Non profit

Ecco chi combatte davvero la fame

Brasile, Cina e Ghana ai primi tre posti fra i paesi in via di sviluppo. Italia 14esima fra quelli industrializzati

di Emanuela Citterio

Combattere la fame si può, basta volerlo. E’ il messaggio contenuto nel rapporto “Chi sta veramente combattendo la fame?” divulgato oggi da ActionAid. L’ong ha  analizzato il lavoro di 51 governi per far fronte alla crisi alimentare (oggi la Fao ha reso noto che il numero di persone affamate ha raggiunto la cifra di un miliardo, ovvero il 15% della popolazione mondiale).

Le sorprese sono molte nel rapporto di Action Aid: la Cina, ad esempio, si classifica seconda tra i Paesi in via di sviluppo, poiché ha ridotto  i numeri della fame di 58 milioni in 10 anni attraverso un deciso supporto dello Stato per i piccoli contadini. Al contrario in India più di trenta milioni di persone in più vanno a letto affamate, rispetto alla fine degli anni Novanta.

«Questa classifica» spiega Marco De Ponte «valuta non solo i risultati raggiunti dai governi, ma anche le politiche e gli impegni che essi hanno preso per sconfiggere la fame». I Paesi in via di sviluppo sono stati infatti valutati sulla base del loro impegno a garantire il diritto al cibo, agli investimenti in agricoltura e protezione sociale e sulle azioni per salvaguardare la nutrizione infantile. Per quanto riguarda invece i Paesi industrializzati, la loro valutazione si è basata sugli impegni per un’agricoltura sostenibile e per quanto riguarda il modo di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici.

Su trenta Paesi in via di sviluppo, il Brasile è al primo posto nella classifica, seguito da Cina e Ghana. Chiude la classifica la Repubblica Democratica del Congo. Su ventidue paesi industrializzati, invece, l’Inghilterra si classifica ottava, la Francia nona, gli Stati Uniti ventunesimi e l’Italia quattordicesima. Al primo posto il Lussemburgo e fanalino di coda la Nuova Zelanda.

«I progressi che si stanno facendo per sconfiggere la fame nel mondo si possono determinare soltanto attraverso le azioni intraprese dai singoli governi, che devono seguire gli impegni presi nelle sedi internazionali. Secondo la nostra classifica, l’Italia si colloca soltanto quattordicesima nel consesso dei paesi industrializzati e addirittura  ultima per investimenti nella lotta al cambiamento climatico e nei sistemi di protezione sociale» dichiara Marco De Ponte. «Per rimettersi in carreggiata l’Italia deve rapidamente ripensare le scelte fatte dall’inizio della legislatura e aumentare le risorse destinate alla cooperazione. Il nostro Paese ha il dovere di contribuire allo sforzo complessivo di limitare gli effetti della crisi sui paesi più vulnerabili, che andrebbe a vantaggio anche dell’Italia».

Insomma, secondo Action Aid per combattere la fame basterebbe seguire le politiche seguite dai governi del Brasile e della Cina, oppure come quelli del Ghana, del Vietnam e del Malawi.Non bastano più le parole e non esiste una formula magica per risolvere il problema della fame – spiega ActionAid nel suo Rapporto – ma ci sono lezioni e “best practices” che arrivano da quei Paesi che hanno messo in atto azioni efficaci per fermare o addirittura invertire il trend della fame.

«Certamente è necessario un massiccio e urgente supporto in termini di risorse per i sostenere i sistemi di agricoltura e alimentare reti di protezione sociale per gruppi vulnerabili», conclude il segretario generale di ActionAid. «Al World Food Summit del prossimo mese, gli stati donatori dovranno annunciare un’aggiunta di 23 miliardi di dollari per finanziare queste misure, altrimenti il prossimo anno i dati peggioreranno ancora in maniera drammatica».

 

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