Sostenibilità
Ecco l’Italia della mobilità condivisa
Il Rapporto Nazionale realizzato dall’Osservatorio Sharing Mobility sottolinea che continua la crescita dei servizi “sharing” nelle città italiane. Più di un milione gli utenti del carsharing in Italia e il bikesharing è il primo in Europa per estensione. Aumenta anche il numero dei veicoli a “zero emissioni”
di Redazione
La mobilità condivisa è in costante crescita ed evoluzione. Sono 18,1 milioni gli italiani che possono usufruire di almeno un servizio di mobilità condivisa (28% della popolazione italiana). Secondo una recente indagine dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort, due cittadini su tre conoscono bene il carsharing o almeno ne hanno sentito parlare e sono disposti ad utilizzarlo principalmente in alternativa agli spostamenti con l’auto di proprietà (54,5% degli intervistati). In Italia i servizi che hanno avuto maggiore diffusione nell’ultimo anno sono il bikesharing, il carsharing, ma anche il carpooling, lo scootersharing e il bus sharing, oltre alle nuove App, che in un’unica piattaforma permettono di prenotare e acquistare tutta la sharing mobility a disposizione nelle città italiane. Questo successo è confermato anche dai numeri che negli ultimi anni sono lievitati, arrivando a circa 40.000 biciclette offerte in bikesharing in 265 Comuni, circa 8.000 auto in carsharing per 1.077.589 utenti, nelle due formule free floating (l’auto che si preleva e si lascia ovunque) e station-based (si preleva e lascia in appositi spazi) e a circa 2,5 milioni di utenti per il carpooling extraurbano. Continua inoltre a salire il numero di veicoli a zero emissioni, è elettrico infatti il 27% degli scooter e delle auto condivise che circolano nelle città italiane. Nel triennio 2015-2017 i principali servizi di mobilità condivisa sono aumentati del 50%. Dal punto di vista territoriale, le regioni del sud hanno fatto registrare una crescita più forte della mobilità condivisa con un più 57% nel triennio e Milano si conferma il fiore all’ occhiello in Italia per sharing mobility.
La seconda Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility, organizzata dall’ Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility (nato da un’iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e composto da 80 membri fra cui tutti gli operatori di sharing), in partnership con Deloitte e Gruppo FSI, che si è svolta oggi nella Stazione Termini di Roma (a testimonianza del fatto che le stazioni ferroviarie possono divenire gli “hub” della mobilità integrata e condivisa in Italia), ha fatto il punto sullo stato dell’ arte della sharing mobility italiana ed ha ospitato la presentazione del Secondo Rapporto Nazionale sulla sharing mobility.
«La mobilità condivisa – ha affermato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – è uno dei comparti trainanti di quella rivoluzione della sostenibilità dei trasporti urbani che è essenziale per assicurare standard qualità dell’ambiente e della vita nelle città. I trasporti incidono infatti in maniera significativa sull’inquinamento atmosferico urbano che, soprattutto nella pianura padana, segna ancora ripetuti superamenti delle soglie imposte dalle norme nazionali ed europee. Ma il traffico è anche uno dei principali fattori di stress della vita in città. Condividere mezzi, tragitti, viaggi, spostamenti casa-lavoro è u modo concreto e anche “sociale” per aiutare le città ad essere più a misura di essere umano. Il ministero in questi anni ha finanziato progetti di 573 interventi per 625 milioni in favore di 169 enti locali in materia di mobilità sostenibile e nell’ultimo anno ha promosso e finanziato oltre 80 progetti per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola presentati dai comuni italiani. E’ questa la direzione giusta per un’Italia migliore e più green».
«La mobilità passeggeri –ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile- è eminentemente un fenomeno urbano, e gran parte degli spostamenti avviene in città. Questo significa anche che gli impatti negativi della mobilità si riscontrano nelle nostre città, dove vi è il maggior numero di persone esposte. È però proprio in città che ci sono le maggiori opportunità perché il modello di mobilità individuale venga messo in discussione da quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata»
Il Rapporto nazionale offre una panoramica completa sulla mobilità condivisa in Italia,. Ecco una sintesi:
Bikesharing primo in Europa con circa 40.000 bici condivise in 265 comuni
In Italia nell’ultimo anno il bikesharing è cresciuto del 147%. La crescita delle flotte a disposizione ha permesso che un numero maggiore di italiani si sia avvicinato all’uso della bicicletta e rivelato come sia assolutamente improrogabile l’ampliamento dello spazio a disposizione per la ciclabilità nelle città.
