Non profit

E tu, cooperatore, dove vai in vacanza?

Un'inchiesta a ruota libera tra dirigenti e operatori delle imprese sociali

di Maurizio Regosa

Si stacca dal lavoro, ma non dallo stile di vita consueto. L’Italia trionfa come meta.
E più che al divertimento si punta al riposo. Tutti partono in compagnia più o meno allargata. Ma c’è chi non disdegna la solitudine…
Anzitutto sfatiamo un mito. Meglio: due. Che il lavoro sociale consumi, alla lunga, le energie relazionali. E che i cooperatori sociali siano personcine pallide pallide perché anche d’estate inseguono gli ombrosi bisogni altrui. Dietro entrambi questi luoghi comuni ve n’è un terzo, non meno comune né meno diffuso. E cioè che la solidarietà renda tristanzuoli (e che, al contrario, escludere sia trendy). Niente di più falso. Anche i cooperatori si godono la pausa estiva. Ma lo fanno con una consapevolezza diversa, forse suggerita dal frequentare per molti mesi l’anno le lande infinite del disagio.
Certo è che, anche con il solleone, le menti dei cooperatori brulicano di progetti. Che non sempre devono concretizzarsi entro settembre. «Quest’anno, vacanze al minimo», spiega Caterina Leoni, 33enne fiorentina, «con il mio compagno abbiamo fatto un giro in moto in Corsica. Le ferie vere però non le facciamo: vogliamo economizzare per metter su famiglia». Pausa al risparmio anche per Sonia Allegri, 45enne di Imola: «Abbiamo traslocato da poco nella casa nuova appena acquistata. Se le avessi fatte, sarebbero state comunque vacanze low cost». Chi invece due figli grandi li ha già, come Monica Matteuzzi, 47enne neo-cooperatrice, sceglie «uno spazio comunitario, dove ci si può vedere anche con gli amici, dove c’è libertà di movimento». I suoi hanno un casale, in Maremma. C’è bisogno di dire altro?
Per qualcuno invece la pausa estiva è un’eccezione: «La vera notizia è che quest’anno in vacanza ci vado», annuncia Francesco Sanna, 37enne cooperatore di lungo corso (negli ultimi quattro anni, 15 giorni di ferie). Abita in Sardegna: con la sua compagna e gli amici andranno in spiaggia. Non dovranno quindi prendere il traghetto come invece faranno il presidente di Welfare Italia Johnny Dotti, sua moglie e i 3 figli. Loro vivono vicino a Bergamo e hanno scelto il golfo di Orosei per tre settimane di relax. «Ho prenotato il viaggio con molto anticipo e la casa l’abbiamo trovata tramite amici del luogo. Lo faccio sempre. Risparmio e riesco a passare del tempo con loro». Di gruppo anche la pausa di Paola De Cesari, alla guida di Luoghi per crescere (gruppo Cgm): «Con Mauro e le nostre due figlie, scegliamo le case vacanze degli Amici della natura, dove ci sono tanti amici da tutta Europa, o il campeggio. Un po’ per i costi, un po’ perché ci piace la socializzazione libera».
Insomma, i cooperatori amano la compagnia, non vanno nei villaggi all inclusive, preferiscono l’autogestione. Come Alberto Ragazzi, presidente di cooperativa e consigliere d’amministrazione del consorzio Trait d’Union (Aosta). Sua figlia, il di lei fidanzato e una famiglia di amici. Tutti in Sicilia. Un po’ in spiaggia, un po’ nelle città d’arte. Alberto però ammette che ogni tanto una vacanzina “da orso” la vorrebbe. «Due, tre giorni da solo, in montagna. Rigenerano». Ammissione che fa pure Manuela Serramondi, anche se poi alla fine questa cooperatrice bresciana decide per un bungalow toscano e poi un festival di teatro di strada nell’Auvergne: «In Francia andrò con alcune persone del mio gruppo di teatro sociale», spiega, «a Bibbiona con altri amici. Tutto sempre organizzato da noi». Qualcuno, infine, al relax delle vacanze vere e proprie antepone un antipasto dall’apparenza ghiotta. È la milanese Rita Origo: «Cinque giorni verso la consapevolezza. Lo faccio da anni. Poi, visto che il seminario si svolge tra Firenze e Arezzo, con mio marito rimarremo in Toscana, in un agriturismo. Si sta bene e costa poco».


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