Volontariato

Ecco le signore dell’emergenza

Sono responsabili delle più importanti agenzie umanitarie mondiali e gestiscono budget di migliaia di miliardi.

di Gabriella Meroni

Risolvere le emergenze mondiali? Nutrire legioni di affamati? Curare milioni di malati? È un lavoro da donne. Non a caso in questi anni Novanta sono tutte donne i capi (direttrici o presidenti) delle più importanti agenzie umanitarie mondiali, dopo decenni di potere maschile. Una gigantesca macchina umanitaria che costa all?Onu 11 mila miliardi di lire l?anno, catastrofi escluse. Catherine Bertini (Pam), Sadako Ogata (Acnur), Carol Bellamy (Unicef), Mary Robinson (Commissione diritti umani Onu), Gro Harlem Brundtland (Oms), Astrid Heiber (Federazione Internazionale della Croce Rossa) gestiscono budget da migliaia di miliardi l?anno (solo il Pam, solo nel ?98 ha gestito oltre 2200 miliardi) viaggiano da un capo all?altro del pianeta e hanno dovuto affrontare negli ultimi 12 mesi disastri epocali come il ciclone Mitch in Centroamerica, le inondazioni in Bangladesh, le migrazioni forzate in Sudan, la guerra in Kosovo, i terremoti di Colombia e Turchia. Altro che femminucce. La rivoluzione femminile In Italia, Maria Pia Garavaglia è a capo della Croce Rossa Italiana e vicepresidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa, un?organizzazione che nel mondo conta più uomini che donne. Primo presidente eletto della storia della Cri, va molto fiera del suo essere donna e membro del club delle signore dell?emergenza. Un gruppo affiatato, che ha subito voluto incontrarsi, come non era mai avvenuto prima. «Sì», spiega la presidente, ex deputato e ministro della Sanità tra ?93 e ?94. «Una delle novità di questa ?rivoluzione femminile? è stata che adesso i responsabili delle varie agenzie umanitarie si parlano, si coordinano. Prima non era così. Adesso si lavora insieme e i risultati si vedono: nel caso del trattato di Ottawa contro le mine, o della istituzione del Tribunale penale internazionale, ci siamo battute tutte per l?affermazione di un diverso ordine mondiale». Come mai secondo lei questo affacciarsi alla ribalta ? Cosa è successo in questi ultimi anni? «C?è stato un contropiede femminile», spiega Maria Pia Garavaglia. «Alle donne sono stati sempre affidati i ministeri come le Politiche sociali e la Sanità che erano considerati residuali, poco importanti. Invece col tempo si è visto che sono questi i posti chiave, sia in termini di potere, perché far stare meglio le persone porta consenso, sia in termini di competenze, perché occuparsi di poveri e di malati è una delle cose più difficili del mondo. Così le donne sono diventate vere professioniste e oggi sono pronte per i posti di responsabilità. Hanno capito per prime che i servizi alla persona sono la base per lo sviluppo di ogni Paese, e quindi del mondo». Ma non sarà un ghetto? Il posto di commissario straordinario per il Kosovo è andato a un uomo, il francese Kouchner. «Ma l?altro candidato era una donna, la Bonino, fino a ieri a capo di Echo, l?agenzia umanitaria della Ue. Mica un circolo amatoriale». Tutto iniziò con Indira e Simone In effetti, la strada percorsa dalle donne è stata tortuosa e tutta in salita. Sono passati 33 anni da quando Indira Ghandi divenne presidente dell?India, e le fu perdonato solo per il fatto di essere la figlia di un uomo irripetibile. Poi ci fu Golda Meir, che ricostruì lo Stato di Israele. Pioniere della politica e dell?impegno civile, che hanno aperto un varco pur essendo costrette a volte a comportarsi come uomini. Poi vennero le femministe, in Europa ci fu Simone Veil («un modello» dice la Garavaglia), e poi le centinaia di leader di associazioni e organismi della società civile. Una donna, una conquista. «Per fortuna le apripista non servono più» continua la Garavaglia. Ma lei preferisce lavorare con gli uomini o con le donne? «Per molti anni, in politica, ho lavorato solo con uomini, perché di donne non ce n?era. Ma oggi quando ho a che fare con una persona intelligente, dinamica e competente non riesco più a distinguere se è un uomo o una donna. Una preferenza, però, ce l?avrei…». Per le donne? «Per il modo in cui lavorano le donne. Sono più sintetiche e dirette. Sa qual è la differenza