Non profit

Ecco la radiografia del servizio civile dal 2007 a oggi

Arci servizio civile raccoglie i dati relativi a enti, progetti presentati, approvati e messi a bando, rapporto tra enti pubblic ed enti non profit sia a livello nazionale che regionale, rilevando differenze, andamenti e particolarità. Un rapporto tutto da leggere, che alleghiamo

di Daniele Biella

I numeri del servizio civile come non li abbiamo mai avuti: questo è l’obiettivo della certosina pubblicazione curata da Arci servizio civile e intitolata “Il bando di servizio civile nazionale 2015 – Dati, elaborazioni, considerazioni, serie storiche”, disponibile in allegato.

Un lavoro sia orizzontale, sul bando chiuso a maggio di quest’anno, confrontato con i dati regionali, sia verticale, in quanto prende in considerazioni numeri riguardanti il mondo del servizio civile (entri accreditati, progetti presentati e via dicendo) dal 2007 a oggi, “ovvero da quando è stato raggiunto l’Accordo con le Regioni che ha sancito la nascita degli albi regionali e dei nuovi criteri di valutazione dei progetti”, specifica Licio Palazzini, presidente di Arci servizio civile e della Cnesc, Conferenza nazionale enti di servizio civile.

Vari i livelli di analisi e le differenze: “nelle tabelle si possono trovare le percentuali di progetti depositati per ciascun ente e quelli poi finiti a bando, così come il peso di ogni ente sul proprio albo, in particolare quelle sopra il 10% di posti assegnati sul totale (tabella 8, ndr), oppure il rapporto tra i posti assegnati agli enti pubblici e quelli al non profit, con la relativa incidenza regione per regione”, specifica Palazzini. Il quadro è differente per ogni realtà, tanto da far individuare ad Arci servizio civile almeno tre tipologie di assegnazioni di posti a livello complessivo, ovvero graduatorie “a libera competizione di qualità”, “a partecipazione ristretta”, “a equità distributiva”. Con specifici esempi: l’Albo nazionale Italia, Sicilia, Puglia e Toscana rientrano nel primo, l’Albo estero, Piemonte e Lombardia nel secondo, Emilia Romagna, Sardegna e Calabria nel terzo (vedi pag. 25)”, illustra Palazzini.

La mole di dati raccolta nello studio sarà molto utile per affrontare le nuove sfide del servizio civile: “l’aspetto più che positivo è che per recuperare tutti i dati non ci si è dovuti scontrare con tempi di attesa lunghissimi, dato che sia l’Ufficio nazionale servizio civile che molte Regioni li rendono pubblici di volta in volta, mentre altri enti regionali si sono dimostrati collaborativi fin da subito nel fornirceli”, conclude Palazzini.

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