Non profit
Ecuador: Campagna riforma Banca mondiale su oleodotto
Conferenza stampa a Quito: la Campagna chiede a Bnl di aprire un dialogo sui possibili danni ambientali del progetto finanziato
La Campagna per la Riforma della Banca Mondiale ha presentato oggi a Quito, in una conferenza stampa tenuta presso la sede di Accion Ecologica (Amici della Terra Ecuador), la recente campagna lanciata in Italia contro la costruzione in Ecuador dell?oleodotto OCP ed i risultati della missione di campo condotta negli ultimi 10 giorni da Jaroslava Colajacomo lungo il tracciato del futuro oleodotto e nelle aree dell?Amazzonia orientale del cosidetto blocco 10 dove la compagnia italiana Agip opera dal 1987.
L?11 gennaio scorso numerose organizzazioni ambientaliste e di sviluppo italiane, insieme alla Federazione dei Verdi, hanno scritto alla Banca Nazionale del Lavoro per chiederle di ritirarsi dalla posizione di intermediario del prestito di 900 milioni di dollari contratto dal consorzio OCP con la Banca tedesca Westlandesbank. Il ruolo della BNL e? importante: la banca piazza sul mercato i titoli dell? OCP emessi dalla Westlandes e per questo le organizzazioni italiane hanno informato durante il mese scorso i cittadini italiani degli impatti disastrosi di un progetto finanziato usando anche i loro risparmi.
«Il primo risultato della campagna si è avuto con l?interessamento dei sindacati confederali e autonomi della BNL alla questione», recita una nota della campagna, «i sindacati hanno scritto all?amministratore delegato della banca e stanno sensibilizzando tutti i dipendenti. E? stata anche presentata un?interrogazione parlamentare al governo dal senatore verde Francesco Martone che chiedeva una sospensione del finanziamento della BNL».
La Campagna per la riforma della Banca mondiale si è riproposta attraverso questa missione non solo di verificare i problemi dell?OCP e di raccogliere informazioni ma anche di informare coloro che lottano localmente circa il coinvolgimento della BNL. «Gli impatti ambientali e sociali dell?OCP non sono l?unica cosa che ci preoccupa», ha dichiarato Jaroslava Colajacomo della Campagna.
«La perdita di economie locali sostenibili come la pesca e l?ecoturismo sono tra le altre. Ad Esmeralda, ad esempio, la pesca verrà compromessa dalla costruzione del terminale dell?oleodotto lasciando senza fonte di sostentamento almeno 6.000 famiglie, direttamente e comprometendo indirettamente l?economia di tutta la provincia per un totale di entrate di 300mila dollari al giorno. Anche i governi degli stati europei che fanno cooperazione internazionale con l?Ecuador dovrebbero prendere posizione contro l?OCP perché questo progetto va contro la politica di riduzione della povertà alla base degli aiuti. E questo chiederemo anche al governo italiano».
«Inoltre è chiaro, ormai, che non vi e?sviluppo locale adeguato per le popolazioni che soffrono gli impatti a fronte di un aumento del debito estero per il governo dell´Ecuador. Questo tipo di progetti ad alta intensità di capitali garantiti da banche internazionali ne sono la causa maggiore», continua la Colajacomo.
«La BNL è particolarmente presente in America latina dove ha varie filiali, a partire dalla martoriata Argentina. Il debito dell?Ecuador verso l?Italia è il più alto tra quello dei membri del club di Parigi. Si calcola che in futuro l?80% delle attività di estrazione serviranno a ripagare il debito. Vogliamo che la BNL accetti un dialogo sul progetto su questo e sull?urgenza per questa banca di adottare un comportamento etico che proibisca la distruzione di una delle ultime aree di foresta tropicale intatta al mondo e promuova nelle sue operazioni il rispetto dei diritti umani fondamentali».
Il consorzio OCP vede anche la partecipazione dell?Agip, ancora posseduta al 37% dallo Stato italiano. E? per questo che poche settimane fa a Porto Alegre è stata lanciata una campagna da parte di alcune organizzazioni italiane che fanno parte dell?Osservatorio sull?Agip per chiedere all?Agip di ritirarsi dal consorzio.
«L?Agip ha una lunga storia di impatti ambientali devastanti associati alle sue operazioni e di indifferenza alle violazioni dei diritti umani nelle zone dove opera. Personalmente sono stata in Nigeria e ho potuto constatare l?impatto fortemente negativo delle operazioni della compagnia italiana nel delta del Niger, dove opera da più di trenta anni. Nei miei dieci giorni di missione lungo le zone che verranno compromesse dalla costruzione dell?OCP ho potuto constatare che in Ecuador si sta preparando un disastro ambientale e sociale uguale se non maggiore a quello della Nigeria», ha concluso Jaroslava Colajacomo.
Info: jaro@crbm.org
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