Sostenibilità

Ecuador. Arrestato un verde italiano

E' Giuseppe De Marzo, incarcerato insieme a tre ecologisiti ecuadoriani. La notizia annunciata da Quito da Enzo Vitalesta

di Redazione

Giuseppe De Marzo, della Federazione dei Verdi è stato arrestato insieme a tre ecologisti ecuadoriani alle 9(le 15 in Italia) di martedì a Mindo, una delle oasi naturalistiche più importanti al mondo per biodiversità. I quattro ecologisti sono stati intercettati e arrestati nel Bosque protector de Mindo a circa duemila settecento metri di altezza, nel Cerro el Castillo, travestiti da lavoratori dell’Ocp (Oleoducto de crudo pesados) dopo una notte passata a investigare sulle devastazioni prodotte dalla costruzione dell’oleodotto.In mattinata i quattro hanno occupato la zona e bloccato i lavori con azioni di protesta pacifiche.L’azione è stata organizzata e coordinata insieme ad Accion por la vida di Mindo (cui appartengono i quattro ecuadoriani arrestati compreso il presidente Cesar Fiallo), Accion Ecologica, la Conaie (Confederazione nazionale indigena dell’Ecuador). In 150, tra studenti dell’Università Centrale di Quito e i rappresentanti di numerose associazioni ecologiste e sociali ecuadoriane, si sono riuniti davanti al Bosque de Mindo, sbarrandone l’accesso, per protestare contro l’arresto degli ecologisti e la costruzione dell’oleodotto. L’Ocp è un progetto da un miliardo e settecento milioni di dollari che riunisce un consorzio di alcune tra le più grandi multinazionali del petrolio. La Campagna italiana contro l’Ocp, di cui Giuseppe De Marzo è tra i promotori, non da tregua all’Eni-Agip (che partecipa al progetto con il 7,5% delle azioni) e alla Bnl che insieme ad altre banche private finanzia l?intera operazione per 50 milioni di dollari. Le numerose associazioni e Ong italiane che appoggiano l’azione del leader ecologista italiano (tra cui la Federazione dei Verdi, Ya basta, Associazione dei popoli minacciati, il settimanale Carta, Donne e ambiente, Comitato Uwa, Osservatorio Verde sulla Globalizzazione) chiedono con forza che l’Eni e Bnl escano dal progetto.


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