Economia

Ecco chi fa innovazione sociale in Italia

L'Associazione ItaliaCamp e l’Agenzia Nazionale per i Giovani, in collaborazione con il Centro di ricerche internazionali sull'innovazione sociale (Ceriis), con l'Intergruppo Giovani Parlamentari e con l'Intergruppo Innovazione, hanno organizzato un incontro di riflessione e di confronto sul tema della social innovation in Italia

di Monica Straniero

L'Associazione ItaliaCamp e l’Agenzia Nazionale per i Giovani, in collaborazione con il Centro di ricerche internazionali sull'innovazione sociale (Ceriis), con l'Intergruppo Giovani Parlamentari e con l'Intergruppo Innovazione, hanno organizzato a Roma, presso la Camera dei Deputati, un incontro di riflessione e di confronto sul tema dell'innovazione sociale in Italia. Il seminario si è aperto con la presentazione del secondo rapporto sull’innovazione sociale pubblicato dal CERIIS, che analizza il fenomeno attraverso la rivelazione di quasi 500 progetti ed esperienze e l’approfondimento di 56 casi di maggior rilevanza.

«L’obiettivo è quello di iniziare un processo di rilevazione sistematica dei fenomeni di innovazione sociale», spiega Matteo Caroli, direttore di Ceriis. «Sulla base di questa ampia analisi abbiamo individuato le attuali tendenze maggiormente consolidate dell’innovazione sociale nel nostro paese. Si tratta di iniziative che, a prescindere dal settore o dall’ambito in cui si manifestano, sono volte a soddisfare determinati bisogni della collettività e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni tra i soggetti coinvolti, imprese, istituzioni pubbliche, organizzazioni no profit e beneficiari. Tuttavia, la consistenza e la rilevanza dell’innovazione sociale è determinata dal suo impatto, in termini di miglioramenti misurabili rispetto alla situazione pre-esistente. “In pratica, l’impatto deve essere strutturale, nel senso che l’innovazione sociale genera un cambiamento rilevante, nel lungo termine e diffuso, tale da raggiugere entro un ragionevole arco di tempo, un equilibrio economico. Pur non essendo sempre una componente necessaria, la tecnologia rappresenta una leva molto importante per la realizzazione dell’innovazione sociale. Questo perché spesso favoriscono nuove modalità di scambio o di condivisione delle risorse. Ad esempio, la pratica della sharing economy testimonia chiaramente questa funzione della tecnologia», precisa Caroli.

Dopo aver individuato i criteri pratici che permettono di distinguere l’innovazione sociale dalle pratiche tradizionali di assistenza e promozione sociale, il rapporto è arrivato alla conclusione che la social innovation è un fenomeno molto eterogeneo. «In ogni caso le organizzazioni no profit emergono chiaramente come protagoniste dell’innovazione sociale, sia come attuatore che promotore delle iniziative», si legge nel documento.

Ma quali sono le esperienze concrete di innovazione sociale in Italia? Un esempio è MBS Consulting, una società di consulenza che coniuga profit e no profit. «Ancora oggi, l’innovazione sociale nelle grandi imprese profit è marginale», dice il presidente, Andrea Rapaccini. «Un’indagine sui business plan di importanti imprese italiane ha infatti rivelato che l’importanza delle logiche di sostenibilità nel momento di prendere le decisioni è ancora sottovalutata. Non dimentichiamo peraltro che le aziende che creano valore non solo per azionisti ma per tutti gli stakeholder ottengono anche un vantaggio competitivo sulle concorrenti».

