Non profit

Ecco il bando 2013, ma nel 2014 niente servizio civile

Intervista al presidente della Cnesc Primo Di Blasio: «Accreditamento, stranieri e ritardi. La macchina si sta inceppando e la politica pare totalmente disinteressata»

di Daniele Biella

La notizia dell'uscita del bando nazionale (15.466 volontari. C'è tempo fino al 4 novembre per inviare le candidature), naturalmente ci fa piacere, nonostante la questione dell’accesso degli stranieri farà sicuramente discutere. Ma ho una brutta sensazione riguardo al reale interesse della classe politico-amministrativa verso il futuro di questa istituzione”. Primo Di Blasio, presidente della Cnesc, Conferenza nazionale enti di servizio civile, e coordinatore Estero per la Focsiv, Federazione degli organismi cristiani di volontariato internazionale, è chiaro nel mostrare il malessere di chi si rende conto che all’orizzonte non s’intravede alcuna uscita dalla crisi del Scn, falcidiata dai tagli  e “dalla mancanza, a oggi, di una programmazione a medio-lungo termine”.

 

 

 

Qual è la brutta sensazione a cui fa cenno?
Comprende tre elementi fondamentali, primo fra tutti la tempistica. Ci rendiamo conto che il bando era dato in uscita a maggio, ma soprattutto che la presentazione dei progetti da parte degli enti risale all’ottobre 2012, ovvero un anno fa? Tanti aspetti possono cambiare in 12 mesi, soprattutto nella coerenza dell’azione dei singoli progetti, perché la realtà stessa è mutata. È in atto una burocratizzazione del Scn, di cui ne fanno le spese i giovani in primo luogo, che anziché investire sull’anno di servizio civile devono trovare altre strade, ma anche gli enti, perché le persone che lavorano sui progetti si trovano davanti a sé una sosta forzata, e non sempre sono ricollocabili. Accettiamo il fatto che alcune Regioni hanno ritardato l’uscita del bando perché non hanno lavorato come si deve, ma è grave che chi ha la governance generale abbia permesso questa dilatazione dei tempi.

Il secondo elemento anomalo?
I numeri, molto bassi. Scorgo in questo caso una sorta di resistenza politico-amministrativa che francamente non capisco. Mi spiego meglio: sono disponibili i fondi del 2014, perché non usarli per il bando in uscita, arrivano a 20mila volontari, la soglia minima che chiediamo noi enti? Non bisogna stanziare fondi in più ma usare quelli che già ci sono: è un aspetto che abbiamo ribadito all’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile e al ministro competente, Cécile Kyenge, ma senza risultato. Così come è senza risultato il terzo aspetto chiave della crisi del Scn: l’apertura agli stranieri, a oggi non ancora discussa nonostante la sentenza del tribunale di Milano che ne chiedeva l’inserimento nel bando data ben 20 mesi fa. Siamo di fronte a un immobilismo ingiustificabile.

Le istituzioni potevano fare di più sul tema stranieri?
Dovevano fare di più, invece hanno sottovalutato clamorosamente il problema.  È davvero triste che anche stavolta saranno le aule dei tribunali a stabilire la legittimità del bando, dato che si andrà in quella direzione, visto l’inevitabile e per certi versi sacrosanto ricorso che verrà presentato se l’accesso verrà negato agli stranieri anche stavolta. Almeno si doveva iniziare un percorso in tal senso, mettendosi attorno a un tavolo con le parti in causa, magari in sede di Consulta, un organo importante che è rinato dopo nove mesi di battaglie dalla sua soppressione ma che può e deve avere un valore maggiore rispetto ala situazione attuale.

Come potrebbe essere più efficace la Consulta?
Faccio un esempio del passato che è emblematico: ai tempi di Carlo Giovanardi come referente governativo per il Scn, ci fu il problema di come utilizzare il servizio civile per l’accompagnamento dei ciechi: ci furono discussioni, tutte le parti in causa vennero ascoltate in Consulta e proprio grazie al dialogo si arrivò a una soluzione condivisa. Ora questo non avviene, nonostante per la questione stranieri potrebbe essere il luogo adatto dove trovare una soluzione, già dal prossimo incontro (che dovrebbe essere lunedì 7 ottobre 2013, ovvero a cavallo dell’uscita del bando, ndr). Siamo di fronte, in generale, a una macchina inceppata, di cui nessuno si prende le responsabilità per farla ripartire.

Nessun segnale positivo?
Sì, è stato riaperto per questo mese l’accreditamento degli enti, e da giugno 2014 rimarrà sempre aperto, ovvero se un ente deve comunicare modifiche relative alle proprie sedi, per esempio, potrà farlo in qualsiasi momento. Questo è un aspetto che snellisce molto il lavoro. Anche se, a pensarci bene, ha come effetto un ulteriore problema riguardo al possibile bando di Scn per l’anno prossimo.

Quale ulteriore problema?
Seguendo i tempi di riapertura dell’accreditamento e i relativi 180 giorni di tempo per valutare le pratiche, si arriva già a dicembre 2014, ciò significa che necessariamente il bando successivo a quello imminente non vedrà la luce prima di gennaio 2015, ovvero anche l’anno prossimo si salterà la chiamata che finora era almeno annuale.

 In Provincia di Trento si sta sperimentando il Servizio civile universale. Che ne pensa?
Aprire il servizio a tutti i giovani che lo chiedono è più che legittimo e quindi è una strada da seguire. Quello che puntualizzo e nel merito: non mettiamo sotto il cappello del Servizio civile nazionale tutte le pur lodevoli esperienze di cittadinanza attiva e di apporto alla collettività, perché le radici del Scn partono dalla difesa civile non armata e non violenta. Sono azioni che non si contraddicono tra loro, quindi ben vengano ma distinguiamole, inserendole tutte, magari sotto il cappello delle politiche giovanili. Intanto ragioniamo su un servizio civile sempre più europeo, diverso dallo Sve, Servizio volontario europeo, sia nei contenuti che nei numeri.

Il rappresentante dell’Anci in Consulta, Egidio Longoni, ha sollevato l’importanza di cambiare passo per quanto riguarda i fondi futuri del Scn, magari aprendo anche a cofinanziamenti degli enti, nel caso specifico pubblici, come i Comuni, a fronte di maggiori poteri nella gestione dei progetti. È una strada percorribile?
Mi sembra una proposta sensata dal suo punto di vista. Per quanto riguarda gli enti del Terzo settore il discorso è diverso, perché nei fatti, come dicono tutti gli studi di settore, l’ultimo dei quali il IX Rapporto annuale di Asc, Arci servizio civile, uscito nei giorni scorsi, oggi tali organizzazioni non profit spendono già per la gestione del proprio servizio civile una cifra quasi analoga a quella finanziata dall’Unsc. È chiaro che più di così non possiamo fare.


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