Formazione
Economia. Scontro governo-Cgil e rottura con Cisl e Uil
Maroni chiede di riprendere la trattativa, Cofferati prosegue dritto sulla strada di un nuovo sciopero generale e accusa il governo di voler spaccare il sindacato. Rottura con Cisl e Uil
I problemi nel sindacato sono tutt’altro che risolti, quelli nell’esecutivo attenuati, ma in attesa del primo incontro tra le parti (martedì al ministero del Welfare) è il ministro Maroni a mostrare un ramoscello d’ulivo dopo la rottura di ieri con la Cgil. Il Governo punta a ”un nuovo patto sociale” sul lavoro e sul welfare e auspica che a questo nuovo accordo partecipi anche la Cgil. Così dice all’agenzia giornalistica Ansa il ministro. Roberto Maroni ritiene che dopo una ”fase di scontro” si possa riaprire ”una stagione di confronto e di dialogo” che può portare a un nuovo patto sociale. ”Esprimo grande soddisfazione – ha detto Maroni – per l’incontro di ieri a palazzo Chigi. Il Governo ha dimostrato grande senso di responsabilità così come le parti sociali intervenute all’incontro. Dopo una fase di scontro culminata con il grande sciopero generale – ha spiegato – ora si può finalmente riaprire una stagione di dialogo e di confronto che può portare a un nuovo patto sociale al quale mi auguro che anche una grande organizzazione come la Cgil, deposte le pregiudiziali ideologiche, voglia partecipare, per contribuire alla definizione del nuovo sistema di welfare”.
Pronta la risposta del leader Cgil: “Non ci sarà nessun patto sociale che porti la firma della Cgil che abbia al suo interno modifiche dell’articolo 18 e di diritti fondamentali delle persone”. “ll Governo – dice Cofferati – ha scelto la strada della drammatizzazione, della rottura tra i sindacati. Adesso se ne prende le responsabilita’ del caso. Non c’è nessuna pregiudiziale ideologica. Abbiamo contrarietà di merito, non siamo disponibili a negoziare la modifica dell’articolo 18 che rappresenta per noi un diritto fondamentale per milioni di persone”. Sulla decisione di negoziare presa ieri da Cisl e Uil, Cofferati dice di considerare la loro scelta “una scelta grave, lesiva del patto che avevamo preso con milioni di lavoratori, che avevano chiesto di scioperare per costringere il Governo a cambiare la sua delega previdenziale di cui il Governo non vuole discutere e a cancellare qualsiaasi intenzione negativa di carattere legislativo o contrattuale sui temi dell’articolo 18 e dell’arbitrato”.
Il leader della Cgil intanto si prepara a una lunga battaglia e nel prossimo direttivo (11 e 12 giugno) elencherà le tappe di una mobilitazione che porta dritto allo sciopero generale. E accusa Berlusconi di voler dividere il sindacato creandone uno di opposizione e un altro di governo. In casa Cisl e Uil c’è maretta e la giornata che precede il primo vertice deciso dopo la clamorosa divisione di venerdì, sarà piuttosto difficile. Nel sindacato di Angeletti, dopo una nottata di discussione, arriva un documento sul quale però pesano sei astensioni che approva la linea seguita dal segretario, ma mette il paletto sull’articolo 18. Sì all’avvio di “un confronto di merito a partire dal tavolo del mercato del lavoro, confermando le presenti tutele previste dall’art.18 e puntando ad acquisire con la trattativa soluzioni per allargare le tutele a chi oggi ne è privo”. Questa la sostanza di un dibattito “senza veli”, lo definiscono i partecipanti, nel quale è stata messa sotto accusa da alcuni e approvata da altri la condotta del leader dell’organizzazione che aveva portato nel pomeriggio di venerdì alla diffusione di un documento di fuoco da parte dei segretari confederali Pirani e Lotito. “E’ stata un’utile provocazione – dice il numero due Adriano Musi – Ora la risposta vera verrà dalla trattativa che era necessario fare. Vedremo se l’esecutivo vorrà davvero passare dalle parole ai fatti, la nostra linea è quella di allargare i diritti a chi ne è privo”. Non sono mancate anche le critiche alla decisione della Cgil di abbandonare il tavolo, ma soprattutto alle parole di Cofferati che non hanno nascosto il sospetto di un accordo preparato senza la Cgil: “Credo che sia opportuno che ognuno faccia valere le sue idee – continua Musi – Noi non ci siamo mai sognati di avanzare sospetti ai tempi di D’Alema e Amato quando si poteva ipotizzare che alcune cose non venissero fatte per non scontentare Cofferati”. E a dare il senso di pessimi rapporti, arriva anche una nota della segreteria: “E’ davvero curioso l’atteggiamento della Cgil – è scritto – Sino a pochi minuti prima dell’incontro con il Governo ha sostenuto che non avrebbe ripreso il confronto senza lo stralcio, ora ha deciso di partecipare a tre tavoli su quattro. Delle due l’una: o ha cambiato idea o ha ammesso che una qualche forma di stralcio, in realtà, c’è stata”.
In casa Cisl non va meglio. La discussione è rimandata a lunedì quando si riuniranno segreteria e direttivo (al mattino la prima e nel pomeriggio il secondo) ma a dire no a qualsiasi discussione sull’articolo 18 e a considerare “pericola” la trattativa sono sicuramente i metalmeccanici (lo dice chiaramente il segretario Giorgio Caprioli), ma anche i bancari, la maggioranza dei tessili e poi molte regioni del centro-nord. Perplesso, fin da ieri il segretario confederale Giovanni Guerisoli, preoccupato per la situazione anche il segretario confederale Giorgio Santini, d’accordo pienamente con Savino Pezzotta il segretario confederale Raffaele Bonanni. “Non ci sono alternative al confronto – dice Pierpaolo Baretta, che però avverte che sui licenziamenti la Cisl – non ha cambiato idea”. Lunedì c’è chi tenterà di inchiodare l’organizzazione tutta a una presa di posizione chiara sull’articolo 18: “non si tocca” e chi punterà a costruire una piattaforma da portare alla trattativa. “Dobbiamo dire ai nostri iscritti, ai lavoratori cosa vogliamo – spiega Baretta – Quattro punti per ognuno dei quattro tavoli in modo che sia chiara la nostra posizione, in modo che chi rappresentiamo sappia su cosa stiamo trattando. Perché trattare si deve e la Cgil fa un grosso errore a non esserci”.
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