Un nuovo approccio all’economia sociale arriva invece da Banca prossima. Una banca in grado di erogare credito non solo al terzo settore, ma anche ai soggetti pubblici o privati che intendono realizzare progetti con una forte valenza sociale. «Oggetto di valutazione dei nostri sistemi di misurazione del merito creditizio, non è solo chi richiede il finanziamento ma anche la natura dei progetti finanziabili», precisa l’amministratore delegato, Marco Morganti,

Anna Fiscale spiega l’attività del Progetto Quid, una cooperativa sociale che produce capi di abbigliamento dai materiali di fine serie, destinati quindi al macero, messi a disposizione gratuitamente da alcune aziende di moda. I capi, pezzi unici ed in edizione limitata, vengono, poi, realizzati da donne svantaggiate. Una start up, Quid, che dalla sua fondazione, nel 2012, è arrivata a realizzare un fatturato di mezzo milione di euro. «Abbiamo punti vendita sparsi ovunque e siamo riusciti a realizzare collaborazioni con importanti aziende che ci commissionano linee di prodotto etico anche in quantità consistenti. In questo modo siamo in grado di garantire continuità lavorativa alle lavoratrici. Il progetto Quid ha anche vinto nel 2014, il premio europeo per l’innovazione sociale. La motivazione? Facciamo innovazione sociale puntando molto sull’interazione tra profit e no profit, requisito chiave sia per rimanere sul mercato che per continuare a crescere».

Roberto Reggi, Direttore dell’Agenzia del Demanio, ha presentato un caso di innovazione sociale nell’ambito delle istituzioni pubbliche. Ad inizio 2016 è stato infatti lanciato Open Demanio, un’iniziativa volta a fornire informazioni sugli immobili che l’Agenzia del Demanio gestisce. «Un’opportunità per chi vuole utilizzare beni immobili disponibili di proprietà dello Stato Italiano, per contribuire a rilanciare lo sviluppo economico del territorio. Ad esempio abbiamo indetto una gara per la valorizzazione degli undici fari costieri e molti di loro sono stati assegnati a strutture educative».

Le imprese non sono delle isole che vivono isolate dal contesto di riferimento ma sviluppano continuamente relazioni con moltissimi attori tra cui, per l’appunto, le comunità di riferimento. Che rivestono quindi un ruolo importante nell’emersione dei processi d’innovazione sociale. La Fondazione Unipolis, attraverso l’iniziativa Culturability, finanzia progetti innovativi con l’obiettivo di riqualificare spazi urbani abbandonati o degradati, così come favorire il riutilizzo dei beni e dei territori confiscati e sequestrati alle mafie.

Crowdfunding per il sociale. Secondo il recente rapporto "FACE Entrepreneurship”, DeRev è tra le cinque migliori piattaforme di finanziamenti dal basso. «Lo scopo è consentire a chiunque abbia una buona idea nel campo della creatività, cultura, arte, sport, politica, attività no profit, opere civiche e sociali, di finanziare un progetto con l’aiuto della collettività», spiega il fondatore Roberto Esposito. Nel marzo 2013, DeRev ha lanciato una grande campagna di crowdfunding per la ricostruzione della Città della Scienza di Napoli, distrutta da un incendio: l’obiettivo era di raccogliere 100mila euro, ma ad oggi si è arrivati a 1,463 milioni di euro.

Mentre la Coldiretti Giovani Impresa promuove, attraverso la rete dei Farmer’s Market, l’inclusione sociale di centinaia di migliaia di rifugiati, detenuti, disabili, e tossicodipendenti, che hanno trovato nelle aziende agricole una nuova opportunità di riscatto, Confindustria esprime la sua idea di innovazione sociale attraverso la diffusione della cultura di “Fare impresa”. «Che non vuol dire solo profitto e regole di bilancio, ma soprattutto assumere comportamenti e ispirare valori che pervadono la società intera, fino a diventarne patrimonio culturale collettivo», sottolinea Alessio Rossi, vice presidente, Confindustria Giovani Imprenditori

Infine, la tenacia di don Antonio Loffredo ha creato opportunità di lavoro di vita diverse da quelle della strada, per decine di giovani del Rione Sanità di Napoli. La missione della Fondazione Comunità San Gennaro è, come recita lo slogan della stessa, innescare il cambiamento partendo dal basso. «Alla creazione della fondazione hanno partecipato negozianti del quartiere, istituzioni pubbliche e organizzazioni no profit. Tutti con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico ed artistico del quartiere e fornire assistenza ai giovani e alle famiglie disagiate».

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