Innovazione sociale
Economia sociale: cresce il modello Torino
Un Piano locale per l'economia sociale. Siglato sotto la Mole l'accordo tra Camera di Commercio e Città Metropolitana per definire obiettivi, azioni e strumenti di crescita su un territorio in cui gravitano oltre 4.200 realtà del Terzo settore
La vocazione di Torino per il sociale continua a portare frutti. Se fosse un albero, sarebbe un frassino, radici salde e profonde. È merito di una storia antica e di figure illustri, ma anche di un sentiero più recente, tracciato grazie a un lavoro corale che si arricchisce di nuovi tasselli. L’ultimo è l’accordo presentato questa mattina in Camera di Commercio: una collaborazione tra ente camerale e Città Metropolitana di Torino per dare vita a un Piano dedicato all’economia sociale nel Torinese che risponde a un’iniziativa fortemente voluta dalle istituzioni europee.
Una direzione tracciata dall’Unione Europea
«Riconoscere e sostenere il valore aggiunto specifico dell’economia sociale agevolando l’accesso al mercato del lavoro e promuovendo posti di lavoro di qualità per tutti, migliorando al contempo l’equità delle condizioni di lavoro, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, l’uguaglianza e la non discriminazione». La Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea agli Stati membri sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale ribadisce un concetto già espresso nel Piano di Azione per l’economia sociale: per perseguire i principi inseriti nel Pilastro europeo dei diritti sociali, le decisioni a livello locale possono svolgere un ruolo strategico. Per aumentare i livelli di occupazione e di competenze e ridurre il numero di persone a rischio povertà ed esclusione sociale entro il 2030, servono le comunità in cui operano i soggetti dell’economia sociale, realtà fortemente radicate sul territorio e che operano spesso con un’impostazione dal basso.
La strada tracciata da Torino e da alcuni altri territori richiede un salto di paradigma politico, unito alla riscoperta del valore dei processi trasformativi dal basso, scegliendo come unità di azione politica gli ecosistemi locali
Mario Calderini, portavoce di Torino Social Impact
Torino risponde presente con l’accordo tra Camera di Commercio e Città Metropolitana che darà vita a un ampio lavoro di ricognizione e coinvolgimento dei soggetti già attivi nell’economia sociale per stilare un elenco di obiettivi, strumenti e azioni. «Torino è nuovamente apripista», ha spiegato in conferenza stampa il segretario generale della Camera di Commercio Guido Bolatto. «La nostra esperienza, che ha portato alla nascita e allo sviluppo dell’ecosistema di Torino Social Impact con più di 300 realtà coinvolte e la nostra ampia rete di contatti risultano fondamentali per la redazione del Piano locale». La rete torinese guarda alla direzione tracciata a livello europeo ma anche al gruppo di lavoro “Economia sociale” avviato a maggio presso il Ministero Economia e Finanze coordinato dalla sottosegretaria onorevole Lucia Albano con l’obiettivo di dare seguito alla Raccomandazione del Consiglio Ue. «Il lavoro svolto», continua Bolatto, «ci accredita sempre di più come interlocutori strategici sia in ambito nazionale, al tavolo di lavoro con Ministero e sistema camerale nazionale, sia in ambito europeo dove siamo stati chiamati più volte a presentare il nostro modello di attività».
Torino non è un caso
Nell’area della Città metropolitana di Torino gravitano oltre 4.200 realtà fra associazioni, imprese sociali, organizzazioni di volontariato e altri enti che compongono il Terzo settore. Lo dice il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (dati maggio 2024). Si tratta del 3,4 per cento della presenza a livello nazionale e di oltre il 46 per cento delle 9.111 organizzazioni piemontesi. Per il 44 per cento si tratta di associazioni di promozione sociale, per il 32,3 per cento di organizzazioni di volontariato. A seguire si collocano le imprese sociali, con 576 realtà iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (il 13,6 per cento): quasi un’impresa sociale su due in Piemonte ha sede in provincia di Torino. Su scala italiana, Torino conta il 2,4 per cento delle imprese sociali.
A questo bacino si aggiungono le società benefit, forme organizzative for profit, che tuttavia perseguono finalità di beneficio comune secondo criteri di responsabilità e di sostenibilità: alla fine del primo trimestre 2024 sono 201 le società benefit iscritte all’anagrafe camerale torinese. Si tratta, per la quasi totalità, di società di capitali che impiegano poco meno di 4.400 addetti. «La Città metropolitana di Torino lavora per integrare il Piano d’Azione per l’economia sociale con il Piano strategico metropolitano», spiega Sonia Cambursano, consigliera della Città metropolitana di Torino. «L’ente investe nel programma InnoSocialMetro per aumentare la capacità delle micro e piccole imprese del territorio di generare, attraverso la propria attività for profit, impatti socialmente desiderabili: abbiamo messo a disposizione un sostegno finanziario composto da un contributo in conto interessi e da un contributo a fondo perduto, per un investimento totale di 1 milione e 300mila euro».
I dati diffusi questa mattina resituiscono la fotografia di una Torino che punta a essere uno dei posti migliori al mondo per l’economia sociale. È nato del resto con questa visione, su iniziativa della Camera di Commercio, il Comitato Imprenditorialità Sociale, promotore a sua volta della piattaforma Torino Social Impact, nata nel 2017 con il coinvolgimento iniziale di 12 partner e oggi modello virtuoso che aggrega oltre 300 realtà tra imprese, istituzioni, operatori finanziari e soggetti del terzo settore. Una risorsa fondamentale per la stesura del Piano locale. Per Mario Calderini, professore del Politecnico di Milano e portavoce di Torino Social Impact, «lo sfondo di questa iniziativa è disegnato dai documenti comunitari che attribuiscono all’impresa sociale un ruolo non solo di welfare e redistributivo, ma anche industriale e di sviluppo economico, considerando la social e impact economy nel perimetro delle politiche industriali per una crescita più equa e inclusiva. La strada tracciata da Torino e da alcuni altri territori che si stanno muovendo analogamente richiede questo salto di paradigma politico, unito alla riscoperta del valore dei processi trasformativi dal basso, scegliendo come unità di azione politica gli ecosistemi locali, pur nel quadro di un disegno nazionale».
In che cosa consiste il Piano
Una mappatura dei soggetti già attivi nel Torinese per definire obiettivi, azioni e strumenti da adottare. L’accordo punta a promuovere, attraverso un ampio processo di consultazione di tutti gli stakeholders, un nuovo modello di crescita economica su tutto il territorio della Città metropolitana, sostenendo ulteriormente lo sviluppo dell’economia sociale, favorendo la collaborazione pubblico-privata per l’impatto sociale e una transizione ambientale socialmente sostenibile. Servirà a convogliare le risorse per sfruttare al meglio le opportunità nazionali ed europee per l’economia sociale, a raccogliere e sistematizzare i dati sull’ecosistema sociale e a misurarne l’impatto.
La redazione del piano – che sarà ultimato entro la fine dell’anno – terrà conto dei lavori in atto al Mef e sarà strutturato a partire dallo schema della Raccomandazione Ue, focalizzandosi sulla promozione dell’accesso al mercato del lavoro e dell’inclusione sociale.
Le immagini sono di Torino Social Impact
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