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Ecco la nuova impresa «low profit»

Si tratta di una realtà né profit né non profit. E una dozzina di Stati, tra cui la California, l'hanno già adottata

di Gabriella Meroni

Un nuovo tipo di impresa sta prendendo piede negli Stati Uniti. Dà maggiore importanza agli obiettivi sociali rispetto ai profitti e potrebbe rappresentare un vero ponte tra società profit e organizzazioni non profit. Ne dà notizia il New York Times, che dedica all’argomento un ampio servizio.

La California è solo l’ultimo di una serie di Stati che legiferano in questo senso, dando vita allo statuto di «società a obiettivi flessibili» (flexible-purpose corporations), realtà innovative che sono in parte imprese sociali e in parte società di capitali (anche se ridotti). Società di questo tipo sono previste, a oggi, in più di 12 Stati dell’Unione e perfino in due tribù di Nativi americani.

In Massachusetts e nello Stato di New York il legislatore sta valutando di introdurre imprese di questo tipo – altrimenti note come “low-profit limited liability” or “benefit corporations” – ma anche a livello federale sono allo studio norme che possano spianare la strada alla creazione di queste imprese, che dovrebbero anche poter godere di un trattamento fiscale di favore.

Ma che cosa fanno questi nuovi soggetti? Molti di loro forniscono servizi alle organizzazioni non profit, distribuiscono il cibo o danno lavoro ai disabili; uno dei più noti è la Moo Milk del Vermont, un coordinamento di piccoli produttori di latte biologico. A differenza delle organizzazioni non profit “pure”, queste imprese possono accedere a finanziamenti da privati (filantropia); a differenza delle aziende profit, il loro statuto prevede di dare maggiore importanza alla mission sociale che al profitto, e di essere finanziate da fondazioni.

 «Molti industriali e manager vorrebbero agire socialmente, ma sono troppo preoccupati di fallire l’obiettivo del profitto per riuscire a creare una grande impresa che faccia soldi e insieme aiuti il mondo», spiega al NY Times l’avvocato R. Todd Johnson, tra i promotori del movimento che sta diffondendo questo nuovo modello di società tra gli Stati americani. Di conseguenza, l’idea sta attirando molti presidenti di charities, che si vedono soffiare i contributi preziosi di filantropi e fondazioni dalle nuove imprese, che spesso nascono proprio per iniziativa delle fondazioni stesse.

Anche i legali di molte aziende hanno drizzato le orecchie. Il ministero dell’Industria californiano, oltre all’associazione degli avvocati che si occupano di diritto societario si sono opposti alla nuova normativa, e lo stesso è accaduto in altri Stati dove le nuove leggi sono state approvate. Il timore dei legali è che il nuovo istituto giuridico porti in sé un grave conflitto di interessi e metta a rischio il dovere di agire sempre nell’interesse dell’azienda. «Hanno tentato di convincerci che questa nuova impresa è qualcosa di eccezionale», ha dichiarato l’avvocato William Callison, che è riuscito grazie al suo lavoro di lobbying a impedire che il Colorado approvasse l’istituzione dell’impresa «ibrida». «Ma secondo me non lo è per niente».

«È da vent’anni che aziende e filantropi dicono che questa dicotomia tra investimenti nel profit e nel non profit non permette di realizzare quello che vorrebbero veramente», ribatte Jed Emerson, uno dei sostenitori della nuova impresa, che definisce «una miscela di valore». «Mentre strutture alternative come questa permettono a investitori e imprenditori di mettere insieme l’impatto sociale e ambientale ricavandone diversi livelli di performance finanziaria».

Link utili: 

– Articolo completo del New York Times (in inglese)
– La normativa sulle Low Profit Companies dello Stato del Vermont

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