisafulli, educatore professionale, è ideatore e curatore del sito www.educatoreprofessionale.it
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