Welfare

Ecco quel che abbiamo detto al Presidente Mattarella

Ieri al Quirinale, in occasione della Giornata Nazionale delle Disabilità Intellettive, le Associazioni hanno incontrato privatamente il Presidente della Repubblica. Gli hanno portato un documento comune, con criticità e proposte. «Noi ci siamo, senza mugugni improduttivi e senza sconti accomodanti, nè ora nè mai»

di Sara De Carli

L’incontro di ieri al Quirinale, in occasione della Giornata Nazionale delle Disabilità Intellettive, è stato anche un’importante occasione, per le Associazioni coinvolte, di incontrare privatamente il Presidente Sergio Mattarella e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. In questo incontro, che ha preceduto la cerimonia, le associazioni – Federazioni FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e le associazioni Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), Angsa Onlus(Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ed AIPD Onlus (Associazione Nazionale Persone Down) – hanno presentato un documento che descrive le condizioni in cui oltre 2 milioni di cittadini italiani e loro familiari vivono ancora oggi nel nostro Paese. Sono state indicate le priorità per superare le tante criticità, formulando proposte affinché ciascuna persona con disabilità, con i giusti sostegni e supporti, venga messa in condizione di pari opportunità e quindi non sia più discriminata.

Un discorso pieno di dignità e orgoglio. Ecco in sintesi cosa hanno detto le associazioni al Presidente (in allegato il documento integrale).

Integrazione bye bye
«La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ci indica la strada, ci suggerisce il modo concreto di operare improntando azioni e politiche volte all’inclusione sociale. Non più verso l’integrazione. Il termine “integrazione” conserva un retrogusto amaro: quello di un corpo estraneo accolto in un contesto altrimenti ostile. L’inclusione presuppone invece un profondo e convinto ripensamento di quel contesto, adeguandolo alle esigenze di tutti».

I pregiudizi
«Prevale ancora oggi il pregiudizio – da cui scaturisce un approccio paternalistico e uno stigma di improduttività – verso le persone con disabilità, soprattutto verso quelle con disabilità intellettiva. Un muro di pregiudizi, anche inconsapevoli, talvolta apparentemente innocui, difficili da abbattere nei sentimenti e nelle coscienze delle persone. La disabilità non è dipendenza: se vengono loro offerte condizioni idonee, le persone con disabilità studiano, lavorano, praticano sport, vanno in vacanza, hanno amici, formano famiglie, frequentano cinema, teatri, musei, discoteche, ristoranti e pub…».

Cittadini, non malati
«Siamo cittadini innanzitutto, non malati, non incapaci, nonostante secoli di segregazione e di invisibilità abbia creato una immagine luttuosa e deformata della disabilità. Per usare le parole di Ban Ki Moon occorre costruire un cambio di paradigma, una vera e propria rivoluzione copernicana a partire dall'approccio: non più malati ma persone. Occorre creare, favorire, promuovere e garantire quelle condizioni idonee che diano cittadinanza e pari dignità alle persone con disabilità intellettiva ed alle loro famiglie».

Oltre la rabbia
«Abbiamo imparato a superare la sterile rabbia e l’improduttivo mugugno: siamo a disposizione con le esperienze quotidiane di quelle oltre 2 milioni di cittadini per migliorare la condizione di vita delle tante persone con disabilità intellettiva nel nostro Paese, ma anche la generale qualità della convivenza civile».

Le urgenze
«Maggiore attenzione alle politiche di inclusione e pari opportunità; Rendere praticabili i progetti di vita delle persone dopo di noi e durante noi; garantire risorse e norme coerenti Livelli essenziali di assistenza per i disturbi dello spettro autistico; garanzia e qualità dell’inclusione scolastica; garanzia di inclusione lavorativa e promozione dell’occupabilità».

Nessuno sconto accomodante
«Noi ci stiamo Signor Presidente, come movimento maturo e consapevole di tutti dibattiti più attuali, non solo quelli di “settore”.
Vogliamo e dobbiamo esserci, come persone con disabilità e come familiari consci del nostro orgoglio e della nostra dignità su cui non facciamo sconti a nessuno e su cui non vi sono e non vi saranno accomodamenti ragionevoli né oggi, né mai».

In foto, Gabriele Naretto al pianoforte.

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