Formazione

Educa: è più che un invito

Eventi Il primo incontro nazionale sull'educazione. Parla l'ideatore

di Redazione

Mantova per la letteratura, Modena per la filosofia, Genova per la scienza, Torino per la spiritualità. E Rovereto, che debutta quest’anno come capitale dell’educazione. Lo fa con Educa, il primo incontro nazionale sull’educazione. Non un festival, ma qualcosa di più ambizioso: lo spazio e il tempo per strutturare il lavoro – lungo tutto un anno – dei tanti attori impegnati nell’educazione. E chi pensa sia solo un modo per cavalcare l’onda lunga dell’emergenza educativa, è fuori strada: a Rovereto sarà bandito il mood catastrofista dei profeti di sventura, una contraddizione in termini con la stessa idea dell’educare. «Educa vuole essere una passione calda, contro la moda delle passioni tristi», dice Michele Odorizzi, coordinatore del comitato organizzatore. Nato a Cles nel 1964, padre di due figli («è qui che le cose si fanno complicate»), cooperatore da sempre e ricercatore sul non profit dalla laurea in giù, è presidente di Consolida, il consorzio delle coop sociali trentine, e consigliere nazionale di Federsolidarietà.
Vita: Come nasce l’idea di Educa?
Michele Odorizzi: Dalla consapevolezza che c’è una moltitudine di soggetti impegnati che ogni giorno si dedicano a educare come agire quotidiano. Spesso però questi attori sono confinati in un quotidiano denso e impegnativo, ricco di soddisfazioni, certo, ma che un po’ toglie lo spazio per il pensiero.
Vita: Quindi un tempo per fermarsi?
Odorizzi: Direi più che altro per fare qualcosa in accelerazione. Con Educa vorremmo ritrovarci sulla montagna, riflettere, confrontarci, dibattere, approfondire, sapendo però che c’è anche la città, che dalla montagna bisogna scendere e utilizzare ciò che si è acquisito per arricchire il bagaglio quotidiano del fare educazione.
Vita: Da qui l’aver coinvolto tanti attori diversi, gli accademici dell’educazione come gli operatori quotidiani?
Odorizzi: Certo, e il dialogo sarà elemento caratterizzante. Ci sono tante sigle diverse coinvolte nell’organizzazione di Educa, e ciò che ha consentito di metterle insieme è stato innanzitutto il fatto di volerlo. Però abbiamo anche scoperto che quello di creare un luogo di confronto reale, un luogo neutro, sia oggi l’attesa di molti, anzi di tutti quelli che vogliono porre le condizioni per costruire una cittadinanza piena e responsabile, non una cittadinanza costruita sulle separazioni.
Vita: L’educazione civile è filo conduttore di Educa: avete anticipato il ministro Gelmini?
Odorizzi: Sì, ma anche qui non possiamo lasciar prevalere chi marca la dimensione negativa, delle difficoltà di convivenza civile fra i ragazzi. Dobbiamo investire almeno il triplo sull’educazione per evitare che il dibattito sulle regole sia un dibattito a senso unico.
Vita: Qual è la vostra idea?
Odorizzi: Educa vuole essere una passione calda contro la moda delle passioni tristi. Abbiamo in mente un’educazione come bene comune ma anche come atto comune, come atto reciproco. Un gran numero di insegnanti, genitori, educatori, si chiede cosa significhi oggi educare le nuove generazioni: le risposte le troveremo insieme, ma sicuramente vuol dire avere passione per il futuro, non lasciare prevalere l’inquietudine e l’incertezza.
Vita: Educa parte con la presentazione di un manifesto: qualche punto fermo da proporre quindi l’avete?
Odorizzi: Certo, però non è indifferente la scelta del metodo, del confronto e del patto che si allarga: siamo partiti in tanti, ma non tutti. Centrale è il fatto che la questione educativa non può essere ridotta a una trasmissione di contenuti ma deve educare al senso e trovare il senso dell’educare.
Vita: Perché un cooperatore sociale arriva ad appassionarsi di educazione?
Odorizzi: La cooperazione in cui ho lavorato ha sempre avuto l’ambizione di riuscire a esprimere un’idea di cambiamento rispetto alla società, di non produrre solo servizi ma di essere protagonisti di cambiamento, di riflettere sul senso della propria azione all’interno della società. Questo è educare, poiché educazione è intenzionalità.


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