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Ebola, dopo 16 mesi in Africa è ancora allarme

Nuovi casi in Liberia e Guinea, con il timore che il virus varchi il confini con la Guinea-Bissau. «Non possiamo diminuire l’attenzione fin quando l’intera regione non sarà libera da Ebola» spiega Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere

di Redazione

La risposta di Medici Senza Frontiere alla più grande epidemia di Ebola nella storia è iniziata più di 16 mesi fa, nel marzo 2014, ma nonostante i progressi compiuti nella lotta, la diffusione del virus è ancora in atto in Guinea, Sierra Leone e Liberia, con un bilancio di più di 27.678 persone infette e 11.276 morti. Nelle ultime otto settimane, il numero di nuovi casi in tutta la regione si è mantenuto sulle 30 infezioni a settimana, un numero che in circostanze normali sarebbe considerato disastroso. La scorsa settimana la dott.ssa Joanne Liu, Presidente internazionale di MSF, ha dichiarato: «Tantissimi report ci parlano della necessità di cambiare e tutti sono concentrati sul come migliorare i meccanismi di risposta a future epidemie ma l’epidemia non è ancora sotto controllo, con nuovi casi di Ebola che si registrano ogni settimana in tutta la regione. In questa epidemia di Ebola si è passati da una fase di indifferenza totale ad una di panico su scala globale, per passare poi da una fase di risposta concertata fino all’attuale fase di stanchezza. Dobbiamo portare a termine il lavoro».

  • GUINEA: Il virus continua a colpire e si teme che varchi i confini con la Guinea-Bissau

In Guinea la catena di trasmissione del virus è ancora attiva a Conakry, Boké e Forecariah. «Continuiamo ad avere tra gli 8 e i 12 nuovi casi di Ebola ogni settimana», testimonia Anna Halford, Coordinatrice dell’ emergenza Ebola per MSF in Guinea. «I casi di Ebola restano non identificati per troppo tempo: nelle ultime 3 settimane, 25% dei casi positivi sono stati identificati solo dopo la morte del malato».

A Conakry MSF opera in una nuova struttura a Nongo dove continua attività di sensibilizzazione in tutta la città per contrastare le informazioni non verificate, la paura e la stanchezza della popolazione. «Siamo consapevoli di quanto tutti siano stanchi: le autorità nazionali che hanno lavorato senza sosta sulla crisi e tutto quello che desiderano è la fine dell’epidemia; il popolo della Guinea che è stanco di vivere nell’incertezza e nella paura», dice Halford. «E anche noi, dopo oltre un anno di azione contro Ebola siamo stanchi, ma l’epidemia non è finita, e non possiamo mollare fino a quando non sarà debellata completamente».

Nella struttura di MSF a Nongo i pazienti possono ricevere donazioni di plasma da parte dei sopravvissuti a Ebola. Questo studio clinico che ha coinvolto 101 pazienti gli ultimi mesi, non ha mostrato alcun effetto collaterale dannoso e si spera che i risultati sull’efficacia siano resi pubblici nelle prossime settimane.

Per rispondere ad una recente diffusione epidemica a Boké, nel nord della Guinea, il 3 luglio MSF ha aperto un centro per il trattamento dell’Ebola. Questo nucleo epidemico è preoccupante in quanto potrebbe varcare in confini della vicina Guinea-Bissau. Proprio in Guinea-Bissau MSF si sta preparando all’evenienza di affrontare casi di contagio importati, attraverso la formazione di personale medico e la predisposizione delle attrezzature necessarie per rispondere all’Ebola.

  • SIERRA LEONE: il numero dei nuovi casi continua a oscillare ed è necessario ricostruire il sistema sanitario nazionale

In Sierra Leone il numero di casi di persone affette da Ebola continua a oscillare: la scorsa settimana sono stati registrati 14 nuovi casi e focolai della malattia sono ancora presenti nei distretti di Western Area (Freetown), Port Loko e Kambia.

