Welfare
Educare alle relazioni per sconfiggere le dipendenze
Ripartire da un rinnovato patto educativo, basato su valori e ricerca di senso, per costruire una società che metta al centro l'individuo con tutta la sua umanità e complessità. Per Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana Comunità Terapeutiche, la vera sfida da vincere non è quella contro i mercanti di morte, anche se importante, ma è quella educativa che prende in carico e si cura delle singole persone
di Redazione
"#People First: le persone al primo posto" è il motto scelto quest’anno dall’Onu per celebrare il 26 giugno la Giornata Internazionale di Lotta alla droga ed è uno slogan che condividiamo profondamente.
«Per troppi anni abbiamo ragionato sulla sostanza con battaglie ideologiche assurde, dimenticando le persone. L’unico modo per rispondere adeguatamente a un fenomeno che non accenna in alcun modo a diminuire» – afferma Luciano Squillaci, Presidente della Fict, la Federazione italiana Comunità Terapeutiche «è di mettere al centro le persone, con i loro volti e le loro storie, uscendo dalla logica delle “categorie”. Non più il tossico, l’alcolista o il giocatore d’azzardo, non più il paradigma dell’incluso e dell’escluso, ma singole persone, uniche nella loro umanità e nella loro complessità».
Il fenomeno delle dipendenze, sia da sostanza che comportamentali (internet, azzardo, affettive) è molto complesso e investe tanti settori, quali quello sociale, educativo, sanitario, giuridico e lavorativo, pertanto va affrontato in modo multidisciplinare e integrato, partendo dal cuore della questione, ovvero dalla persona e dalle relazioni che la qualificano e la completano. Per questo, oggi, la Fict lancia come slogan “#EduCare alle relazioni” per riflettere sull’importanza dell’ascolto dei giovani ma anche degli adulti, per prendersi cura e ripartire da un rinnovato patto educativo basato sui valori e ricerca di senso. Perché quella da vincere non è solo la sfida, pur importante, del contrasto al traffico, la battaglia contro i mercanti di morte. Quella decisiva è la sfida educativa, che si colloca in un contesto che non può prescindere dalla concreta ed effettiva centralità delle persona.
«Se negli anni '70 e '80 vedevamo l’eroina devastare centinaia di giovani»– aggiunge Squillaci «mai avremmo immaginato di vedere la cocaina, “roba” dei ricchi come dicevamo un tempo, dominare le nostre strade. La Relazione Europea sulle droghe (EMCDDA), pubblicata recentemente. conferma che la cocaina (3,7 milioni persone ne hanno uso nell’ultimo anno), sebbene la cannabis mantenga il suo primato come sostanza illecita più comunemente usata in Europa (22,6 milioni di europei la utilizzano) , è ora la seconda droga più frequentemente segnalata, sia da chi entra in trattamento per la prima volta, sia nei dati disponibili sugli accessi in ospedali. E, in Italia, stiamo assistendo al preoccupante aumento del crack, molto diffuso su tutto il territorio nazionale. Nell’ultimo anno, evidenzia Squillaci, dai dati dell’Osservatorio interno, nei nostri Centri FICT abbiamo accolto il 34% di utenza, oltre 5 mila persone sulle 14.442 in carico nei servizi del privato sociale accreditato in Italia. E la prima sostanza di abuso per cui si richiede il trattamento è proprio la Cocaina, seguita dall’eroina e alcol».
Dati impietosi, sempre secondo il presidente della Fict, con un trend in drammatico aumento di abuso di sostanze illegali, ma anche legali (consumo di alcol e psicofarmaci enormemente aumentato soprattutto in pandemia), così come le morti collegate all’abuso di sostanze, quasi due al giorno lo scorso anno, un dato che decuplica se si considerano le morti collegate (ad esempio gli incidenti stradali).
«Nel frattempo, rileviamo un abbassamento della percezione dell’uso di sostanze come comportamento a rischio. Sono passati solo pochi giorni da quando a Casal Palocco la nostra società dell’immagine a tutti i costi, si è schiantata su una “insignificante” smart provocando la morte del piccolo Manuel. Ed i soliti immancabili test hanno rilevato tracce di cannabinoidi nel sangue dello youtuber che guidava. Sarebbe sin troppo facile scatenare l’ennesima crociata contro le sostanze, colpevoli di cotanto orrore. Ma sarebbe anche, come spesso è stato in passato, un modo inutile di lavarsi le coscienze. Droga, alcol, azzardopatia, le nuove droghe, il cyber bullismo e le nuove “solitudini virtuali” sono al centro del nostro agire educativo, con l’enorme complessità multifattoriale che si portano dietro. Una complessità che va affrontata nel quotidiano, non con grandi spot e di facciata, come spesso accade di fronte a tragedie purtroppo ampiamente annunciate. La ricerca della trasgressione passa attraverso altri canali, un tempo si trasgrediva in modo solitario, oggi invece tutto deve essere reso visibile a quanti più possibile, anche utilizzando l’eccesso oltre ogni limite per ottenere popolarità. Anzi questa tendenza compulsiva è così perversa che è addirittura antitrasgressiva, fino a divenire conformista, immersa totalmente nella pseudo-cultura dei nostri giorni».
«Le famiglie si allarmano, la scuola è disorientata e l’unico meccanismo che funziona è consumare tutto e subito anche la vita con la massima accelerazione in una preoccupante assenza di senso e di valori fondamentali. Il vero male dei nostri ragazzi» conclude Luciano Squillaci – «è l’anestesia emotiva. E forse l’antidoto è ritornare a lavorare sui legami affettivi, ri-educare alle emozioni, su una rinnovata prospettiva di senso».
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