Politica
Ecco il welfare di
Al ministro la responsabilità di Fondo sociale e droga, alla De Luca il servizio civile e immigrazione, alla Donaggio deleghe alla famiglia e al volontariato
Il ministero della Solidarietà sociale ha preso, finalmente, corpo e anima. Il ministro Paolo Ferrero ha definitivamente formalizzato i compiti e le responsabilità del suo staff e sta anche per rendere note le deleghe definitive e la loro ripartizione alle due sottosegretarie, Cristina De Luca (Margherita) e Franca Donaggio (Ds). Mentre scriviamo (martedì pomeriggio 4 luglio) le deleghe non sono ancora state formalmente varate ma Vita è in ogni caso in grado di anticipare l?orientamento del ministro.
A Ferrero resterà la titolarità diretta di due deleghe importantissime, quella sul Fondo sociale e quella sulle droghe (il Dipartimento, nella scorsa legislatura alle dipendenze di Palazzo Chigi, è stato già ?azzerato? in fatto di dirigenti) ma anche alle due sottosegretarie andranno deleghe ben ?pesanti?: alla De Luca il servizio civile e l?immigrazione, alla Donaggio la famiglia e il volontariato. La decisione verrà probabilmente ufficializzata venerdì 7 luglio, ma i direttori generali dei ministeri sono già stati allertati. E, a proposito di direttori del ministero, ?in salita? viene data Isabella Menichini, bravissima dirigente oggi in forza nel settore famiglia. Per quanto riguarda lo staff personale del ministro, oltre alla segretaria particolare Mimma Tisba, che lo segue dall?inizio della sua avventura in via Fornovo, e al braccio destro Massimo Pasquinelli, capo della segreteria, l?ultima nomina che mancava era quella dell?ufficio stampa e portavoce, che sarà coperta dal giornalista di Liberazione Guido Caldiron mentre, per quanto riguarda l?ufficio legislativo, è stato chiamato il magistrato Giovanni Cannella e, a capo di gabinetto, un altro magistrato ben noto e stimato, che proviene dalle fila di Magistratura democratica, Franco Ippolito.
Ma visto che non di sole nomine è fatto un ministero, bisogna guardare anche alle politiche: da questo punto di vista, i passi e le azioni che Ferrero ha compiuto sono più che significativi. Mentre il governo era alle prese con manovrina e liberalizzazioni, infatti, Ferrero riusciva a strappare all?arcigno ministro dell?Economia, Padoa-Schioppa una dotazione non piccola né di poco conto, l?implementazione del Fondo per le politiche sociali che, fortemente decurtato negli anni scorsi, torna dai 500 milioni annui che gli erano stati affidati nell?ultima Finanziaria a più di 800 milioni, con un incremento significativo di 300 milioni.
Ma è stato in occasione dell?audizione che ha tenuto martedì 4 luglio presso la commissione Affari sociali della Camera, presieduta da un?altra vecchia e cara conoscenza del terzo settore, il diessino Mimmo Lucà, che Ferrero ha potuto esporre, per la prima volta, le linee programmatiche e d?azione rispetto alle quali intende, ora che la squadra è completa, far lavorare il suo ministero. No a un welfare statalista, in cui lo Stato fa tutto, ma neanche «un workfare in cui, attraverso la precarizzazione di chi lavora nei servizi, si crei una situazione in cui precariato e povertà si riproducono nello stesso circuito» è l?idea di politiche sociali esposta da Ferrero in quella sede.
Il ministro, con un?idea già anticipata nell?incontro con il Comitato editoriale di Vita e che farà certamente discutere, pensa anche di estendere al volontariato l?idea delle ?150 ore?, volontariato, quindi, come formazione. Ferrero pensa a «un sistema con al centro una rete dei servizi, con livelli assistenziali omogenei su tutto il territorio nazionale, con forme di gestione dei servizi variegata». Da qui l?implementazione dei fondi per le politiche sociali e la definizione certa dei Liveas, i Livelli di assistenza socio-sanitari, sul modello di quelli introdotti in sanità.
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