Sostenibilità

Ecologia. Cristina Barchi. La palma di Majorca

Ha iniziato una battaglia per difendere l’isola dagli speculatori. Scrivendo una guida che è una sfida. E diventando una bandiera della cultura no global.

di Carlotta Jesi

La vita non è pericolosa per i molti uomini che fanno del male, ma per i molti che si siedono a guardare cosa succede. Animo!». C?è chi in fondo ai suoi messaggi email mette indirizzo e numero di telefono e chi, come Cristina Barchi, questa frase di Albert Einstein. Con un?aggiunta personale in spagnolo, fra due punti esclamativi: ¡Animo!, muoviti, datti da fare. Come fa lei, senza fermarsi un attimo, da vent?anni. Diciassettenne, lascia Madrid e la sua famiglia. Destinazione: New York, Londra, di nuovo Madrid, ancora Londra, Mallorca. L?isola al centro del Mediterraneo dove Cristina vive da qualche anno. E dove, a 38 anni, dopo aver fatto la giornalista, la Pr, la corrispondente dall?estero e l?anchorwoman, ha fondato la casa editrice Todo Sostenible. Per pubblicare un unico libro, Mallorca SoStenible. «Una guida turistica di 400 pagine, in quattro lingue, per scoprire dove nuotare, mangiare, dormire, fare shopping, vestirsi, andare in spiaggia, riciclare, fare giardinaggio e volontariato sull?isola in maniera responsabile», spiega quasi senza prendere fiato leggendo il comunicato stampa con cui lo scorso 5 dicembre ha lanciato il suo libro. Con l?appoggio di Camper, Javier Mariscal e Diandra Douglas. Rispettivamente: l?azienda calzaturiera più trendy del momento, il designer più famoso di Spagna che ha firmato layout e illustrazioni della guida, e l?ex moglie di Michael Douglas, una dei vip più di moda a Mallorca. Non male per un?editrice alle prime armi. Tutto qui?, viene da chiederle. «No», risponde serissima, «oltre che una guida turistica, Mallorca SoStenibile è una guida per cambiare stile di vita». Vita: E diventare cosa? Che stile propone? Cristina Barchi: Se vuoi sapere che consumatrice sono, come vesto e cosa mangio, perdi tempo. So che il nostro potere sta in parte in quello che consumiamo, ma non è questo discorso che mi interessa. Facendo l?identikit del perfetto cittadino o turista responsabile, corri il rischio che chi legge non si senta all?altezza della situazione. E molli il colpo. Più che stili di vita, propongo modelli di compromesso. Delle scelte che si fanno per non rinunciare alla nostra dignità. E per rispondere alle nuove generazione che, un domani, potrebbero trovarsi a vivere in un mondo peggiore del nostro e a chiederci: tu dov?eri? Cosa facevi perché non succedesse? Più che come ti vesti e che cosa mangi, secondo me conta il primo passo che hai fatto in direzione della responsabilità. Che ti ha dato un sacco di energie e ha fatto seguire il resto, comprese le scelte di look. Vita: Qual è stato il suo primo passo? Barchi: Smettere di scrivere su temi che non mi interessavano e per giornali in cui non credevo. Una decisione che ha scatenato una lunga serie di reazioni a catena. Una per tutta: quando ho iniziato a scrivere di marketing sociale, mi ha notato la Camper. Mi ha chiamato a coordinare il suo dipartimento per la responsabilità sociale e a curare il suo catalogo. E l?anno scorso mi ha anticipato lo stipendio mese dopo mese perché potessi coprire i costi della guida. Potevo diventare una famosa conduttrice televisiva, e una cretina integrale. Invece faccio un?informazione alternativa, e sono contenta. Vita: «Se non ti piacciono i media, diventa i media». Sembra di sentir parlare Naomi Klein, l?autrice di No Logo. Vuole diventare anche lei un punto di riferimento per i new global? Barchi: I new global o la new society non credo che abbiano più bisogno di leader. Di grandi guru da seguire. Vita: Perché? Barchi: Perché