L’Italia con 265 comuni ed altri enti territoriali in cui è attivo il bikesharing e 39.500 bici condivise, è il paese europeo in cui la diffusione, in termini di numero di servizi attivi, è più alta. La grande novità dell’ultimo anno nei servizi di bikesharing è l’avvento anche in Italia del bikesharing “free floating”, realizzato dai grandi operatori a livello mondiale come Mobike, Ofo e Obike che negli ultimi mesi hanno attivato il servizio in alcune medio-grandi città del centro-nord (tra cui Milano, Firenze, Roma e Torino) con 22.800 biciclette condivise. Le principali aziende che forniscono sistemi di Bikesharing “dock-station” in Italia sono: Bicincittà, operativo in 121 comuni per un totale di 7.056 biciclette e 1.535 stazioni, Clear Channel presente su Milano e Verona con 4.900 biciclette e 305 stazioni, Ecospazio operativo in 89 comuni con 1.034 biciclette e 135 stazioni. TMR srl, che ha nel 2016 istallato il sistema di Palermo e di altri 16 comuni con 659 biciclette. Più di due terzi del totale delle biciclette in condivisione i circola però sulle strade di sole 4 città: Milano (44%), Torino(13%), Firenze (8%), Roma (5%).
Carsharing, in 5 anni quintuplica l’ offerta di auto, Milano al top
Nel 2017 è stato superato il milione di iscritti in Italia, con 7.679 veicoli e 35 città interessate. Nel 2016 sono stati fatti complessivamente circa 8 milioni di noleggi con una percorrenza complessiva di 62 milioni di veicoli km. Il numero di veicoli condivisi globalmente in Italia tra il 2013 e il 2017 è quintuplicato, mentre il numero degli iscritti e dei noleggi è cresciuto rispettivamente di diciotto e trentasette volte. In particolare si riscontra negli ultimi 12 mesi un aumento non solo del numero di auto condivise, ma anche del numero di noleggi giornalieri per auto, che consente al servizio di guadagnare in redditività ed efficienza. Ad esempio oggi un’auto in carsharing a Milano viene noleggiata in media 5 volte al giorno, cioè il doppio dei valori medi del 2013.
La diffusione dei due operatori storici (car2go e Enjoy) si stabilizza ma con l’ingresso a Milano di uno dei più grandi operatori a livello mondiale (DriveNow) e l’aumento della diffusione delle auto elettriche condivise (grazie a Sharen’Go, E-Vai e Blue-Torino) il Carsharing italiano ha innestato un’altra marcia, anche dal punto di vista della riduzione delle emissioni. Non solo persone, ma anche cose. Dal 20 marzo il vehicle sharing di Eni, è partito, primo nel mondo, con un nuovo servizio sperimentale dedicato al trasporto condiviso di “cose”, in partnership commerciale con Fiat, che vedrà circolare 50 Doblò Cargo rossi inizialmente nelle città di Milano, Roma e Torino sia a benzina, sia bi-fuel (benzina e metano).Nota dolente: purtroppo i servizi di carsharing in Italia sono ancora concentrati per la maggior parte in poche aree urbane. Dei 7.679 veicoli in car sharing censiti al 31/12/2017, il 43% è infatti al servizio della sola città di Milano, seguita da Roma con il 24% dei veicoli, Torino con 15% dei veicoli e Firenze con l’8%. Milano resta quindi leader per mobilità condivisa con quasi 3400 auto, 16.650 bici, e più di 100 scooters elettrici; a breve sarà attivo il servizio di car pooling con sosta gratuita in alcune aree sperimentali in città. e tutta l’offerta dei mezzi pubblici, taxi, car sharing, bike sharing, scooter sharing sarà fruibile a breve in un’unica App.
