Mondo

Ecuador, i migranti ora tornano a casa

In un anno solo dall'Italia sono rientrati in 4mila. «Garantiamo il trasloco gratuito e condizioni vantaggiose per chi investe in patria», spiega il responsabile Lucas Luzón

di Daniele Biella

Immigrati, è ora di tornare a casa. Quella che può sembrare un’esortazione in salsa leghista è invece oggi un fenomeno che sta prendendo sempre più piede tra gli ecuadoriani d’Italia. Che, volontariamente, decidono di far ritorno a Quito e dintorni, guidati passo dopo passo dal loro governo. «Questo è un fenomeno che coinvolge migliaia di connazionali, di ogni condizione economica», conferma Lucas Luzón, 39 anni, in Italia dal 1989 e oggi direttore della Casa del migrante, l’innovativo progetto sbarcato giusto un anno fa in piazza Bottini a Milano: una struttura «pensata per supportare sia chi vuole tornare nel proprio Paese sia chi ha bisogno di sapere come muoversi da straniero in Italia». Al termine del primo anno di attività, il bilancio è impressionante: «Sono almeno 4mila le persone hanno deciso di tornare a casa».
Vita: Come si spiega il boom dei “ritorni”?
Lucas Luzón: Il programma Bienvenidos a casa è promosso dal governo attraverso la Senami (Segreteria nazionale del migrante, ndr), l’ente che si occupa delle migrazioni di ecuadoriani nel mondo. Dall’imprenditore che decide di reinvestire i guadagni generando lavoro nel proprio Paese, a chi è venuto in Italia ma non ha avuto successo e vive di espedienti senza i documenti in regola, chi decide di lasciare l’Italia sa che può farlo in modo dignitoso: lo Stato paga loro le spese di trasposto dei loro averi dall’Italia all’Ecuador, mobili e mezzi di trasporto compresi. Ancora, il programma incentiva chi torna e crea un’impresa capace di dare lavoro in loco, garantendo a fondo perduto il 25% dell’investimento iniziale: le diverse decine di progetti finanziati nel solo 2009 hanno permesso di dare lavoro a ben 3mila persone. Oggi in Ecuador stiamo assistendo a una forte ripresa economica e istituzionale, per questo si promuove il ritorno degli emigrati.
Vita: Come è nata l’idea della Casa del migrante?
Luzón: Dalla volontà di dare un aiuto concreto ai migranti ecuadoriani sparsi nel mondo. Volute in prima persona dal presidente in carica, Rafael Correa, le Case del migrante sono state aperte dalla Senami nei quattro luoghi a maggior presenza di immigrati dell’Ecuador: Stati Uniti, Spagna, Venezuela e, appunto, Italia. La particolarità della Casa di Milano è l’essere in rete con almeno 90 associazioni di migranti connazionali sparse per l’Italia, vere e proprie antenne sul territorio. La Casa è inoltre destinata a chiunque abbia bisogno di uno spazio aggregativo, è sia sede di convegni che del gruppo dei Latin King milanesi (le seconde generazioni sudamericane, a volte protagoniste di misfatti ma che Luzón assicura essere per lo più “ragazzi con la testa sulle spalle”, ndr).
Vita: Quali altri servizi per chi rimane in Italia?
Luzón: Creiamo vincoli tra le varie comunità ecuadoriane, promuovendo la costituzione di associazioni e rafforzando quelle già esistenti dando loro consulenza. Quest’anno, inoltre, nascerà il Banco del migrante, attraverso la collaborazione di alcune banche italiane: servirà, tra l’altro, per rendere più facile l’invio di rimesse. Infine diamo assistenza legale e psichiatrica a ecuadoriani vittime di violazioni di diritti.
Vita: Regolari e irregolari?
Luzón: Certo. Per noi non fa differenza, non ci sono esseri umani “illegali”, piuttosto c’è chi compie pratiche fuorilegge, sono cose diverse. Non siamo d’accordo con la criminalizzazione del clandestino, per questo apriamo i nostri progetti a tutti, che abbiano il permesso di soggiorno o meno.


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