Inclusione
Ecco come pilotiamo droni dalle nostre carrozzine
Succede grazie a un progetto dedicato a persone con lesioni midollari e cerebrali del “Montecatone Rehabilitation Insitute” di Imola
Pilotare un aeromobile stando seduti in carrozzina? Si può, se è un drone, non necessita di pilota a bordo e si controlla da remoto con un telecomando.
Dal 1849, quando gli austriaci attaccarono Venezia con palloni carichi di esplosivo, alla prima guerra mondiale con l’apparizione delle prime “bombe volanti”, fino alla seconda guerra, quando l’Italia lanciò l’aereo radiopilotato, le cose sono cambiate.
Dagli anni Duemila, i droni hanno fatto il loro ingresso in ambito civile e sono utilizzati in situazioni di pericolo per la vita dell’uomo, in aree inaccessibili e impervie, in operazioni di ricerca e salvataggio, nell’emergenza incendi, nel controllo di vaste aree, linee elettriche e petrolifere, per reperire immagini dall’alto e anche per riprese fotografiche e cinematografiche aeree.
I vantaggi? Sono facili da usare, versatili, ecologici e hanno un costo contenuto rispetto ai tradizionali mezzi aerei.
Presso il Montecatone Rehabilitation Institute (Mri), centro di alta specialità per la riabilitazione di persone con lesioni midollari e lesioni cerebrali acquisite di Imola (Bo), si è concluso il primo corso di pilotaggio di droni per pazienti ed ex-pazienti. Proposto dall’ente di formazione Seneca, esperto in progetti di innovazione sociale, in collaborazione con Hito, specializzata in ambito aeronautico e delle neuroscienze, il corso ha avuto il contributo della Fondazione Montecatone e della Fondazione Cattolica Assicurazioni, all’interno del progetto “Formazione lavoro alle professioni del futuro”. Intanto, le prime patenti per pilotaggio sono già state consegnate. Non tutti hanno partecipato al corso con l’intenzione di farne una professione, molti erano curiosi. Come Enrico Lo Certo, paziente fresco di patente: «Per ora ne farò un uso ludico, ma il corso offre un titolo professionale. È stata un’esperienza affascinante, soprattutto per la parte pratica».
Pilotare un drone è un’attività piacevole per il tempo libero, ma anche potenzialmente utile a fini lavorativi e non presenta controindicazioni per le persone in carrozzina che hanno confidenza con l’utilizzo del computer
Roberta Vannini (Montecatone Rehabilitation Institute)
E sono stati proprio alcuni ex pazienti di Montecatone a proporlo, come spiega Roberta Vannini, coordinatrice della Terapia occupazionale del Mri: «Pilotare un drone è un’attività piacevole per il tempo libero, ma anche potenzialmente utile a fini lavorativi e non presenta controindicazioni per le persone in carrozzina che hanno confidenza con l’utilizzo del computer».
Dopo questa prima edizione, si sta lavorando ad un nuovo modulo, che tenga conto delle difficoltà di chi ha limitazioni agli arti superiori e dei tempi di una mattinata ospedaliera: «Montecatone», spiega Renzo Colucci, direttore generale di Seneca, «è un centro di cura e riabilitazione d’eccellenza, dove arrivano molti giovani con lesioni midollari dopo incidenti stradali, o altri traumi. Un corso di questo tipo offre l’opportunità di riscoprirsi abili, anche se diversi».
Una considerazione confermata da Giuseppina Iorio, neurochirurgo e responsabile scientifico di Hito: «Insieme a Seneca abbiamo creato coi pazienti un’atmosfera coinvolgente, tutti erano motivati a raggiungere l’obiettivo e a vivere un’esperienza stimolante ed emozionante».
«Per noi», sottolinea il presidente della Fondazione Montecatone, Marco Gasparri «la sfida è offrire alle persone ricoverate occasioni per sperimentare quanta vita c’è, anche dopo una disabilità. Il corso di pilotaggio dei droni fa parte di una serie di laboratori e uscite organizzati con gli operatori e i volontari, per fare scoprire nuove possibilità. E osservare il mondo dall’alto con un drone è un modo eccellente per allenarsi a guardare la vita con occhi nuovi».
Nella foto: un momento del percorso di istruzione in équipe progettato dall’ente di formazione Seneca
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