tra un ufficio di presidenza retto da un uomo e uno retto da una donna? Quello della donna ha la metà del personale, ed è tutto operativo». Davvero niente male. Ma la forza delle signore dell?emergenza basterà per affrontare il terremoto in Turchia? Maria Pia Garavaglia spera di sì, ma… «A giudicare dai risultati della nostra raccolta fondi, dovrei essere pessimista. In una settimana siamo arrivati a poche decine di milioni, un segnale sconfortante. Forse il Kosovo ha assorbito molte energie degli italiani e ora siamo in una situazione di stallo». Già, il Kosovo. Anche per la Croce Rossa la guerra è finita? «Tutt?altro. Ci siamo spostati dall?Albania a Kosovo e Montenegro, dove gestiamo un campo di accoglienza per Rom. Certo anche qui la generosità della gente non è più la stessa: quando i giornali distolgono l?attenzione le offerte crollano. Ma noi andiamo avanti». Ma non sarà, perdoni la forzatura, che nel mondo ci sono troppe emergenze? «Le emergenze ci sono, i conti aperti sono tantissimi, ed è inutile chiedere fondi se prima non si informa l?opinione pubblica. Ma c?è dell?altro: se l?Occidente trattasse i Paesi del Sud del mondo alla pari, senza considerarli neo-colonie o soggetti a cui fare l?elemosina, le emergenze si risolverebbero prima o per lo meno si affronterebbero in uno spirito di collaborazione e non di sudditanza». Un lavoro da donne? «Le donne hanno una dote preziosa: la capacità di immedesimarsi, di chiedersi ?di che cosa avrei bisogno se fossi un profugo del Sudan, o un alluvionato dell?Honduras? Come mi sentirei? Quanto potrei aspettare??. Se tutti gli uomini, specie chi ha le leve del potere finanziario, fossero capaci di pensare in questo modo, il mondo sarebbe migliore». Mary Robinson Da Capo di Stato ad Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. È la storia di Mary Robinson, avvocato irlandese di 51 anni che il 9 giugno del 1997 Kofi Hannan ha nominato alla guida dell?Agenzia Onu per le libertà fondamentali degli uomini. Valori che la Robinson sposa giovanissima al Trinity College di Dublino, dove a venticinque anni diventa professoressa di diritto costituzionale. Ma è dal Collegio degli avvocati di Inghilterra, in cui Mary entra nel 1973, che la difesa dei diritti umani diventa veramente il centro della sua vita e della sua carriera. Cattolica e sposata con un protestante, nel 1990 diventa presidente d?Irlanda conquistando il 93% dell?elettorato con un semplice slogan: «la mano che dondola la culla può far dondolare anche il sistema». Come presidente irlandese è il primo Capo di Stato a visitare il Ruanda dopo il genocidio e l?unico a essere intervenuto alla Conferenza Mondiale sulle libertà fondamentali tenutasi a Ginevra nel 1993 con un discorso sui diritti umani agli albori del ventunesimo secolo. Da Ginevra oggi controlla l?Agenzia Onu per i diritti umani. Sadako Ogata Nata a Tokyo nel 1927, dal 18 febbraio 1991 è l?Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e gestisce1520 miliardi di lire l?anno. Al Palazzo di vetro approda per la prima volta nel 1976 come ministro plenipotenziario della Missione Giapponese e, dopo un anno trascorso alla guida dell?Unicef, nel 1982 inizia a lavorare nella Commissione dell?Onu sui diritti umani. Un impegno cui la Ogata, sposata e madre di due figli, ha dedicato anche la maggior parte di una lunghissima carriera universitaria che da Tokyo la porta nelle più prestigiose università americane. A Washington, dove nel 1953 Sadako fa un master in Relazioni Internazionali e a Berkley, che nel 1963 la laurea professore in Scienze Politiche e inizia a pubblicare i suoi studi sulla situazione dei diritti umani e dei rifugiati in Asia. Lunghi anni di insegnamento e militanza in difesa delle libertà fondamentali le valgono la nomina a capo della Facoltà di Studi Stranieri presso l?Università Sophia di Tokyo nel 1989 e la qualifica di esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar nel 1990. Rieletta a capo dell?Unhcr per ben due volte, resterà in carica fino al 2000. Carol Bellamy «Ho il miglior lavoro del mondo», ha dichiarato a centinaia di giornalisti Carol Bellamy durante la sua prima conferenza stampa come Direttore Esecutivo dell?Unicef. L?organizzazione delle Nazioni