Formazione

Ecstasy, dimostrati gli effetti a lungo termine

Secondo una ricerca pubblicata su "American Journal of Psychiatry" possono indurre una sorta di invecchiamento precoce e definitivo

di Gabriella Meroni

Le droghe leggere come Ecstasy, Speed e altre non generare scompensi psicomotori per brevi periodi, ma i loro effetti sul cervello umano sono devastanti e definitivi, inducendo una sorta di invecchiamento precoce. Secondo una ricerca pubblicata su “American Journal of Psychiatry”, Nora Wolkow autrice dello studio e psichiatra presso il Brookhaven National Laboratori, spazza via le vecchie credenze. Si conoscevano già, prima d’ora, gli effetti delle metamfetamine, le droghe in grado di migliorare l’umore agendo sulla produzione del neurotrasmettitore dopammina. Ma ricerche condotte sugli animali avevano anche dimostrato come le metamfetamine, mentre stimolavano la produzione di dopammina, distruggevano le molecole che trasportano il neurotrasmettitore nelle varie regioni del cervello. Inoltre, mentre lo stimolo alla produzione di dopammina è di breve durata, il danno alle molecole adibite al trasporto continua per mesi dopo l’assunzione. Per verificare se gli stessi effetti avevano luogo anche nel cervello umano, la Wolkow ha richiesto la collaborazione di 15 soggetti, consumatori abituali di metamfetamina, e li ha messi a confronto con un gruppo di controllo. Utilizzando la Pet, una tecnica in grado di visualizzare le aree del cervello più attive, la ricercatrice ha scoperto che, nei soggetti che utilizzavano la sostanza stupefacente, la concentrazione di molecole del trasporto era del 20% inferiore al normale nelle aree preposte al movimento, alla concentrazione e alla decisione. La deficienza di trasportatori di dopammina permaneva anche settimane dopo la cessazione dell’uso della droga. In parole povere il cervello degli utilizzatori delle droghe “leggere” è simile a quello delle persone sane, ma con un’età di 20-30 anni più avanzata. Quindi, come le persone di una certa età, mostrano difficoltà nel muoversi, concentrarsi e ricordare, in conseguenza del fisiologico calo di molecole per il trasporto di dopammina. La cosa che risulta essere più preoccupante, a questo proposito, è che anche il morbo di Parkinson è causato dal progressivo malfunzionamento nella produzione e trasporto della dopammina nel cervello e esiste la possibilità che chi fa forte uso di queste sostanze possa avviarsi precocemente allo sviluppo della malattia.


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