La regione di Freetown, la capitale del paese, ha visto, solo nella scorsa settimana, un picco di 10 nuovi casi, il numero più alto di contagi da marzo. MSF porta avanti un centro maternità Ebola ad Hastings, con servizi ostetrici specifici per donne incinta affette da ebola. Dato che i centri per il trattamento dell’ebola in città sono quasi al limite, il centro maternità di MSF ha iniziato a curare anche casi sospetti di donne non incinta oltre che pazienti confermati e ad oggi i pazienti ammessi sono 6. Inoltre a Freetown, diversi team di MSF sono impegnati in attività di sensibilizzazione e sorveglianza in collaborazione con il comitato distrettuale per la risposta all’Ebola.

«È essenziale che qualsiasi caso sospetto sia monitorato attraverso una risposta coordinata e un’indentificazione dei contatti durante 21 giorni di incubazione», afferma Jose Hulsenbek, capo missione MSF in Sierra Leone. «In tutto questo processo, il coinvolgimento della comunità è la chiave del successo per l’interruzione della trasmissione della malattia».

Nel distretto di Bo, MSF continua a operare in un Centro per il trattamento di Ebola, che riceve i pazienti potenzialmente affetti da Ebola e visita i distretti vicini per monitorare costantemente la situazione.

A Magburaka sta per aprire un ambulatorio per offrire servizi sanitari ai sopravvissuti al virus di Ebola.

«È chiaro che l’azione per migliorare il sistema sanitario in Sierra Leone non finirà con l’epidemia», afferma Hulsenbek. «Anche prima di Ebola, la Sierra Leone soffriva una grave mancanza di personale specializzato, con un conseguente accesso limitato alla popolazione a servizi essenziali per la vita. Dopo la perdita di più di 220 operatori sanitari che hanno lavorato sul fronte Ebola, c’è una reale esigenza non solo di risorse finanziarie ma anche di medici specialisti sul territorio di tutto il paese».

  • LIBERIA: dopo 42 giorni “ebola free”, registrati nuovi casi di infezione.

Purtroppo, dopo esser stata dichiarata Ebola-free il 9 maggio, dopo 42 giorni in cui non si era manifestato nessun caso di infezione, la Liberia sta di nuovo registrando casi di Ebola. «Sebbene sia una situazione deludente, la nuova emergenza di Ebola in Liberia non è del tutto inaspettata», afferma Carissa Guild, manager medico dei programmi MSF in Liberia, «Il rischio di nuovi casi esisterà fin quando il virus sarà presente nella regione».

Il virus è stato rilevato nel corpo di un ragazzo di 17 anni deceduto nella periferia della capitale Monrovia e da lì si è diffuso, contagiando altre 5 persone. «Questi nuovi casi mostrano che la vigilanza è ancora un fattore chiave in tutta la regione, perfino nelle aree libere da Ebola. Non possiamo rilassarci fin quando l’epidemia di Ebola non sarà stata estirpata in tutti e tre paesi», dice Guild.

In questo momento MSF non è direttamente coinvolta nella cura dei pazienti o nell’identificazione di nuovi casi ma rimane pronta a supportare il Ministero della Salute nel caso in cui gli fosse richiesto. In un ospedale pediatrico a Monrovia MSF sta gestendo un reparto di 69 posti letto e un ambulatorio specifico per il trattamento dei superstiti di Ebola che soffrono di complicazioni cliniche conseguenti alla malattia.

«Passare da un centinaio di casi a una trentina a settimana ha richiesto considerevoli risorse in termini di tempo e di risorse materiali. Ma portare i casi da trenta a zero richiede un lavoro ancora più attento e difficile», afferma la Dott.ssa Joanne Liu, Presidente internazionale di MSF. «Nessuno era preparato alla portata di questa epidemia, la più vasta nella storia dell’umanità, né al fatto che sarebbe durata così a lungo. Ma non possiamo diminuire l’attenzione adesso e dobbiamo insistere fin quando l’intera regione non sarà libera da Ebola».

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