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Ecco la piazza che vuol cacciare Morsi
«Ha usato il Corano per prendere il potere» spiegano per le strade de il Cairo
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Per un Paese arabo ricco di risorse naturali come l’Egitto è l’ennesima contraddizione, ma la vera causa è il tracollo del turismo dall’inizio della Primavera araba. La mancanza di valuta estera ha provocato un deficit della bilancia commerciale, rendendo impossibile acquistare il petrolio, e così lungo l’autostrada verso la periferia sud del Cairo si vedono decine di auto rimaste a secco nel bel mezzo della carreggiata. Assim fa l’albergatore e anche lui gira con al collo il cartellino rosso contro Morsi. Alla domanda se non siano proprio le manifestazioni a fare scappare i turisti, lui alla vigilia della grande proteste risponde: «In Egitto è in corso una rivoluzione, e le rivoluzioni hanno bisogno di tempo. Non possiamo pensare di cambiare il Paese dalla sera alla mattina, e per questo è importante che la gente scenda in piazza e continui a farlo finché avremo ottenuto i nostri obiettivi. Se perdo qualche cliente non importa, ma gli europei devono sapere che anche a pochi metri da piazza Tahrir non corrono assolutamente nessun rischio».
Quando però la mattina dopo mi vede uscire in fretta e furia dall’albergo mi scongiura di fare attenzione e di non muovere un passo fuori dalla hall senza un egiziano che mi guidi per la città in rivolta: «Sappiamo cosa sono le rivoluzioni, e per uno straniero i rischi sono ancora più grandi». Chi crede che a contestare il presidente dei Fratelli musulmani siano soprattutto cristiani e nostalgici di Mubarak si sbaglia di grosso, ma i cristiani in piazza ci sono eccome. Padre Boutros, un sacerdote copto, indossa una lunga tonaca nera e guarda il corteo sfilare sorridendo con aria soddisfatta. «Spero che vada tutto bene – risponde a chi gli chiede che cosa ne pensa -. In piazza ci sono milioni di egiziani, ma anche i sostenitori di Morsi sono numerosi e temo che si verifichino incidenti. L’Egitto non ha bisogno di una rivoluzione, ma di un ritorno alla normalità, a una condizione in cui non si fanno differenze tra persone sulla base della religione, della cultura e dell’estrazione sociale. La Chiesa non si è pronunciata ufficialmente a favore o contro la protesta, ma i cristiani manifestano insieme agli altri contro Morsi e anch’io che sono un prete sono sceso in strada come tutti».
Nadine è una ragazza cristiana e sorseggia il tè in attesa di unirsi al corteo. «È difficile dire se dopo la salita al potere di Morsi la situazione per i cristiani sia peggiorata, ma da parte del governo c’è la tendenza a prendere di mira tutti coloro che non fanno parte dei Fratelli musulmani e più in generale che sono anti-musulmani o contrari al regime. La versione della Sharia che Morsi sta introducendo nel Paese è pericolosa tanto per i musulmani quanto per i non musulmani. Gli stessi musulmani liberali non riescono ad accettare questa interpretazione della legge islamica. Proprio per questo, chiunque ha deciso di scendere in strada a protestare, musulmani e cristiani, giovani e donne, bambini e anziani».
da ilsussidiario.net di Pietro Vernizzi
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