Carpooling, 2,5 mln gli utenti del servizio extraurbano, +350% in città
Si tratta di un servizio che consente di condividere con altre persone uno spostamento in automobile (potrebbe essere considerato un’evoluzione tecnologica dell’autostop). In Italia continua a crescere l’utilizzo del Carpooling di media e lunga distanza, offerto da BlaBla Car, che ha raggiunto nel 2017 2,5 milioni di iscritti in Italia ma anche, e questa è la novità, dedicato agli spostamenti casa-lavoro e agli altri spostamenti urbani, con numerosi operatori: Clacsoon, , Zego, Moovit, Scooterino, Jojob, UP2GO e Bepooler, che registrano gli iscritti in forte crescita nel triennio 2015-2017, passando dai 72 mila circa del 2015 ai 265 mila registrati alla fine dello scorso anno ( con una crescita del 350%).
Scootersharing, il 68% della flotta è elettrico
Una novità importante dell’ultimo anno è rappresentata dalla rapida diffusione dello scootersharing elettrico, con gli operatori Ecooltra e Mimoto, che hanno iniziato il servizio nel 2017 a Roma e Milano guidando la penetrazione della motorizzazione elettrica anche per il mondo delle due ruote. Totalmente assenti nel 2016, gli scooter elettrici rappresentano invece a dicembre 2017 ben il 68% della flotta complessiva, Segue lo stesso trend di crescita anche il numero di noleggi che nel 2017 sono stati circa 250 mila, aumentati dell’11% rispetto all’anno precedente.
Journey planners, App e aggregatori, la nuova frontiera della sharing mobility
Cresce il numero di App dedicate all’ aggregazione e journey planning dei principali servizi della mobilità condivisa urbana. Free2Move è l’ultimo operatore ad essere sbarcato sul mercato, aggiungendosi a Urbi, già operativa dal 2016, e a Moovit, operativa dal 2013, mentre Omoove, leader in Italia e in Europa per l’offerta di soluzioni tecnologiche end-to-end per la mobilità condivisa, offre agli operatori del settore un’applicazione completamente personalizzabile in grado di gestire contemporaneamente il carsharing free floating e quello station based. Cresce dunque il numero di applicazioni, così come anche il numero di città dove è possibile trovare soluzioni di servizi integrati e pianificazione degli spostamenti. Sono 43 oggi le città e gli ambiti territoriali dove è possibile scaricare un app e accedere a questi servizi, cresciuti costantemente dal 2013 con una percentuale media dell’80% in 5 anni. Le App aiutano anche i servizi di trasporto pubblico tradizionale a migliorare l’offerta: l’App “Mytaxi”, disponibile in 70 città di 13 paesi con 11 milioni di utenti nel mondo è stata lanciata in Italia da 2 anni e vede già3.000 tassisti affiliati, di cui 850 a Milano, 2.000 a Roma e 150 a Torino.
La Sostenibilità e le tendenze della mobilità futura
I giovani preferiscono la sharing alla proprietà dei mezzi: dalla relazione di. Luigi Onorato, partner di Deloitte, è emerso che il tasso di motorizzazione (numero di auto su 100 persone) degli italiani tra i 18 e i 45 anni è passato dal 53% del 2005 al 37% del 2016 e a ciò ha contribuito anche la diffusione del carpooling e del carsharing.
La sharing mobility e il trasporto pubblico sono alleati per la sostenibilità ambientale delle città: se cresceranno insieme nei prossimi anni, permetteranno di ridurre drasticamente l’uso dell’auto privata e delle emissioni inquinanti. L’OCSE (International Transport Forum) ha realizzato una simulazione sulla città di Lisbona illuminante: se si usassero solo veicoli condivisi e trasporto pubblico in città, si potrebbe realizzare lo stesso numero totale di spostamenti giornalieri, ma con una riduzione sino al 90% del numero di auto, con imponenti vantaggi per la qualità dell’aria e per le emissioni di CO2, ed un risparmio di spazio enorme. Viceversa, se la diffusione dei veicoli elettrici e a guida autonoma– prevista per i prossimi anni- non fosse accompagnata alla sharing e al forte utilizzo del trasporto pubblico e all’elettrificazione, gli effetti sarebbero devastanti: i km percorsi ogni giorno dai veicoli in circolazione potrebbero aumentare anche del doppio, con conseguente danno sanitario e ambientale.
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