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Ecco la diffida al governo per accogliere i 49 migranti bloccati in mare

Azione di cittadinanza attiva in almeno 90 Province italiane: "Abbiamo consegnato in Prefettura un documento che obbliga le autorità ad adempiere alle leggi di soccorso di mare", spiega Antonio Nigro del movimento Move to resist, che ha mutuato il testo diffuso da Possibile

di Daniele Biella

Una diffida che imponga al governo italiano di accogliere le 49 persone migranti ora in attesa sulle navi Sea-Watch3 e Sea Eye dopo essere state recuperate in mare. E’ questa l’azione congiunta che una settantina di aderenti al movimento Move to resist ha compiuto questa mattina alla Prefettura di Salerno. “Scortati dalla Digos che ci ha accolti all’entrata, abbiamo depositato il documento che verrà inoltrato ai tre enti di competenza, ovvero la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero delle Infrastrutture e il ministero degli Interni”, spiega Antonio Nigro, volontario di Move to resist impegnato da decenni nella tutela dei diritti degli ultimi senza distinzioni di nazionalità. “Veniamo dal Cilento, terra di pescatori accogliente da sempre. Non ci sta bene questa chiusura all’accoglienza da parte del governo italiano e dell’Europa. Per questo abbiamo scelto anche questa strada per eseprimere il nostro dissenso ma soprattutto per sollecitare una risposta urgente che ponga fine al disagio delle persone in mare”. Ecco il testo consegnato in Prefettura, che reca nell'oggetto la dicitura: "Diffida ad adempiere in riferimento alla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo – navi ONG Sea Watch 3 e Sea Eye"

“Abbiamo chiesto a un nostro avvocato di preparare il testo sulla base di quello diffuso da Andrea Maestri”, deputato e membro fondatore di Possibile. Un testo che chiunque può far proprio (a questo link) e poi depositare nella Prefettura provinciale del proprio territorio. Nelle ultime ore “la diffida è stata presentata in almeno 90 Province”, fa sapere Maestri. “Noi pensiamo che i diritti umani vadano presi sul serio e la loro flagrante violazione richieda l’impegno straordinario di ogni cittadino. Un grande Paese capace di fare buona accoglienza non deve avere alcuna difficoltà, né timore, nei confronti di poche decine persone. È necessario che tutti si sentano coinvolti, per difendere quei valori condivisi che sono messi a repentaglio da una politica disumana pronta a tutto per accrescere il proprio consenso sulla pelle dei più deboli”.

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