Salute

«Ecco perchè Schifani sbaglia»

Le repliche bipartisan e della presidente onoraria dell'associazione delle vittime della Talidomide al presidente del Senato che aveva annunciato il suo impegno contro la sperimentazioni sugli animali

di Redazione

Non si sono fatte attendere le repliche alla dichiarazione di guerra del presidente del Senato Renato Schifani contro la vivisezione (leggi la notizia nelle correlate nella colonna di destra). Fra i primi ad intervenire il senatore Carlo Giovanardi, collega di partito dello stesso Schifani: «La normativa in vigore oggi in tutto il mondo impone obbligatoriamente che un farmaco sia testato su due specie di animali prima di provarlo su uomini e donne e poterlo successivamente metterlo in commercio, l'effetto della proibizione sarebbe soltanto quello di distruggere la ricerca scientifica in Italia a favore di paesi dove non esiste nessun rispetto e nessuna tutela per il benessere animale».

«Il rispetto per gli animali è fondamentale ma a mio parere – sottolinea da parte sua il democratico Ignazio Marino – chi vuole vietare l'allevamento di animali destinati alla sperimentazione nel nostro Paese sbaglia per tre motivi. Nessun organismo nazionale e internazionale autorizzerebbe mai l'uso clinico, sull'uomo, di una molecola che non sia stata precedentemente sperimentata su due specie animali. In secondo luogo, il periodo difficilissimo che stiamo vivendo dal punto di vista economico non puo' essere affrontato dando una chance in piu' alle imprese farmaceutiche per delocalizzare: si calcola che, se gli allevamenti chiuderanno, oltre 10mila ricercatori perderanno il posto e probabilmente saranno costretti ad andare all'estero».

Infine Nadia Malavasi presidente onoraria di TAI ONLUS (l'associazione delle vittime della Talidomide) ha annunciato la richiesta di un incontro al Presidente del Senato «per sottolineare con forza che proprio la diffusione di un farmaco, senza averlo prima sperimentato adeguatamente sugli animali, è stata la causa della tragedia che ha coinvolto migliaia di persone in tutto il mondo». 

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