Welfare

Ecco come si cura Morgan

Dalle “stanze” ai “dodici passi” un viaggio nel mondo dell’Associazione Narcotici Anonimi

di Lorenzo Alvaro

Inizia Sanremo ma l’attenzione è sempre rivolta a lui. Morgan, il grande assente, continua ad essere il vero protagonista della kermesse canora. Sul palco dell’Ariston infatti l’escluso c’è stato quando la conduttrice, Antonella Clerici, ha voluto leggere un passo della sua canzone («Guarda la sera, scende sicura, apre la notte futura e non infonderà paure, anzi, ci invita a nuove avventure, e fin che resteremo insieme non morirò, e del tormento allora ci faremo un canto. Tutto il tempo che resta, ogni sera la nostra festa, e il vento come orchestra, mentre un raggio di luna rifrange sulla pioggia che piange, tu volteggi come un’onda, cosi volubile e profonda»). La Clerici hai poi aggiunto «Morgan, io spero che tu e tutti quelli come te si possano ritrovare».
In realtà è noto che il giovane cantautore, come lui stesso ha più volte sottolineato, ha già intrapreso una strada per disintossicarsi. Ecco di cosa si tratta.
 
Signore concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza”. Con questa preghiera, rivolta a Dio «per come Lo si può concepire», si concludono tutti gli incontri di Narcotici Anonimi. La Fratellanza a cui si è rivolto Marco “Morgan” Castoldi per affrontare i propri problemi di droga. Ma come funziona e di che si tratta?
L’Associazione, senza fini di lucro, nasce nel 1953 in Inghilterra come emanazione di Alcoolisti Anonimi, quando divenne chiaro che il problema delle droghe dovesse avere una risposta dedicata. 
Le “stanze”, come le chiamano i partecipanti, possono essere frequentate liberamente da tutti coloro che ritengono di avere problemi di tossicodipendenza. È assicurato l’anonimato e si tratta di un mutuo aiuto tra persone con un disagio comune. Le riunioni sono partecipate. Non ci si suddivide in tossici o ex tossici, né per genere di dipendenza né per posizione nel percorso di riabilitazione. Il comun denominatore è l’essere tutti tossicodipendenti. NA insegna che non si smette mai di esserlo anche dopo anni di vita lontana dagli abusi. La tossicodipendenza è una malattia che non si può controllare o eliminare. Si può solo evitare di prendere la prima dose. Si sta tutti insieme in locali per lo più affittati alla parrocchie, intorno ad un tavolo, a lume di candela e si condividono le fatiche, i pensieri, i risultati. La prima impressione è quella di non essere gli unici, di non essere i peggiori. Subito dopo la certezza che uscire dal tunnel è possibile. La luce soffusa e intima delle candele aiuta ad aprirsi e in un certo senso ad essere sinceri con sé e con gli altri. Fondamentale il primo passo: accettare di avere un problema, in effetti la cosa più difficile. A quel punto può iniziare il metodo NA. Si tratta di due binari paralleli. Il primo è sorprendente per semplicità ed è racchiuso in tre parole: “solo per oggi”. A nessuno viene chiesto di fare progetti a lungo termine o promesso. È chiesto l’impegno di vivere alla giornata, di sudare per portarsi a casa 24 ore senza assumere sostanze. Un giorno alla volta, un passo alla volta. «E se un giorno è troppo allora cinque minuti alla volta» si sente dire spesso. Per questo ognuno ha i numeri di telefono degli altri. In un momento di debolezza o quando il bisogno diventa insopportabile ci si appoggia gli uni sugli altri e ci si sostiene. La messa in pratica de “l’unione fa la forza” al servizio della disintossicazione. L’altro binario è quello spirituale. Si tratta dei Dodici Passi. Un percorso a gradini, senza tempi stabiliti né obblighi, che vanno dalla ammissione d’impotenza rispetto alla dipendenza, all’ammenda con le persone ferite dal proprio atteggiamento fino all’impegno attivo per aiutare chi ha lo stesso problema. Un’esperienza, quella dei Narcotici Anonimi, che ha smontato un vecchio adagio inglese in voga durante il flagello dell’eroina negli anni ottanta “una volta drogato, drogato per sempre”. Oggi non è più così, a NA, loro ne sono convinti, «noi recuperiamo davvero».      


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