Mondo

Ecuador: nuovi dubbi sull’oleodotto Ocp

Oltre agli impatti ambientali e culturali le ong sottolineano i rischi finanziari legati al progetto

di Emanuela Citterio

Attraverserà ben 11 aree protette l’oleodotto lungo 500 chilometri in costruzione in Ecuador. Nuovi dubbi sull?Ocp (Oleoducto de crudo pesado) sono stati sollevati in questi giorni da oltre 40 organizzazioni non governative (ong) in rappresentanza di 8 Paesi che si sono incontrate a Sassenberg in Germania. Da tempo le ong denunciano la gravità dell’impatto ambientale e culturale che avrà l’oledotto (le comunita locali hanno iniziato un processo di giudizio negli Usa contro la multinazionale Texaco per le conseguenze provocate durante 20 anni di operazione). In occasione dell’incontro delle ong in Germania la ?Campagna per la riforma della Banca mondiale? ha sottolineato i rischi a cui sono soggetti i finanziatori dell?oleodotto, connessi proprio alla campagna di protesta internazionale oltre che ai problemi relativi all?impatto socio-ambientale. Anche l’agenzia di rating Moody’s ha messo in evidenza l?eventualità che l?oleodotto non possa essere riempito totalmente e che funzioni solo per metà, altro elemento spesso evidenziato dalle ong. Se la valutazione dovesse ulteriormente peggiorare, la prima conseguenza sarebbe il ritiro dal progetto delle compagnie di assicurazione e degli investitori dei fondi pensione negli Usa. Le banche coinvolte avrebbero perciò maggiori difficoltà a farsi ripagare il prestito. “Nell?ultimo anno abbiamo fatto presente alla Banca nazionale del Lavoro (che partecipa al finanziamento dell?oleodotto con una quota di 50 milioni di dollari, ndr) i rischi connessi al progetto”, ha affermato Jaroslava Colajacomo della “Campagna per la riforma della Banca mondiale”. “È incredibile ? ha concluso – che la Bnl aderisca a un?iniziativa lodevole come Telethon, che tanti fondi ha portato per la ricerca contro le malattie genetiche, e poi finanzi un progetto che ha degli impatti sociali così gravi per le popolazioni locali”.


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