Cronache russe
Ecco perché la Moldavia, europea d’un soffio, lo sarà sempre di più
Chișinău ha scelto l'Europa. La vittoria di misura della presidente Maia Sandu spinta dagli expat e forse, se avesse votato completamente la Transinatria, il "no" avrebbe prevalso. Ma secondo alcuni osservatori, nel tempo Putin non riuscirà a destabilizzarla, perché i giovani hanno chiaro che il modello "homo sovieticus" non ha nulla da offrire loro
I risultati del referendum in Moldavia sull’adesione all’Unione europea sono abbastanza scoraggianti e non danno grande speranza per il futuro. Ben 14mila voti sono stati dati infatti ai sostenitori della scelta europea dai cittadini moldavi che vivono e lavorano in Europa. In Italia, ad esempio, sono stati aperti più di 40 seggi elettorali.
In termini percentuali, il voto per la scelta europea è stato del 50,46% contro il 49,54%, una differenza di poco più dell’1%.
Attesa una vittoria schiacciante
I sondaggi d’opinione avevano predetto una vittoria al referendum per i sostenitori del percorso europeo e una vittoria schiacciante per l’attuale presidente della Moldavia, Maia Sandu.
La realtà si è rivelata decisamente più complicata, smentendo tutte le previsioni di osservatori e analisti che regalavano a Sandu la presidenza al primo turno.
È del tutto possibile che i sondaggi non abbiano tenuto conto delle intenzioni di coloro che hanno avuto difficoltà a rispondere, che gli intervistati abbiano anche nascosto la loro reale scelta, e non è chiaro quale contributo abbia dato la diaspora moldava a tale risultato, dato che i sondaggi sono stati fatti solo in Moldavia.
I voti “comprati” da Mosca?
Ci sarà un secondo turno per le presidenziali, e se il candidato presidenziale filo-russo Alexandru Stoianoglo riuscirà a mobilitare l’elettorato di protesta, che ora è distribuito tra gli altri tre candidati, allora la vittoria di Sandu difficilmente sarà possibile. Anche se si crede ai 140mila voti “comprati” dalle forze filo-russe (e bisognerebbe intendersi su cosa significhi “comprati”), se essi non sono ancora stati utilizzati e quindi la scelta viene ritardata, è comunque evidente che la società moldava è estremamente divisa.
Quanto accaduto può essere considerato una vittoria per Vladimir Putin? Sì e no.
Certo, la propaganda funziona e la paura di diventare ancora più poveri, nella già povera Moldavia, condiziona gli elettori ben più delle promesse di un’Europa ricca, in cui potranno vivere bene e riccamente. Anche la guerra in Ucraina ricorda a tutti ciò che accade a coloro che non seguono le politiche di Putin. Inoltre in Moldavia c’è la Transnistria territorio non controllato dal governo centrale, così come in Ucraina dal 2014, c’erano aree filo-russe fuori dal controllo di Kiev.
Se la Transinatria avesse votato completamente
Secondo Sergei Chernyshov, dottore in Storia e collaboratore dell’Università della Ruhr a Bochum (Germania), se i seggi elettorali fossero stati organizzati in misura sufficiente in questo territorio (ma sarebbe interessante capire anche perché non siano stati organizzati, ad esempio, da forze filo-russe), allora la percentuale contraria alla scelta europea e a Maia Sandu sarebbe stata significativamente più alta.
Insomma, la paura della guerra e il timore dei prezzi elevati del petrolio e del gas sono motivanti più di qualsiasi propaganda. Non comprendiamo il meccanismo di riproduzione dell’homo sovieticus, della mentalità sovietica, continua Chernyshov, e purtroppo non è consuetudine parlarne pubblicamente, ma la mentalità sovietica è molto diffusa in tutta l’ex Unione Sovietica.
«E Putin, essendo lui stesso un uomo sovietico, coglie facilmente questi segnali e agisce secondo le aspettative. Ciò significa che il problema non è tanto Putin o il suo entourage, ma lo stato della persona, dell’individuo, in tutto lo spazio post-sovietico”, conclude.
La fallacia del modello homo sovieticus
Perché in futuro, in termini strategici, questa sarà una perdita per il numero uno del Cremlino? Perché non ha nulla da offrire, non ha un’immagine chiara del futuro, né per la Russia né per i suoi vicini. Se l’Unione europea, nonostante tutti i problemi e le difficoltà, rappresenta una prospettiva attraente, comprensibile e visibile, la Russia totalitaria non può essere un modello del genere.
Ciò significa che per le generazioni più giovani, tutta questa retorica pseudo-tradizionalista di Putin non ha senso. È puro suono. Finora, demograficamente, la maggioranza degli elettori sono generazioni più anziane, e i giovani sono rappresentati in modo non significativo. Ma con il passare del tempo, verosimilmente tra non più di 10 anni, la scelta europea diventerà inevitabile.
A meno che, ovviamente, Putin non riesca a dimostrare che il modello totalitario di sviluppo, sullo sfondo delle sfide sempre crescenti del nostro tempo, è più efficace, davvero più efficace anche dal punto di vista gestionale. Cioè, alla fine, l’uomo post-sovietico si trova di fronte a una scelta esistenziale: se è pronto a sacrificare la sua libertà in cambio di sicurezza e cibo sulla tavola.
Nella foto di apertura, di AP Photo/Vadim Ghirda/LaPresse, le operazioni di voto a Chișinău, capitale moldava.
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