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Ecco perchè la Turchia deve entrare in Europa
Parla Kamel Kılıçdaroğlu, segretario del primo partito di opposizione turca: Bruxelles ha bisogno di Ankara per gestire la crisi immigratoria e giocare un ruolo da protagonista in Medio Oriente
«Se l’Europa vuole avere credibilità e influenza in Medio Oriente ed essere in grado di gestire le crisi come il conflitto in Siria invece che subirle, deve far entrare la Turchia in Europa. Attualmente siamo un partner ma non un membro. Invece noi turchi ambiamo a far parte nel club democratico e libertario europeo con tutti i diritti e doveri. Lo vogliamo fortemente». Non lascia spazio alle interpretazioni il pensiero di Kamel Kılıçdaroğlu, segretario del CHP, il Partito popolare repubblicano, il primo partito di opposizione Turca, intervenendo al FEPS ( Foundation for European Progressive Studies) un think tank progressista con sede a Bruxelles.
«Negli anni 60» spiega il leader «riponevamo grandi speranze nell’Europa. Entrare nel club avrebbe favorito la nostra democrazia, l’uguaglianza di genere e il paese sarebbe stato più sicuro. Oggi la fotografia del paese è meno luminosa. I processi democratici si sono fermati da quando l'Akp ha vinto le elezioni nel 2002. Il partito di matrice islamica aveva promesso la democrazia. Le aspettative» si lamenta Kılıçdaroğlu «però sono state tradite».
A Bruxelles per galvanizzare i supporter turchi in vista delle elezioni anticipate che si terranno il primo novembre (i turchi erano andati a votare lo scorso 7 giugno, ma da allora nessun partito era riuscito a dare vita ad un esecutivo) il segretario fa il punto anche sulla crisi dei migranti. E lo fa senza peli sulla lingua. «L’Europa è brava a compilare report. Sono mesi che vari funzionari europei vengono da noi a controllare come stiamo gestendo e trattando 2 milioni di profughi la cui maggioranza è siriana. Ci hanno fatto tanti complimenti perché ci stiamo occupando di loro senza alcuna reticenza, fornendo case, sanità, mandando i bambini a scuola.
Ma da quando i rifugiati si sono affacciati ai confini per dirigersi verso i paesi europei, i funzionari e politici europei hanno incominciato a metterci pressione e a chiederci come mai li lasciamo andare via. L’Europa ha chiuso gli occhi per troppo tempo sulla questione profughi. Oggi il problema dei rifugiati è la sua più grande preoccupazione. Non fatevi ingannare dalla distanza geografica. Di questo passo, la guerra in Siria busserà alle vostre porte. Per non parlare della lentezza con cui la Ue si muove. I processi decisionali sono troppo lenti».
Nel discorso di Kılıçdaroğlu non poteva mancare la questione curda. Secondo il segretario, Erdogan sbaglia ad usare la forza. «Le soluzioni militari devono essere tolte dell’agenda in modo permanente. L’Akp non sta portando avanti una politica di pace ma specula sulla speranza della pace ottenuta con la forza per obiettivi politici». Kılıçdaroğlu ritiene inevitabile concedere ai curdi lo status di cittadini di prima classe con gli stessi diritti dei turchi. «Una soluzione permanente alla questione curda» precisa Kılıçdaroğlu «può diventare realtà solo attraverso la democratizzazione della Turchia sulla base di un sistema di “Equal Citizenship” in cui tutti i cittadini sono trattati alla pari indipendente dal loro background identitario, convinzioni religiose e stili di vita. La discriminazione identitarie e quelle generate dalle convinzioni religiose devono terminare. Il Partito di Erdogan è fondamentalmente contro il principio di pari cittadinanza e punta alla creazione del one party goverment».
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