Mondo
Editoriali a stelle e strisce
I commenti della stampa oltre oceano sulla vittoria di Obama
Così le principali testate americane nei loro editoriali hanno trattato l’elezione di Barack Obama
New York Times
Nell’editoriale di punta intitolato “The Next Prsident”, il NYT sostiene che la forza di Obama sta nel fatto che la politica non è in grado di risolvere tutti i problemi della gente, ma sull’aver comunicato che le sue politiche si concentreranno specialmente sulle cose giuste da fare come l’espansione pubblica della sanità, la diminuzione delle tasse per le classi a reddito basso, migliorare l’ambiente e rendere più competitivi i giovani americani nell’economia globale. Ammette il NYT che non sarà facile uscire dall’Iraq senza lasciare le condizioni per eventuali scontri tra vari gruppi etnici, ma è necessario investire le risorse del Pentagono in Afghanistan e iniziare una politica di fonti energetiche rinnovabili che interrompa la dipendenza americana dal petrolio degli stati arabi. Il NYT rende anche onore al Senatore McCain. “Con il suo elegante discorso abbiamo rivisto l’uomo che abbiamo rispettato per il suo onore e la sua capacità di compromettere”.
Washington Post
“President Obama è il titolo dell’editoriale del Post”.
Obama presidente significa un nuovo spirito di patriottismo, servizio pubblico e responsabilità. Però questo non deve far minimizzare le sfide che attendono il neo presidente. Infatti, nonostante l’intelligenza e la capacità di ispirare, Obama è pianamente consapevole che lo stato dell’economia delimiterà le sue ambizioni. Anche il Post, che come il NYT aveva appoggiato la candidatura di Obama, ha usato parole di rispetto per McCain il cui discorso è stato definito eloquente e di classe.
The Politico
“The Obama Revolution”. Il giornale on line, analizza i 5 grandi cambiamenti che seguiranno dopo l’insediamento di Obama nell’ufficio Ovale.
1. E’ finita l’era dei repubblicani conservatori che durava da 30 anni. I repubblicani hanno perso le battaglie nelle quali si sentivano invincibili, come la politica estera e l’abbassamento delle tasse. Il movimento conservatore, dopo aver portato tanti uomini al potere come Bush, Cheney, Rove, Gingrich, DeLay, ora non ha più un leader nè
un’agenda.
2. La presa dei Democratici. Il partito di Obama non si limiterà alla pura legislazione. Manderanno via i repubblicani dalle posizioni principali delle agenzie federali, dai gruppi lobbysti e metteranno i loro candidati nelle corti federali
3.Le regole del tramonto. Il partito repubblicano paga l’assenza di minoranze tra i suoi vertici e tra i candidati. Il partito non è riuscito ad investire in diversità tra i suoi ranghi. Ora entra nel nuovo Congresso senza un rappresentante nero. Un partito dominato da uomini bianchi non è ben posizionato per prosperare all’interno di un elettorato multietnico in ascesa.
4.Il potere dei Nerd. I repubblicani hanno goduto di un efficace infrastruttura politica. Hanno usato il metodo della direct mail e il circuito delle radio private. Molti soldi sono anche finiti nelle casse dei THINK TANK che hanno aiutato i repubblicani a definire e dare credibilità alle loro idee. Quest’ anno, tutti i vantaggi tecnologici sono andati a favore democratici che hanno usato internet per raccogliere tanti fondi e per mobilitare quelle persone apatiche nei confronti della politica.
5. Per generazioni, la politica americana è stata dominata da argomenti e personalità che sono stati definiti dai conflitti ideologici e culturali dell’era del Vietnam. Obama stesso non è interessato a quella retorica, e i giovani che lo hanno votato non lo erano neppure loro.
Boston Globe
“L’America gira pagina”
La politica americana sarà più decentralizzata, più imprenditoriale, più localizzata, Obama è andato oltre i temi e la retorica che ha caratterizzato la politica americana in questi ultimi 20 anni. Mentre McCain dimostrava di essere ancora ancorato ai temi dell’era Vietnam, Obama ha proposto nuovi temi e riempito spazi che altri hanno ignorato. Il paese ha bisogno di un leader che sa essere trasversale dal punto di vista culturale e generazionale. E lo ha trovato in Obama.
Wall Street Journal
Il quotidiano filo repubblicano si congratula con il neo presidente eletto. La vittoria di un presidente è parzialmente un fattore personale, ma in queste elezioni, i crediti vanno senza dubbi alla qualità della sua retorica e al suo particolare appeal.
Il rischio di Obama è quello però di trovarsi un Congresso a maggioranza “liberal” che interpreta la vittoria di Obama come un mandato popolare per trasformare radicalmente il Congresso in una fabbrica di leggi troppo di sinistra, in altre parole, che alcuni esponenti del prossimo Congresso credono di più nella propria agenda piuttosto che in quello del neo presidente.
Christian Science Monitor
E’ sulla stessa linea del Wall Street Journal. Il controllo del Congresso da parte di un partito, non assicura che il neo presidente possa portare avanti la sua agenda e soddisfare le aspettative pubbliche del cambiamento. L’ostacolo più grande che affronta Obama però, è quello di dover amministrare un paese che ha un deficit pubblico di un trilione di dollari. Obama ha il suo piano, ma, specula il CSM, non è lo stesso di chi lo ha sostenuto, vedi gruppi di interesse e sindacati. A volte, è più facile arrivare a un accordo bipartisan con il partito di opposizione piuttosto che ricucire le la divisione all’interno del proprio partito. Bill Clinton è stato eletto con tanto entusiasmo, ma non è riuscito a tradurlo in grandi riforme, come quella della sanità.
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