Unite fondata nel 1946 per difendere i diritti dei bambini di tutto il mondo di cui Carol prende le redini succedendo a James Grant nel 1995 e gestendo un budget di quasi 1 miliardo di dollari l?anno. Da allora per garantire un futuro a tutti i bambini e migliorare le condizioni di vita e di salute dei più sfortunati Carol ha impiegato competenze maturate nel corso di una lunghissima e variegata carriera. A lavorare la Bellamy inizia infatti come professionista di investimenti bancari, dopo un paio d?anni diventa Presidente del New York City Council e, prima di approdare al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, dirige i Corpi di Pace degli Stati Uniti. Un lavoro che, dal suo ufficio di Washington e soprattutto sul campo nei più grandi conflitti del mondo, arricchisce i Corpi di Pace di oltre mille volontari. Catherine Bertini Nata a New York il 30 marzo del 1950, dal 1992 gestisce 1,3 miliardi di dollari l?anno come direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale. Incarico a cui Catherine approda dopo una lunga carriera al servizio dei poveri e dei bisognosi. A indirizzare le sue conoscenze verso programmi di sviluppo e assistenza inizia infatti all?Istituto di Studi Politici dell?università di Harward e, dopo lunghi anni di lavoro volontario presso charities americane che lavorano con donne maltrattate e bambini, comincia a metterli in pratica lavorando per agenzie private e governative. Tra il 1977 e il 1987 supervisiona le attività filantropiche e le relazioni con il governo della Container Corporation of America e, dall?inizio degli anni Novanta, inizia a fare i conti con i problemi del Welfare e le grandi emergenze umanitarie. Come segretaria per la famiglia del Dipartimento di Servizi sociali, nel 1989 elabora un piano di riforma delle leggi federali sull?assistenza e le opportunità di formazione per le donne e nel 1992, passata al dipartimento dell?Agricoltura, dirige tredici progetti di sostegno alimentare di cui beneficiano 25 milioni di bambini. Gro Brundtland Da piccola il dottor Gro Brundtland, nata a Olso il 20 aprile del 1939, e dal 21 luglio dello scorso anno direttore generale dell?Organizzazione Mondiale della Sanità, voleva fare il medico. Per l?esattezza l?esperto in medicina della riabilitazione, il lavoro che suo padre svolge per le Nazioni Unite fin dal 1950 abituandola a viaggiare per il mondo. Fino a raggiungere la Scuola di Salute Pubblica dell?Università di Harward, dove Gro arriva fresca di laurea in medicina e di maternità e incomincia a studiare i legami tra salute e ambiente. Conoscenze che, tornata a Oslo nel 1965, mette in pratica per nove anni lavorando presso il ministero della Salute per il benessere dei bambini e la prevenzione del cancro. Nel 1974 diventa ministro dell?Ambiente e dal 1989 al 1996 è primo ministro della Norvegia. Da capo del governo riconosciuto a livello internazionale per le sue conoscenze scientifiche e doti manageriali all?Oms il passo è breve: nel gennaio del 1998 l?Organizzazione Mondiale della Sanità la nomina direttore generale e pochi mesi più tardi pone effettivamente nelle sue mani il destino di milioni di esseri umani. Astrid Heiberg Madre di due figli, dal novembre del 1997 dirige la Federazione Internazionale della Croce Rossa. Un incarico cui Astrid approda dopo una lunga carriera all?insegna della difesa dei diritti umani e del volontariato. Dal 1980, infatti, combina la sua attività di professoressa di psichiatria con l?impegno politico in favore dei consumatori e della famiglia come membro del partito conservatore norvegese. Con le grandi emergenze umanitarie entra in contatto in Georgia e Zambia, dove monitora le elezioni insieme ad osservatori internazionali, e lavorando come rappresentante norvegese presso il comitato del Consiglio Europeo per la prevenzione della tortura e delle punizioni degradanti per gli esseri umani. Entrata nella Croce Rossa norvegese come semplice volontaria all?inizio degli anni Ottanta, ne diventa presidente nel 1993. Prima donna ad essere eletta a capo della Federazione Internazionale, ha lasciato l?insegnamento universitario per dedicarsi a tempo pieno all?impegno umanitario.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA