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Economia: Ue promuove la a-tax di Tremonti

«Resta solo da vedere se la natura volontaria del sistema non si rivelera' un disincentivo»

di Gabriella Meroni

La proposta di ‘A-tax’ lanciata da Giulio Tremonti per produrre risorse finanziarie aggiuntive a favore dei paesi in via di sviluppo incassa un giudizio sostanzialmente positivo dalla Commissione Ue: il maxi- rapporto ‘Risposte alle sfide della globalizzazione’ – che l’esecutivo Ue ha appena ultimato su mandato del Consiglio Ecofin e che sara’ approvato mercoledi’ – definisce infatti ”attraente” l’ipotesi del ministro dell’economia in quanto ”i potenziali introiti appaiono elevati”. ”La A-tax – afferma la Commissione nel documento, che l’Ansa e’ in grado di anticipare – non richiede un accordo internazionale ne’ per la raccolta ne’ per la gestione e l’ impiego delle risorse. E’ completamente volontario, visto che all’interno di ciascun paese cittadini ed imprese sono liberi di decidere di partecipare”. Proprio nella natura volontaria dello schema di Tremonti, tuttavia, Bruxelles identifica il suo ”maggior punto debole”. La ‘A-tax’ (o de-tax) e’ un’ idea alla quale Tremonti e’ molto affezionato: a fine settembre, durante la riunione informale dei ministri finanziari dell’Ue a Liegi, l’aveva presentata formalmente ai partner con un documento articolato. In quell’occasione, il Consiglio Ecofin aveva incaricato la Commissione Ue di effettuare uno studio sulle varie proposte di ‘tasse’ anti-speculazioni finanziarie (come la ‘Tobin tax’) e sulle possibili riforme a livello internazionale per ridurre i rischi della globalizzazione per i paesi piu’ poveri. Fu lo stesso ministro, a Liegi, a spiegare la ‘A-tax’: ”L’ idea e’ che lo stato detassi l’1% dei consumi e rinunci ad un introito fiscale se il compratore di un certo prodotto aderisce ad un’iniziativa a scopi umanitari sostenuta dal venditore. E’ una formula che non si applica solo ai mercati finanziari, che e’ piu’ efficace ed e’ fatta per la gente. Ha certo un maggior futuro della ‘Tobin Tax”’. Ora la Commissione Ue, nel suo ampio rapporto sulla globalizzazione, dedica un capitoletto anche all’ipotesi di Tremonti. Dopo averla descritta, il rapporto osserva che ”a parte il sussidio di carattere fiscale, il ruolo del governo sarebbe limitato al monitoraggio dei fondi etici e delle loro attivita”’. A rendere interessante la proposta e’ la sua potenziale ampia capacita’ di produrre risorse finanziarie: ”Se anche una quota modesta di negozi ed imprese decide di partecipare allo schema ed ipotizzando che un buon numero di consumatori approvi il progetto scelto dal venditore – osserva la Commissione – i fondi raccolti potrebbero essere di portata significativa”. Ma resta da vedere – sottolinea la Commissione – se la natura volontaria del sistema non si rivelera’ un disincentivo: lo schema si fonda infatti ”sull’ipotesi che le imprese siano preparate a rinunciare su base permanente all’1% del proprio fatturato. In termini di margini di profitto, questa quota sara’ molto piu’ grande. E mentre lo schema fornisce un incentivo attraverso lo sconto fiscale, non e’ chiara la ragione per cui i commercianti al dettaglio e le imprese sarebbero motivati a parteciparvi”. Tremonti, a suo tempo, aveva detto che la proposta meritava una riflessione per il suo ”valore etico”.


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