Non profit

Ecco l’ospedale pediatrico di Soleterre Onlus

Consentirà di nascere in sicurezza e di curarsi a 3mila bambini tra RDC e Repubblica Centrafricana

di Benedetta Verrini

Curerà oltre 3mila bambini tra Congo e Repubblica Centrafricana: è il nuovo progetto di Soleterre in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo.

L’associazione riferisce che lo scorso mercoledì 21 luglio dal porto di Brindisi sono partiti 8 container con la supervisione di WFP-UNHRD, su mandato del Ministero degli Affari Esteri Italiano (Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, Ufficio Emergenze) con destinazione Zongo, proprio sopra l’equatore.

Gli 8 container accorpati daranno vita a una doppia sala operatoria e a una sala di terapia intensiva che insieme alla costruzione di un reparto di maternità e di una pediatria permetteranno di far nascere sani i piccoli congolesi e anche di curare 3.000 bambini e donne della R.D. Congo e profughi della Repubblica Centrafricana.

Testimonial di questo progetto è la Iena Giulio Golia, che con Fabbrica del Sorriso, iniziativa benefica di MediaFriends Onlus, permetterà di finanziare trasporto e allestimento dell’ospedale.

Il progetto “Le cure si muovono in Africa: Un ospedale chirurgico pediatrico mobile nel cuore dell’Africa” è realizzato in collaborazione con la Congregazione delle Figlie di S. Giuseppe di Genoni e con la onlus Magic Amor.
“Un carico di speranza sta attraversando il mare sino al Cameroun”, scrivono da Soleterre, “dove via terra procederà fino alla Repubblica Centrafricana, per arrivare infine a Zongo”.

L’ospedale è in viaggio verso un paese dove un bambino rischia di non nascere vivo e di morire prima di compiere 5 anni.
Per seguire il viaggio dell’ospedale online visita il sito: http://www.soleterre.org/ospedaledeibambini/

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.