Non profit

Ecco il trailer rifutato dalla tv

È quello di Videocracy. Lo vedremo a Venezia non su Rai e Mediaset

di Lorenzo Alvaro

Alla Mostra Internazionale di Venezia 2009 viene presentato il documentario sull’Italia berlusconiana. Due minuti con le prime immagini di «Videocracy» dell’italo-svedese Erik Gandini che sarà presentato alla Mostra del cinema di Venezia nella Settimana della critica. Un mix che comprende Fabrizio Corona, Simona Ventura, dalla corsa a diventare velina al backstage del Grande Fratello, con tanto di visita nella villa di Lele Mora, dove tutto inizia con «Colpo Grosso».
Nulla di clamoroso da un punto di vista di cronaca se non fosse che il trailer in questione è stato censurato in tandem da Mediaset e Rai.
«La vergognosa decisione di Rai e Mediaset di non mandare in onda gli spot è la conferma più clamorosa di come in Italia sia ormai in vigore la videocrazia denunciata dal film di Erik Gandini» è il commento dai toni accesi del Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale, che sottolinea come «da parte del servizio pubblico la censura è stata motivata inventandosi una incredibile necessità, persino in periodo non elettorale, di par condicio anche tra i trailer cinematografici. Mediaset avrebbe invece detto di no perchè uno dei due spot mostra che la tv commerciale ha fatto grande uso del corpo femminile: come peraltro evidenzia ogni giorno la programmazione privata e pubblica».
Insomma un caso di censura scandaloso (per usare un eufemismo) che per altro, per ovvi motivi non ha visto un grande interessamento dei media nazionali. Il regista, intervistato da Il Manifesto fa sapere che il documentario, considerato in Svezia miglior horror «svedese» dell’anno, «sia stato pensato per il pubblico scandinavo. È stata una sorpresa come ha colpito l’attenzione in Italia».

«Sugli schermi Rai e Mediaset» dice ancora Natale sulla questione «possono passare i trailer dei più efferati squartamenti cinematografici, ma non può passare un cartello che ricorda che l’Italia è al settantatreesimo posto nel mondo per la libertà di stampa. Questa aria fetida va dissolta, prima che sia troppo tardi. È ancora più necessario che nelle prossime settimane il sindacato dei giornalisti,
le confederazioni di tutto il lavoro italiano, le rappresentanze dei cittadini consumatori diano vita ad una grande iniziativa di protesta: non è problema di questa o quella categoria professionale ma una gigantesca questione di libertà per un intero Paese».
Per cominciare pubblichiamo il trailer incriminato


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