Famiglia

Ebola: volontari soccorrono le vittime

Venticinque morti e 247 persone in quarantena. È il bilancio dell'epidemia di Ebola, che ha colpito il Gabon e il Congo Brazzaville. Ne dà notizia Fides

di Redazione

Venticinque morti e 247 persone in quarantena. È il bilancio dell’epidemia di Ebola (febbre emorragica), che ha colpito il Gabon e il Congo Brazzaville, dove vi sono stati 7 casi mortali. In Gabon l’epidemia interessa i villaggi intorno a Mekambo, dove si registrano finora 18 morti. La sezione locale della Croce Rossa e volontari cattolici sono mobilitati per soccorrere la popolazione, affiancati da personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), proveniente da Ginevra. La preoccupazione principale è quella di contenere l’infezione. Per questo motivo, le elezioni legislative che dovevano tenersi il 23 dicembre in questa zona, sono state annullate. Ebola provoca forti emorragie interne ed esterne e ha una mortalità che va dal 50 al 90% dei casi. Non vi sono cure o vaccini. La malattia si manifesta nei primi giorni con febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, diarrea. Dopo una settimana subentrano dolori al petto, stato confusionale e morte. Annie Boumah, vice presidente della Croce Rossa locale, aiutata dai volontari cattolici e da esperti della OMS si prodiga nell’educare gli abitanti dei villaggi sulle di prevenzione per impedire la propagazione ulteriore dell’epidemia. Secondo Gregory Hartl, portavoce dell’OMS, “il primo stadio è quello di isolare non solo le persone che hanno i sintomi della malattia, ma anche coloro che sono sospettati di avere avuto contattati con persone contagiate”. Le autorità locali hanno un compito fondamentale nel contenere la malattia, come sottolinea Prosper Abessalo Mengue, direttore regionale della Sanità “bisogna informare e sensibilizzare la comunità e le autorità locali sulle regole di prevenzione dell’epidemia e studiare l’assistenza psicologica e sociale dei malati e delle famiglie toccate dal virus Ebola”. Gli abitanti sono inquieti perché, come dice Victor Ngoubou, maestro di scuola “si sentono assillati, costretti a una nuova igiene che la squadra di specialisti venuti da Ginevra ha loro imposto. Inoltre, i nostri movimenti sono costantemente controllati”. I villaggi a rischio sono Mekambo, Makokou e Booué. Il relativo isolamento della zona ha evitato il rapido diffondersi del contagio, spiega Fabien Ndong, infermiere dell’ospedale regionale di Makokou “per fortuna che, per ragioni economiche, la linea ferroviaria non è stata prolungata fino a Mekambo. Questo avrebbe potuto essere un fattore aggravante dell’epidemia determinando movimenti di persone verso le più popolate grandi città”. Nonostante queste misure, il virus ha già colpito il vicino Congo. Secondo il dottore Prosper Abessolo Mengue, direttore dei servizi sanitari della regione, “almeno una donna colpita dalla malattia ha attraversato la frontiera con il Congo”. La frontiera è virtuale e le popolazioni si spostano senza controlli da un villaggio all’altro a cavallo del confine. L’infezione è esplosa nel villaggio Ekata, a 8 km dalla frontiera con il Congo. La febbre emorragica è stata identificata in questa regione la prima volta nel 1994 e focolai della malattia si sono verificati nel febbraio e nel luglio 1996. In totale sono morte 86 persone. Ebola porta la morte dal 50 al 90% dei casi. Le sue origini sono sconosciute. Una teoria sostiene che si tratta di un virus delle piante che infetta i vertebrati. Se è vero che le scimmie sono all’origine dell’infezione nell’uomo, non sembrano però essere la fonte originale della malattia. Per questo motivo, alla popolazione, che vive di caccia e pesca, è stato vietato di mangiare la cacciagione.


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