Politica

Economia sociale, il via libera dell’Europa

Approvata dal Parlamento europeo un'importante relazione

di Redazione

Obiettivo: dare maggiore visibilità e riconoscimento al settore Lo scorso 19 febbraio è stata definitivamente votata dal Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Bruxelles, la relazione sull’economia sociale proposta dall’onorevole Patrizia Toia, con 580 voti a favore, 27 contrari e 44 astenuti. È la conclusione di un lungo iter, iniziato su proposta dell’intergruppo Economia sociale del Parlamento europeo, che ad inizio legislatura aveva lanciato l’idea di un proprio parere d’iniziativa.
L’incarico fu affidato all’onorevole Toia, vice presidente dell’intergruppo. Il lungo e complesso meccanismo amministrativo del Parlamento sembrava non riuscire ad arrivare ad autorizzare l’inizio dei lavori per questa iniziativa entro la fine della legislatura. Per cui è stata quasi una sorpresa quando si è giunti all’accordo a distanza di tre anni dalla richiesta. L’accordo siglato dopo l’estate ha obbligato a tempi strettissimi per l’elaborazione del documento. Il testo risente un po’ delle sedimentazioni delle varie proposte, dell’inevitabile lavoro di mediazione e di compromesso sugli oltre ottanta emendamenti proposti in Commissione e di un po’ di ridondanza in alcuni passaggi.
L’obiettivo della risoluzione si può sintetizzare nei seguenti punti.
1) Dare maggiore visibilità e riconoscimento al settore e agli attori economici che lo compongono. Non si tratta di un settore marginale ma un comparto che a pieno titolo è una componente e non un impedimento del mercato unico europeo.
2) Cercare un riconoscimento statistico del settore sia in termini quantitativi che di peso economico.
3) Riconoscere e legittimare le componenti dell’economia sociale come partner sociali.
4) Invitare la Commissione europea a valutare e proporre le misure più appropriate per politiche di sostegno al settore.
Si tratta di un buon risultato in un momento chiave in vista delle elezioni europee e della designazione della nuova Commissione e in un contesto economico che fa guardare con più attenzione all’economia reale e alla pluralità dei modi di fare impresa.
È un ulteriore tassello nei pronunciamenti delle istituzioni europee grazie al quale poter rivendicare una particolare attenzione anche al nostro settore. E infine è un documento chiaramente a vocazione europea, ma che potrebbe dare qualche indicazione anche sul piano nazionale.
In Italia, ad esempio, potrebbe essere l’occasione per affrontare con maggior impegno il tentativo di chiarezza definitoria del settore dell’economia sociale, concetto che attualmente viene usato con molta disinvoltura per designare cose diverse. Sforzo definitorio che comporterà inevitabilmente un po’ più di precisione nel definire i contorni delle attuali forme di aggregazione.

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