Formazione

Ecco la Paranza, la nostra cura per il rione Sanità

Napoli Cultura, arte e accoglienza per far rinascere un quartiere

di Redazione

Un gruppo di giovani difficili uniti in un'impresa "impossibile": trasformare una zona a rischio in un polo turistico. Oggi la cooperativa nata su impulso della parrocchia di Santa Maria della Sanità gestisce un bed and breakfast nell'ala di un convento, organizza visite guidate, promuove eventi, crea momenti di aggregazione.

«Così ci riappropriamo del nostro futuro» non riesce a star fermo padre Antonio Loffredo. Parla al telefono, coordina il lavoro dei suoi ragazzi e allo stesso tempo si accorda con i fornitori del ristorante. Non lo ammetterebbe mai, ma è proprio lui uno degli artefici della rinascita del rione Sanità a Napoli. «Qui non c'è tempo per guardarsi intorno», spiega, «siamo invasi dalla quotidianità e dobbiamo avere risposte pronte ogni giorno». La prima e forse la più importante è stata quella di dare forma alla voglia di riscossa della comunità, mettendo a disposizione i locali della parrocchia di Santa Maria della Sanità e costituendo la cooperativa La Paranza in cui accogliere giovanissimi a rischio esclusione. «In realtà la spinta è venuta da loro», racconta. «Sono stati gli stessi ragazzi ad aggregarsi intorno alla chiesa, a organizzare iniziative culturali e a sentire il bisogno di darsi una organizzazione formale».

Oggi La Paranza organizza visite guidate nel quartiere, viaggi per i ragazzi della parrocchia e ha aperto da poco un bed&breakfast, La casa del Monacone, nel convento annesso alla Basilica di Santa Maria della Sanità, nel cuore del quartiere. L'idea è quella di fondare la rinascita della comunità sulla cultura e sull'arte. «Al rione Sanità abbiamo uno dei patrimoni artistici più belli di Napoli, ma l'opinione pubblica è più interessata a speculare sul disagio», spiega Loffredo. «Allora siamo noi che dobbiamo attirare la gente e spiegare ai ragazzi del quartiere che qui non c'è solo criminalità».

Impegno che sembra dare i suoi frutti. Oggi, grazie all'attività della cooperativa e alle iniziative delle quattro parrocchie presenti nel quartiere, padre Loffredo è riuscito a coinvolgere più di 400 ragazzi. Raffaele è uno dei tanti. A vent'anni è lui il responsabile del b&b La casa del Monacone. «Qui a Sanità solo la parrocchia fa aggregazione grazie ai campi di calcetto e a iniziative e spettacoli culturali», racconta. «La cooperativa poi ci ha dato la possibilità di organizzare le nostre attività e avere un'occupazione. Sappiamo che per noi tutto questo è un modo di formarci e di riappropriarci del nostro futuro. Io, per esempio, grazie alla cooperativa sono uscito da un periodo delicato e adesso posso persino pensare di ricominciare gli studi».

Ma di storie se ne potrebbero raccontare molte anche perché oltre ad occupare nove ragazzi, La Paranza continua la sua attività di aggregazione di decine di giovanissimi. «La cooperativa coordina tutte le iniziative turistiche all'interno e all'esterno del quartiere», racconta Loffredo. «Coinvolge i più giovani, spingendoli all'autorganizzazione degli eventi». E lentamente i risultati si vedono. «La gente incomincia ad arrivare, si affacciano i primi turisti e piano piano stiamo abbattendo quel muro di indifferenza istituzionale che ha fatto di Sanità una delle periferie al centro di Napoli. I primi ospiti del b&b, per esempio, hanno dato nuovo entusiasmo ai ragazzi e ora sanno che il loro impegno non è speso invano e che forse può esistere un'altra immagine del rione Sanità».
Purtroppo esperienze del genere sono difficili da replicare anche in altri contesti. «Scontiamo un generale disinteresse del pubblico. Se non fosse stato per l'apporto anche economico di altre associazioni e fondazioni forse non avremmo raggiunto tali risultati. In più bisogna considerare che diventa sempre più difficile comunicare con l'esterno e con le realtà impegnate in altri quartieri a rischio, perché in questi luoghi il vero obiettivo è il quotidiano».

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