è seguendo dei modelli così, puntando tutto su certe persone, che abbiamo creato il mondo che critichiamo. La forza del movimento new global è la sua trasversalità. Costruire un mondo diverso, oggi, è un desiderio globale di tutti. E costruire una new society è una scelta e un compito personale di tutti. Il cambiamento che stiamo vivendo è straordinario per il gran numero di persone che riguarda e per la profondità con cui viene vissuto individualmente. Vita: Perché ha deciso di partire proprio da Majorca a costruire la sua new society? Barchi: Vivo qui. In quest?isola c?è tutto il peggio e tutto il meglio della terra. Da una parte i grandi gruppi nordeuropei che si impongono sull?ambiente e le persone in modo monopolistico, non democratico e non onesto costruendo villaggi turistici e golf club in cui l?impresa edilizia è straniera, gli architetti sono stranieri e perfino i mobili dell?arredamento in stile mediterraneo sono prodotti in Germania. Dall?altra, ci sono le persone che hanno scelto di essere responsabili, che vivono qui rispettando l?isola, il suo ecosistema e i suoi abitanti. Mallorca SoStenibile è uno strumento per incoraggiare questa seconda categoria di persone e per far sì che diventino sempre di più. Spero serva a far incontrare il calzolaio di qui, che crede nelle tradizioni, col turista che monta tetti fotovoltaici sulla sua nuova casa. Vita: E per le aziende straniere? Barchi: A loro rispondo con l?ironia. Quando scopri che una multinazionale tedesca costruisce un albergo con ingresso riservato a Claudia Schiffer, con tanto di scala mobile che sale e scende dalle colline di ulivi, cosa fai?La prendi in giro. Come fa Leo Bassi, un artista italiano che vive qui. Ha organizzato un pullman che porta a fotografare i giocatori di golf sui campi invece che i maiorchini al lavoro. Vita: Sta suggerendo nuove tecniche di lotta ecologista? Da eco warrior? Barchi: Più che un guerriero, mi definisco un?attivista dell?ecologia. La costruzione di un mondo diverso è sempre più una scelta personale. Un venire a patti passo dopo passo. Il mondo non è tutto bianco o nero. Ci sono anche aziende profit, come la Camper, che ti consentono di lavorare per lei senza annullare te come persona e senza danneggiare l?ambiente. E poi ci sono scelte personali come quelle di Mariscal e di Diandra Douglas, anche loro sono dei modelli di compromesso. Vita: Perché ha voluto coinvolgerli? Barchi: Nel caso di Javier, perché è todo sostenible. Coerente con il messaggio di cambiamento culturale ed etico che voglio dare con la guida: coltiva un orto biologico all?interno della fabbrica di Barcellona che qualche anno fa ha ristrutturato e trasformato nel suo ufficio, ha fatto in modo che nel suo studio si lavori come in una cooperativa e quando il ritmo diventa insostenibile, molla tutto e va a fare il bagno in mare coi suoi collaboratori. Vita: E Diandra Douglas? Barchi: Il suo ex marito è uno dei tanti vip che sfruttano l?isola, la usano per speculazioni finanziarie. Come Annie Lennox, la mia vicina di casa qui nel centro antico di Palma. Ha un palazzo che mi aveva promesso di trasformare in centro culturale e invece è diventato un alveare di appartamenti. Diandra è diversa. A settembre, proprio nelle fasi finali della guida, eravamo rimasti a corto di fondi. Lei era a New York, occupatissima ad aiutare con la sua fondazione le vittime degli attentati alle torri gemelle. Ma ha fatto di tutto per farci arrivare il denaro. Vita: E le vendite come vanno? Barchi: Bene, ma l?importante è che altri copino la nostra idea. Input Associazioni, ong e singoli cittadini che vogliono beneficiare dell?esperienza di Cristina, la trovano qui: cbarchi@arrakis.es


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