Welfare

Ecco le mie idee per cominciare a cambiare

La ministra Livia Turco replica e rilancia

di Giuseppe Picciano

Signora ministra, i vescovi accusano i politici di immobilismo. La Chiesa si è espressa a favore del minimo vitale con la sua voce più autorevole, il Papa. Lei come risponde? «Il minimo vitale? Si figuri se io non sono d?accordo. Sono d?accordissimo, l?Italia si deve dotare del minimo vitale come accade per altri Paesi europei. Il problema è trovare i soldi…». E se lo dice lei, la ministra Livia Turco, che è riuscita a strappare ben 900 miliardi per il suo ?piano minori?, vuol dire che il problema è proprio questo. Ma la ministra, oltre a rispondere, rilancia. «Nel decreto legge 449 sulle iniziative a sostegno della famiglia abbiamo previsto forme di integrazione economiche per persone senza reddito e con figli a carico, che si trovano quindi in condizioni di povertà. Non si tratta di una misura propriamente contro la disoccupazione, ma è chiaro che la povertà è congiunta alla mancanza di lavoro. Su questo do ragione ai sindacati». Quindi c?è una concreta necessità di politiche per il lavoro? «Certamente. Senza politiche per il lavoro è evidente che le sacche di povertà sono destinate ad allargarsi, e sarà sempre più difficile fare fronte alle situazioni di vecchia e nuova povertà senza scadere nel mero assistenzialismo. D?altra parte quando parlo di minimo vitale non mi riferisco certo a forme di sussidio pure e semplici, ma a quello che abbiamo definito un reddito minimo di inserimento». Cioè? «Un aiuto per le persone che non hanno un reddito sufficiente a mantenersi. Penso per esempio alle donne sole con figli a carico che magari lavorano ma non ce la fanno a tirare avanti. Sono le persone di cui oggi nessuna legge si occupa. Oppure ai tossicodipendenti che pur essendo usciti dalla droga non riescono a trovare lavoro». Però finiamo sempre a parlare del lavoro che non c?è… «Sì, ma distinguiamo le varie situazioni. Il reddito di inserimento non si attaglia per esempio a chi è stato espulso dal ciclo produttivo, perché è già tutelato da altre forme di indennità per il solo fatto di aver avuto rapporti con il mondo lavorativo. Neppure penso agli anziani, che sono tutelati dalla legge sull?assegno sociale. È insufficiente? Sì, però esiste. Invece ci sono categorie di persone su cui la mancanza o l?insufficienza del lavoro si fa sentire in modo più pesante, soprattutto in presenza di figli minori. È a questi che va indirizzato il reddito di inserimento». Con quali modalità? «Sulle modalità e i criteri siamo ancora in alto mare perché si tratta di una proposta di legge. La Finanziaria si limita a parlare di soggetti in condizioni di povertà: sarà il decreto attuativo a stabilire le condizioni, entrando nel merito. La cosa fondamentale da tenere presente è che comunque non si tratterà di una misura assistenzialistica, ma inserita in un progetto più ampio di reinserimento sociale. Anche perché intravedo un rischio…». Quale? «Il solito: che qualcuno se ne approfitti, specialmente nel caso di disoccupati. Ma anche in questo caso l?antidoto ci sarebbe: prevedere sussidi temporanei e poi fare le dovute verifiche. Quello che vorrei evitare più di tutto, insomma, è cronicizzare la disoccupazione. Quella sarebbe una vera sconfitta».


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