Sostenibilità
‘Ecopiano per Milano’ (1991): radici di cultura generativa di sostenibilità
Smart Cities, Green Infrastructures, Net Zero Cities, Sustainable Cities, Urban Landscapes…:.
In piena emergenza climatica da riscaldamento globale, al tempo di Green Deal, Agenda 2030, SDGs, abbondano nuovi linguaggi e nuove terminologie, tra storytelling e greenwashing.
Un Paese, il nostro, allo stremo sui versanti sociale, economico, istituzionale, ripone la speranza di risollevarsi in un flusso di risorse europee che dovrebbe alimentare la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e concretizzare la Transizione verso un nuovo modello di produzione, consumo e vita improntato alla sostenibilità dello sviluppo.
Alle aree urbane e metropolitane, in cui vivono 3 Europei su 4, compete un ruolo essenziale per vincere la sfida di tale Transizione: in Italia, come sempre, si guarda a Milano (e alla Pianura Padana) come locomotiva della necessaria trasformazione generativa.
Conviene allora riflettere, combattendo lo ‘sbianchettamento’ della memoria in funzione ‘bridging the gap’, su come la locomotiva si sia misurata nel tempo con la sfida competitiva della qualità ambientale di territori, processi produttivi, prodotti (intesi come beni e servizi).
A cavallo tra ’80 e ’90 Milano fu fucina di pensiero e progettualità in tal senso. Ecco perché ritengo opportuno rammentare come milestone della nuova cultura dello sviluppo per l’area metropolitana ambrosiana sia stata nel 1991 la elaborazione di un ‘Ecopiano per Milano’da parte del Consorzio Milano Ricerche, Lombardia Risorse e CISE.
L’approccio sistemico adottato, analitico e progettuale, era coerente con la nascente cultura della sostenibilità: potrebbe essere utile approfondire la ricerca su come un percorso certo promettente sia stato contrastato da interessi conservativi e retrivi, zavorra che ha fatto perdere opportunità a Milano e al Paese, come mostra il contributo al documento di 30 anni fa:
Da Atti del Seminario ‘Un Ecopiano per Milano’, Comune di Milano, 27 Settembre 1991.
“Prof. Walter Ganapini, Direttore, Divisione Pianificazione e Sistemi, Lombardia Risorse.
‘L’Ecopiano come strumento di gestione integrata’
L’Ecopiano di Milano rappresenta, di fatto, una sfida culturale di non poco momento, cui si associano concretissimi ragionamenti circa le modalita’ di governo dello sviluppo di quella che è e vuole essere, la grande citta’ europea di questo Paese.
Gli elementi di disagio e di degrado, che sono venuti via via crescendo nella percezione della società milanese, hanno portato il Comune di Milano, a riflettere sulla tendenziale insufficienza degli approcci tradizionali al governo della variabile ambiente nel complesso ecosistema metropolitano. Cosa significa la nozione di sviluppo sostenibile nel caso di una grande area metropolitana ? Conosciamo bene il dibattito seguito al Rapporto Bruntdland ("Our common future"), quali ragionamenti si facciano attorno al concetto di "sostenibilità", da rapportarsi in continuo agli interrogativi circa le finalità.
Deve, ad esempio, intendersi per sostenibilità qualcosa che implicitamente richiami la nozione di limite, di esauribilità, nozioni che alle teorie economiche classiche non sempre paiono convenienti? Nell’affrontare quei nodi, tuttavia, alcuni punti debbono darsi per scontati, quali la necessità di risanamento dei problemi accumulati come background dalla nostra societa’ (es. bonifica di aree contaminate) così come di introdurre prevenzione nel nostro modo di utilizzare le risorse, di vivere, di consumare.
Prevenzione e risanamento sono i passaggi obbligati di ogni politica ambientale che voglia dirsi razionale.
Gli approcci disciplinari e settoriali poco ci aiutano: già dalla produzione dei saperi, fino alla gestione dei servizi, con l’intermedio di un complesso processo decisionale, l'approccio settoriale è approccio inconcludente, quando non dannoso.
Nasce da tale constatazione il consenso intorno alla nozione di lettura sistemica, di approccio sistemico alle questioni ambientali.
L’Ecosistema metropolitano va sempre letto in termini di reti e flussi, di materia di informazione, di energia; solo in tal modo è possibile analizzare e tentare di prevenire sinergie e antagonismi tra i fenomeni, con esiti certo diversi da quelli che risulterebbero dalla mera sommatoria delle analisi settoriali.
Tale nozione è enfatizzata nel capoverso del "Libro Verde sull’ambiente urbano" della CEE, che recita: "la soluzione dei problemi ambientali dello sviluppo delle aree metropolitane non deve essere intesa come sommatoria degli interventi settoriali".
Milano ha già obiettivi settoriali e relativi, più o meno efficaci, strumenti gestionali: non si può dire, ad esempio che strutture quali l'Azienda Energetica Milanese, l'Azienda Municipale dei Servizi Ambientali, la Metropolitana Milanese, l’Azienda di Trasporti di Milano, siano strutture che non reggono il confronto a scala europea, e però Milano vive problemi ambientali molto seri e non emerge la percezione che si siano fatti passi avanti decisivi per la loro soluzione.
Una nozione è passata: siamo di fronte ad una sfida globale, intervenire sulle tematiche ambientali significa intervenire su questioni per definizione trasversali che richiedono un approccio globale.
Vi è chi ritiene che, al riguardo, Milano stia diventando un sistema chiuso e conservativo, a fronte del Giappone, dell'Olanda o della Germania, dove il governo nazionale e il governo locale, di intesa con il sistema imprenditoriale e con le forze sociali più attive assumono l’ecoprodurre, l’ecoconsumare, l’ecovivere, come frontiera della competizione sul mercato globale.
Come tradurre in concreto, a Milano e nel sistema Italia, la nozione ormai universalmente accettata secondo la quale dobbiamo superare le modalità dissipative nell’uso delle risorse per arrivare a modalità questa volta intese termodinamicamente più conservative.
Secondo altri, però, occorre accordarsi anzitutto sui termini: Ecopiano non è il Piano Regolatore Ambientale, dell’Ecopiano deve darsi lettura come pianificazione strategica ambientale, di approccio processuale e negoziale. Molti attori, a Milano, e molti processi sono in movimento; all’Ecopiano spetta di interconnetterli razionalmente sul piano dello spazio, dei tempi, delle diverse capacità d’azione, della diversa capacità di imprimere accelerazione ai fenomeni.
Vi è poi chi ritiene che l’Ecopiano abbia da essere un modo per governare l’emergenza, al fine di governare la transizione da uno stato di emergenza pressochè permanente ad uno stato di ordine di un sistema complesso. Si impone una riflessione sulla nozione di incertezza: è noto come il convivere con la nozione di rischio, il convivere con la necessità di prendere decisioni in regime di incertezza e operando su sistemi complessi sia già cosa di ogni giorno.
Si propongono letture fondate sul ricorso ai rami stocastici della termodinamica come modalità che Prigogine e la sua scuola ci hanno da tanti anni offerto per ragionare su eventi che non ammettono letture deterministiche; sappiamo altresì che l’incertezza non può bloccare i processi decisionali in un mondo in così rapida evoluzione.
L'essere consapevoli che non si possa assolutamente simulare, e men che meno prevedere, l'evoluzione dei sistemi non può assolutamente imporci una sorta di "impotentia agendi", che aggraverebbe ulteriormente, fin quasi alla soglia della irreversibilità, la crisi ambientale. Si fa strada allora l’opzione di perseguire scelte, anche nel brevissimo termine, caratterizzate per l’essere tali da non generare certamente effetti irreversibili, le cosiddette "no regret actions". Il teleriscaldamento di Milano, la metanizzazione, il riciclaggio dei rifiuti, lo sviluppo della metropolitana, non possono essere scelte da rallentare: l’Ecopiano non è il luogo dell’attesa.
Nessun problema, però, è gestibile se non è conosciuto almeno nelle sue componenti fondamentali. Occorre quindi contestualmente avviare, non in funzione di blocco su ogni altra azione, una sistemazione organica integrata di tutte le conoscenze rispetto alle componenti ambientali: assume perciò un valore criticissimo la nozione di monitoraggio. Il monitoraggio non è inteso solo nell’accezione di completamento, arricchimento, interconnessione di strumenti e di sensori che ci dicano in tempo reale come stanno le acque, l’aria, o quali siano altri tipi di condizioni di contorno nei componenti ambientali.
L’accezione è quella, anche, di monitoraggio delle istanze sociali; lo sviluppo sostenibile per un ecosistema metropolitano ha senso solo e soltanto se accompagnato, dall’inizio, da una grande operazione di partecipazione e di sviluppo della democrazia. Questo sta in tutte le elaborazioni internazionali, sta nelle nostre esperienze; monitoraggio è anche chiamare ad esprimersi le istanze sociali Ulteriore valenza del monitoraggio è quella di "assessment" in corso d’opera delle azioni che si vanno ad intraprendere.
Forti sono le carenze del sistema Italia in materia di cultura della valutazione, dell’analisi di progetto in modo processuale, per la verifica ed eventuale rettifica in corso d’opera.
Altro importante elemento su cui riflettere sono gli strumenti di policy, gli strumenti normativi e gli organi e le procedure dell’amministrazione. Si deve ragionare sull’Ecopiano per l’area metropolitana milanese come luogo simbolico dell’accordo di programma innanzitutto fra le istituzioni, per rendere compatibili le proprie iniziative sin dal nascere e per organizzarle in un disegno progressivo che porti a risolvere i problemi della città.
C'è un elemento di sfida che ha una valenza etica in tutto questo. L'elemento di sfida è quello contro la rassegnazione, la saturazione e l’indifferenza, che sono tre mali gravissimi, che possono uccidere per l’appunto sul nascere la capacità di quello che, comunque, è il più vivace ecosistema urbano e imprenditoriale di questo Paese. Occorrono perciò partecipazione, informazione, sfida per la cultura di impresa dell’essere partecipe di un grande processo di competizione globale.
A Milano di cogliere questa opportunità.”
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