Non profit
Edonisti, ma solo a tavola
Addio hamburger e merendine: i ragazzi escono dal branco e riscoprono i piaceri del cibo e della vita sana. Per il 59 per cento degli intervistati mangiare è un piacere, e un buon 70 per cento rifiute
Stop al branco degli hamburgers e patatine, famigerata immagine con la quale i giovani, per molto tempo sono stati etichettati. Via libera, invece, ai consumatori di pasta, formaggi e cibi di qualità. Ragazzi del Duemila, piccoli edonisti, perlomeno a tavola, ma più maturi e desiderosi di informazione. Sono queste le conclusioni di una ricerca di Demoskopea sul tema ?I giovani e l?educazione alimentare?, presentata a Roma nel convegno promosso dalla Associazione nazionale cooperative di consumatori (Coop), ente composto da 235 aziende e circa un milione e mezzo di soci, da più di vent?anni impegnato in iniziative e campagne di educazione ai consumi rivolte al mondo della scuola.
L?indagine ha analizzato i comportamenti alimentari dei giovani e le diverse necessità di informazione e tutela dei ragazzi tra i 14 e i 24 anni. Emerge un profilo rassicurante, nel quale appare un consumatore del Duemila molto più attento rispetto al passato. E soprattutto più disposto verso un consumo attento e intelligente. Il tutto verificato attraverso l?analisi attenta dei dati raccolti. Il primo dice che per il 59 per cento dei ragazzi il mangiare è un piacere, mentre un buon 70 per cento degli intervistati cerca nel cibo la qualità. Questo contrariamente a un luogo comune che descrive i giovanissimi come elementi scarsamente interessati a ciò che mangiano e bevono e in linea con un nuovo edonismo alimentare (sviluppato in particolar modo in Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo) che concilia il piacere di un buon pasto alla sicurezza di nutrirsi in modo adeguato e salutare.
Ma, anche se il livello di informazione alimentare è cresciuto notevolmente negli ultimi tempi, il 65 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni afferma di brancolare ancora nel buio alla ricerca di metodi per crearsi un?alimentazione sana. Non sanno nulla e, cosa grave, nessuno ha tentato di insegnargli qualcosa. Per questo quasi tutti i ragazzi interpellati sono stati concordi nel chiedere maggiore impegno su questo argomento: il 77 per cento infatti afferma che l?educazione alimentare dovrebbe essere appresa anche nei supermercati. Mentre la pubblicità, e i mezzi di comunicazione in generale hanno a questo proposito scarsa influenza. Le fonti principali di informazione dei giovani consumatori, infatti, sono la scuola, i genitori e gli amici. Ma come si orientano i giovani nel mondo dei consumi? L?80 per cento di essi tenta almeno di documentarsi attraverso la lettura delle informazioni contenute nelle etichette, oppure si fidano. Di cosa? Della marca, in primis, considerata dal 55 per cento degli intervistati, in particolare da quelli tra i nove e i tredici anni, in grado di fornire reali garanzie di salubrità. In secondo luogo, la fiducia dei ragazzi si rivolge verso la grande distribuzione, ma con un occhio vigile verso i consigli che potrebbero fornire le Associazioni dei consumatori. E l?83 per cento ritiene di essere più protetto, da questo punto di vista, rispetto al passato.
Nell?ambito della qualità dei prodotti consumati, il 53 per cento dei giovani interpellati afferma che quest?ultima è migliorata negli ultimi anni, a fronte di un 31 per cento che sostiene l?esatto contrario.
«Questa ricerca», dichiara Loris Ferini, responsabile del settore soci di Coop, «conferma che i ragazzi sono ormai sufficientemente consapevoli della necessità di muoversi in modo critico tra le tante ?tentazioni? del mercato, chiedendo un impegno formativo anche alle stesse aziende». Per ora abbastanza limitato, tanto che la Coop stessa ha dato vita a delle vere e proprie strutture permanenti: i Centri di educazione ai consumi. Sono già quaranta in tutto il territorio.
Mezzo secolo dalla parte dei bimbi
Mezzo secolo dalla parte dei bambini. Il Bice, Bureau internazionale cattolico per l?infanzia, compie cinquant?anni, essendo stato fondato nel marzo del 1948 a Parigi da padre Gaston Courtois. Un compleanno che è stato festeggiato a Bruxelles da un centinaio di bambini e ragazzi provenienti da 18 Paesi che hanno preso parte al Forum europeo sulla partecipazione alla vita sociale e familiare. Organizzazione non governativa, il Bice si occupa, in particolare attraverso la formazione, di tutela e promozione dell?infanzia e gode dello statuto consultivo presso Unesco, Unicef, Consiglio economico sociale Onu, Consiglio d?Europa. Gli organismi associati sono 191 in 43 Paesi e quattro Continenti. Promotore di un Consorzio europeo per la comunicazione fra adulti e bambini, il Bureau si sta impegnando per l?inserimento della figura del minore nel Trattato di Mastricht.
In Italia, dopo anni di inattività, il Bice ha riorganizzato dal ?95 un proprio ufficio (tel. e fax: 0573/401804), diretto dalla giornalista Isabella Poli: «Attualmente coordiniamo 35 organismi che si occupano a vario titolo di bambini», spiega. «Dall?Agesci, alla Comunità di S. Egidio, ai Salesiani, all?Azione cattolica ragazzi».
Fra le varie proposte lanciate dal Bice negli ultimi anni, ricordiamo l?istituzione di uno speciale corpo di polizia per combattere gli abusi (parzialmente accolta con la creazione degli Uffici minori delle questure) e la costituzione di Agenzie regionali per l?infanzia e di Tribunali unici per la famiglia e i minori. Costante anche l?attenzione ai problemi del rapporto tv-bambini. «Ci battiamo per affermare una cultura dell?infanzia», osserva la Poli, «e metodologicamente abbiamo deciso di farlo insieme ai bambini che sono parte attiva e creativa di tutte le nostre iniziative».
L?opinione di Luigi Guerra
Educarli al consumo
L?educazione ai consumi costituisce una dimensione irrinunciabile del normale percorso formativo dell?individuo contemporaneo per l?importanza che l?esperienza del consumo ha oggi assunto nella vita del bambino, del giovane e dell?adulto. In particolare, per l?adolescente e per il cosiddetto ?giovane-adulto? il consumo rappresenta spesso una delle direzioni fondamentali di costruzione e di affermazione della propria identità. A partire da queste prospettive, perciò, l?educazione ai consumi deve essere progettata e sviluppata in termini assolutamente positivi e deve proporsi l?obiettivo di lavorare per un consumatore davvero ?critico?: capace, cioè, di introdurre elementi di scelta personale nelle proprie, quotidiane preferenze nel mercato dell?alimentazione. Tale obiettivo è perseguibile solamente alla luce di tre percorsi di formazione necessari; che portino cioè a una conoscenza puntuale del mercato dei consumi, alla capacità di condurre analisi e ricerche in chiave critica e alla possibilità di far valere nell?ambito del consumo elementi legati al proprio mondo originale di saperi, interessi ed emozioni.
Dipartimento di Scienze dell?educazione, Università di Bologna
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