Welfare

Ecuador: la difficile situazione dei diritti umani

Un articolo di un volontario italiano nel Paese, Cristiano Morsolin

di Gabriella Meroni

Un arresto emblematico Da pochi giorni sono ritornati in Italia Paola Colleoni e Matteo Giacometti, attivisti dell?Associazione Ya Basta di Padova, arrestatati il 25 marzo insieme a diciassette persone, dopo che sessanta poliziotti delle forze speciali del gruppo di intervento della polizia nazionale ecuadoriana hanno fatto irruzione nel Campamento Ecologista di Mindo, Amazzonia Ecuadoriana. Il campo ecologista era stato allestito per proteggere pacificamente il territorio ecuadoriano dalla sua imminente distruzione causata dal megaprogetto dell’Oleodotto di greggio pesante (Ocp) che rischia di causare un danno senza precedenti non solo all’ecosistema, ma anche agli abitanti ed alle loro economie. Gli attivisti sono stati prelevati con la forza senza che gli venisse contestato alcun reato e, quel che è ancora più grave, nessuno dei quattordici stranieri ha avuto la possibilità di avvisare le rispettive ambasciate. Questo avvenimento gravissimo dimostra quanto forte sia il braccio e l’influenza delle multinazionali del petrolio nei Paesi dell’America Latina. Ieri pomeriggio a Quito, presso la Intendenza di Pichincha si è tenuta l’udienza con la polizia e con gli ufficiali del governo ecuadoriano. L’unico reato contestabile ai partecipanti del campo: difendere il patrimonio naturale dell’Ecuador e dell’umanità e tentare di evitare l’estinzione della cultura e dell’identità dei popoli che abitano da millenni questi luoghi fondamentali per l’equilibrio del pianeta. Le proteste locali e internazionali e le campagne organizzate per impedire la costruzione dell’Oleodotto hanno infatti inasprito ulteriormente la repressione del Governo Ecuadoriano come confermato dall’utilizzo delle stesse Forze speciali per arrestare cittadini stranieri inermi e pacifici. Il Presidente ecuadoriano Noboa aveva promesso di combattere gli ecologisti “trincea per trincea” e dalle parole è passato subito ai fatti. Infatti, solo poche settimane fa era stato dichiarato lo stato di emergenza nelle province di Orellana e Sucumbios, da dove partirà l’oleodotto, inviando 14000 soldati per reprimere uno sciopero generale. In quel caso la mediazione operata da alcuni parlamentari indigeni ha contribuito a risolvere una situazione molto tesa, che aveva portato all’uccisione di quattro manifestanti in seguito all’intervento delle Forze dell’ordine. Questi arresti riportano al centro dell?attenzione la situazione di minaccia e violazione che soffrono gli attivisti dei diritti umani nel paese andino. Di fronte a una preoccupante atmosfera di deterioramento delle condizioni di sicurezza e garanzie nei confronti di dirigenti sociali e difensori dei diritti umani, e? intervenuto ieri? il Presidente Noboa durante la celebrazione di una cerimonia ufficiale per la graduazione di 146 nuovi ufficiali della polizia Nazionale della scuola Alberto Enriquez Gallo di Quito, domandandosi ?dove sono i difensori dei diritti umani, dove sono i difensori del popolo, per caso la polizia non è parte del popolo??, con l?accoglienza di un lungo applauso di funzionari e ufficiali. Questo attacco frontale non è isolato; un mese fa il bombardamento mediatico che la missione esplorativa di Greenpeace Germania e della Campagna italiana contro il finanziamento della BNL e la partecipazione dell?AGIP nel megaprogetto dell?Oleodotto OCP, rappresentata da Jaroslava Colajacomo della Campagna per la riforma della banca mondiale, ha suscitato l?ira del presidente Noboa che ha definito ?un branco di imbecilli? quei militanti ecologisti di estrema sinistra, capitanati dalla battagliera ong Accion Ecologica, bissando quella frase offensiva ?quattro maleducati che voglio dare fastidio al paese?, rivolta nel maggio scorso a leader indigeni ed ecologisti che hanno sottoscritto una denuncia contro lo stato per le illegalità commesse nella costruzione dell?Oleodotto OCP. Da un anno si registrano minacce di morte orchestrata da una fantomatica ?Legione Bianca? che sembra legata all?inteligencia dello Stato e che ha preso di mira vari dirigenti sociali, tra cui Alexis Ponces dell?Assemblea Permanente dei Diritti Umani APDH, Pablo de la Vega del Centro di Documentazione ?Montes Mozos?, la religiosa Elsie Morge del Centro Ecumenico per i Diritti Umani CEDHU, Jonny Jimenez del Servizio Pace e Giustizia dell?Ecuador SERPAJ. Recentissimamente, dieci giorni fa, il corteo pacifico organizzato per la conclusione del Campamento internazionale per la giustizia e la dignità dei popoli (cui hanno partecipato 400 attivisti di 20 paesi approfondendo la loro resistenza e opposizione al Plan Colombi e all?Alca, mettendo in cantiere un nuovo evento internazionale in ottobre) è stato selvaggiamente represso dalle Forze dell?Ordine che hanno impedito la conclusione della marcia in programma davanti all?Amabasciata nordamericana. L?attacco armato ha provocato il ferimento al piede di Warren Stone, dirigente del campamento internazionale, di nazionalità statunitense e Edward Portilla di nazionalità colombiana. Quest?uso della forza viene riservato a quei dissidenti che si oppongono al potere neoliberale. Dopo l?ennesima ?intimidazione istituzionale? Alexis Ponces dell?Assemblea Permanente dei Diritti Umani APDH, Pablo de la Vega del Centro di Documentazione dei diritti umani ?Segundo Montes Mozos? hanno denunciato che le parole del Presidente Noboa ?sono un anello della sequenza preoccupante di dichiarazioni, minacce e osteggiamento impunito nei confronti di organismi nazionali e internazionali dei diritti umani, che può incidere in un maggiore deterioramento della vulnerabilità degli attivisti dei diritti umani ecuadoriani?. Chiedono di bombardare di fax ed e-mail il Presidente della Repubblica dell?Ecuador per domandare ?di rispettare e verificare la sicurezza e la liberta? personale e collettiva di organizzazioni e persone che lavorano per la difesa dei diritti umani, adottando misure per rispondere negli stessi spazi di comunicazione, di formulazione dell?opinione ufficiale tendente a squalificare, deligittimare e screditare l?impegno che legittimamente realizzano i difensori dei diritti umani?. Chiedono inoltre un incontro personale con il Presidente Noboa per discutere della situazione dei diritti umani nel paese andino e delle politiche statali da adottare. Cristiano Morsolin Per informazioni conttare Alexis Ponces dell´Asamblea Permanente Derechos Humanos Apdh di Quito, e-mail: quijote@punto.net.ec


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